Non ho paura della morte.
Ho paura di una vita senza senso.
Ho sempre avvertito il bisogno inesauribile di essere utile.
Penso che l’inferno sarà popolato da persone che non avranno niente da fare per tutta l’eternità.
Durante il servizio militare fui assegnato al corpo “Genio guastatori”, uno di quelli più operativi dell’esercito italiano.
Gli ufficiali ci massacravano con marce interminabili e addestramenti specializzati nel trattare dinamite ed esplosivi: non avevamo davvero il tempo di annoiarci.
Ad un certo punto fui trasferito al Tribunale militare, ma prima di arrivarci passai un mese all’interno di una caserma specializzata in “logistica e trasmissioni”, dove eravamo abbandonati a noi stessi ed era un’impresa arrivare a sera con la sensazione di aver fatto qualcosa di sensato.
In quel posto mi resi conto di quanto potessero essere devastanti l’ozio e la noia: sembravamo dei morti viventi che si aggiravano nel cortile di un carcere disorientati e persi.
Quando arrivai al Tribunale militare scoprii poi che quasi tutte le notizie di suicidi di giovani in ferma temporanea che arrivavano ai giudici riguardavano militari che si trovavano in caserme dove non avevano nessun incarico da svolgere.
Mi è capitato spesso di visitare le tombe dei miei cari ed ogni volta che varco la soglia del cimitero rimango rapito dal misterioso fascino che promana da questo luogo. Qualche volta mi soffermo a leggere le date che contrassegnano la vita, talvolta molto breve, di quei volti, spesso sconosciuti, che mi scrutano quasi a voler mettermi in guardia da un esistenza inutile.
Qualche volta mi sono attardato a visitare le zone più antiche di quel sacro luogo, dove la polvere del tempo appena lascia intravedere il viso di quelle persone ormai vissute oltre un secolo fa e di cui forse nessuno più serba il ricordo.
E’ impressionante contemplare quei volti cercando ogni volta di intuire dai loro lineamenti la storia di una vita, probabilmente intessuta di amore e di dolore; una storia di anime che non potrà essere più raccontata da nessuno se non nell’eternità.
Comprendo, allora, che l’unica ragione per la quale siamo stati creati è imparare ad amare, poiché della nostra vita solo l’amore resterà.
Strano a dirlo, ma anche a me piace passeggiare per il cimitero. Ovviamente sono una persona sana di mente e c'è chi non capisce questa mia "attività".
RispondiEliminaCi vado quelle poche volte che torno al mio paese: vado a trovare i miei cari e poi faccio un giro. Mi fa pensare molto quel luogo.
Ciao Luigi, la tua sensibilità è davvero spiccata, entrare in un cimitero e non vedere le tombe ma la vita vissuta dalle persone che vi dimorano è straordinario!
RispondiEliminaBuon fine settimana!
@ Chiara: anche a me fa pensare molto; trovo che sia molto istruttivo e poi riconduce noi "vivi" ad una grande umiltà!
RispondiElimina@ Sciarada: perchè credo che ogni vita, anche quella apparentemente meno significativa, possieda qualcosa di cui possiamo fare tesoro.
Di cosa ho paura? Di tante cose, di tante cose davvero....cose a cui cerco di non pensare perchè tra le mie paure c'è quella dei miei pensieri, di quei pensieri che mi scrutano l'anima, che entrano nel mio profondo e dialogare con me stessa non è facile. Ho paura della morte, della mia ma soprattutto di quella degli altri, ho paura del buio, ma non il buio inteso come assenza di luce ma quel buio che arriva dalla solitudine, perchè tra le mie paure c'è quella di essere circondata da gente ma di sentirmi sola. E poi ho paura della paura perchè se la paura prende il sopravvento ci frena, non ci fa vedere la realtà per quello che è, ci blocca e ci fa compiere scelte sbagliate. Allora cerco di non pensarci e quando ho paura prego, egoisticamente prego.
RispondiEliminaGrazie per i tuoi post fanno sempre riflettere.
Un abbraccio.
cara Valentina: la preghiera è l'atto più conforme alla propria identità che una persona possa compiere, perchè presuppone la consapevolezza di non essere autosufficienti.
