Ognuno ha le sue psicopatologie tipiche.
C'è chi parla da solo, tendenza questa molto sviluppata nel Veneto, ed in particolare a Verona, dove mi capita spesso di incontrare gente che lo fa, anche camminando per strada.
C'è chi soffre di narcisismo sfrenato e non riesce a fare a meno di stare al centro dell'attenzione.
C'è chi ha il terrore degli spazi aperti e chi soffre gli ambienti angusti.
Anch'io ho le mie buone patologie.
Per esempio soffro di allucinazioni acustiche.
Negli ultimi tempi il fenomeno si è un po' accentuato, causa halzaimer galoppante.
Mi capita sempre più spesso, infatti, di sentire la suoneria del telefono squillare anche quando nessuno mi chiama.
Sento chiamare il mio nome anche tra gente che non mi conosce, tant'è vero che qualche giorno fa ho sentito chiaramente qualcuno chiamarmi ed ho fatto finta di nulla, pensando si trattasse della solita allucinazione; questa volta però la voce era vera e la persona che mi chiamava mi ha chiesto se per caso ero diventato sordo.
Insegna la Treccani che l'allucinazione (dal latino alucinatio, derivato da alucinari, "vaneggiare, delirare") indica lo stato psichico in cui un individuo percepisce come reale ciò che è immaginario.
Nell'allucinazione l'Io non è in grado di controllare le delimitazioni di quanto appartiene al corpo, oppure colloca le sue percezioni al di fuori di esso: questo processo induce a vivere il corpo come staccato da sé, oppure a sentire la realtà esterna come interna al proprio corpo.
Attualmente, però, specialmente nell'ambito della psicopatologia antropologica più recente, si tende a collocare la persona allucinata non più soltanto in rapporto a sé stessa, ma piuttosto in rapporto all'altro e al mondo; si parla così di 'campo spaziale allucinatorio', nell'universo aperto nelle relazioni che si cerca di stabilire con il proprio ambiente, vicino e lontano.
In questa prospettiva, il dialogo allucinatorio assume anche una dimensione sociale, in quanto l'allucinato crede sempre di essere in relazione con altri.
Ma l'esperienza allucinatoria esige anche spazi diversi da quelli in cui essa appare, cosicché il soggetto allucinato sembra liberarsi dai limiti del mondo sensibile, slanciandosi verso un al di là spaziale, un 'oltre' le frontiere sensoriali, in una fallace moltiplicazione di specchi.
Cosa ne pensate? Devo farmi ricoverare?