RispondiEliminaQuando manca questa consapevolezza allora sì che si deve aver paura davvero.
Grazie a te per la sensibilità!
Sorrido sulla storia dei cimiteri,perchè mia madre ne ha il terrore e se quando ci va non vede almeno 2 o 3 macchine parcheggiate,ritorna a casa...io invece amo andarci proprio quando non c'è nessuno...mi piace il suo silenzio...
RispondiEliminapoi per le paure ne riparliamo in un post perchè qui la storia è lunga :)
Grazie per queste riflessioni profonde che infondono speranza.
RispondiEliminaGrazie a te Costantino e buona Domenica!
RispondiEliminaGrazie Luigi, è vero che l'ozio ci fa molto mare, ed anche che siamo stati creati per amare. Buona domenica!
RispondiEliminaAnche a me piace visitare i cimiteri per pregare e sempre, come te, penso alle vite che si celano dietro a quelle facce e a quelle date spesso lontanissime nel tempo.
RispondiEliminaSì, l'amore è ciò che resterà di noi perché solo l'amore ha il potere di costruire.
L'ignavia, invece, ci rende uomini senza spina dorsale, inutili per noi stessi e per gli altri. E qui sulla Terra c'è MOLTO fa fare. Moltissimo.
Ciao Luigi.
Interessanti le tue parole, Luigi, ben accompagnate dalla musica di un gruppo che mi piace molto. I fari del video rischiarano la notte, sono un punto di riferimento fondamentale per i naviganti. Anche noi abbiamo bisogno di una luce che rischiari la nostra vita che altrimenti sarebbe buia, vuota, senza senso. Questo faro può essere l'amore. Anch'io ho un lighthouse come sfondo del mio desktop!
RispondiEliminaanche io combatto ogni giorno con la noia ... mi distrugge ... però è anche vero, che passare la propria vita senza uno scopo è peccato e Dio ti dice di provare a essere felice in ogni circostanza, perchè comunque che ci piaccia o no siamo costretti a conviverci.
RispondiEliminaSolo l'amore resterà...concordo Luigi.
RispondiEliminaAnche a me succede di pensare alla vita di quei volti, quando vado al cimitero, anche se ci vado molto poco.
RispondiEliminaVorrei credere che l'amore resterà, ma anche lui si spegne, finisce e quei volti che pure devono essere stati amati, sono ormai polvere, come l'amore che li ha circondati. Restano il ricordo e il dolore.
@ Eva: sai che in certi paesi del sud c'è la tradizione di andare al cimitero con pranzo al sacco e passare mezza giornata sui loculi a mangiare e conversare con parenti vivi e defunti, come se fosse una scampagnata...
RispondiElimina@ Mirta: come diceva qualcuno "speriamo che la morte ci colga vivi..."!
@ Sonia: hai usato la parola giusta, costruire; mi sta molto a cuore questa parola e mi ricorda una bellissima canzone di Niccolò Fabi, la conosci?
@ Ninfa: anch'io amo molto i King of Convenience: mi ricordano un altro mio grande amore, i Prefab Sprout, ed il video con i fari solitari è proprio bello!!!
@ Francesca: hai proprio ragione, la felicità del cielo sarà per coloro che sono riusciti ad essere felici sulla terra...
@ Stella: grazie per la sensibilità!
@ Ambra: l'amore non si spegnerà mai Ambra; la fede e la speranza cesseranno di fronte all'evidenza del cielo, ma l'Amore continuerà a nutrire i suoi figli eternamente...
Ti confesso che quando voglio trovare un pò di pace...mi piace camminare al cimitero...non lo so perchè Luigi, mi piace...e come se stessi più vicina a chi mi ha lasciato...
RispondiEliminaperò quando tornerai a Verona spero di incontrarti in un posto più allegro...
RispondiEliminaQuando visito un cimitero mi scopro a fare le tue stesse considerazioni, ma le conclusioni, nel mio caso, restano un affascinante mistero.
RispondiEliminala vita è tutta un mistero...
RispondiEliminaTrovare un senso e uno scopo è una delle missioni più difficili, ci possono volere anni solo per darsi un senso. Senza di esso il sano impegno si può trasformare in furore di fuga da se stessi
RispondiEliminadobbiamo anche essere disposti ad accettare che spesso non possiamo darcelo da soli un senso: possiamo soltanto cercarlo con umiltà...
RispondiEliminahai ragione...
RispondiEliminasono bellissimi questo posto ed anche quello precedente...
No, purtroppo non conosco questa canzone di Fabi.
RispondiEliminaCiao Luigi.
La paura della morte penso sia congenita nell'uomo, perché abbiamo la facoltà di renderci conto della nostra caducità.
RispondiEliminaOgnuno affronta questo terrore sacro come può (e c'è anche chi non ci pensa, vivendo come se fosse destinato a vivere per sempre... ma questo è un altro discorso).
Io non dico che non ho paura della morte perché non sarebbe vero: purtroppo è una paura che c'è, una debolezza umana che da parte mia sarebbe falso smentire. Però penso che ognuno di noi faccia parte della natura, che siamo destinati a tornare nel "tutto" che ci circonda e che questo forse non è poi così sbagliato. E' naturale e noi, mettendo da parte l'arroganza da "specie dominante", dobbiamo accettarlo.
Ciao, Luigi.
RispondiEliminaSono d'accordo con quanto hai espresso, e ti ringrazio di averlo scritto così bene.
Più vivo e più la morte mi pare naturale. Il timore che ne provo, più che una paura, è un'attesa a volte un po' ansiosa e disordinatamente curiosa di qualcosa che non conosco.
In quanto ai cimiteri, essi sono luoghi sacri, intrisi delle esistenze di chi vi abita, luoghi colmi di messaggi, dove la nostra anima ha possibilità di mostrarsi per ciò che è.
@ Titti: sei troppo buona!!!
RispondiElimina@ Ivy: è naturale ma sarà ugualmente sorprendente; oltre le nostre più fervide aspirazioni!!!
@ Rose: anche a me incuriosisce molto e confesso che ho un grande desiderio di scoprire cosa si è inventato questa volta l'Autore di tutto...
Scopro piacevolmente che abbiamo un sacco di cose in comune. Per esempio, anche a me piace leggere le lapidi, soprattutto nei cimiteri di montagna. Hanno un fascino particolare i cimiteri di montagna.Lì mi piace scoprire i cognomi del paese, immaginare come quelle vite si sono spente. chissà perchè poi...
RispondiEliminacredo che sia il desiderio di eternità che è inciso nella nostra anima...
RispondiEliminagrazie della sensibilità!
Il senso se cercato con affanno è pressocchè introvabile. Voglio vivere solo il momento presente, vivermelo meglio che posso, e poi... quel che viene, viene. Ciao Luigi!
RispondiEliminahai detto bene cara: vivere, non sopravvivere...
RispondiEliminaaNCH'IO NON HO PAURA DELLA MORTE. hO IMPARATO A NON AVERNE PIù DA QUANDO HO PERSO MIO PADRE, vent'anni fa e altre persone care, a me vicine. La morte fa parte della vita e...non ti nascondo che provo quasi curiosità per il "dopo".so che non mi sentirei sola! Non sto sragionando....è la prima volta che lo confesso pubblicamente.
RispondiEliminaForse perchè sei una persona sensibilissima e....napoletano come mio marito.
io ho paura della morte, forse è per esorcizzarla che non ho paura dei cimiteri ^_^
RispondiElimina@ Serenella: ne vedremo delle belle, cara, ne sono convinto anch'io!!!
RispondiElimina@ Federica: vedrai che non sarai sola in quel momento!!!
Buona serata
Grazie della visita ai miei mari: Anche le tue montagne sono belle. Condivido i contenuti del post. In assoluto, la frase finale.
RispondiEliminaOgni nostro passo lascia un segno tangibile del nostro passaggio. Saremo ricordati per ciò che abbiamo saputo dare. A volte mi accade di incontrare una persona che frequentava il mio ambiente di lavoro. Una settimana fà una signora con la quale ho lavorato in un bar ,più di 20 anni fà, nel mentre gli raccontavo di mia figlia che lavora nel settore ristorazione, mi ha detto " è nel suo DNA". Un complimento inaspettato che mi ha reso felice. Siamo ciò che facciamo .
RispondiEliminaBuona giornata.
Dandelìon