lunedì 27 novembre 2017
mercoledì 8 novembre 2017
requiem
Non ho paura della morte.
Ho paura di una vita senza senso.
Ho sempre avvertito il bisogno inesauribile di essere utile.
Penso che l’inferno sarà popolato da persone che non avranno niente da fare per tutta l’eternità.
Durante il servizio militare fui assegnato al corpo “Genio guastatori”, uno di quelli più operativi dell’esercito italiano.
Gli
ufficiali ci massacravano con marce interminabili e addestramenti
specializzati nel trattare dinamite ed esplosivi: non avevamo davvero il
tempo di annoiarci.
Ad
un certo punto fui trasferito al Tribunale militare, ma prima di
arrivarci passai un mese all’interno di una caserma specializzata in
“logistica e trasmissioni”, dove eravamo abbandonati a noi stessi ed era
un’impresa arrivare a sera con la sensazione di aver fatto qualcosa di
sensato.
In
quel posto mi resi conto di quanto potessero essere devastanti l’ozio e
la noia: sembravamo dei morti viventi che si aggiravano nel cortile di
un carcere disorientati e persi.
Quando
arrivai al Tribunale militare scoprii poi che quasi tutte le notizie di
suicidi di giovani in ferma temporanea che arrivavano ai giudici
riguardavano militari che si trovavano in caserme dove non avevano
nessun incarico da svolgere.
Mi
è capitato spesso di visitare le tombe dei miei cari ed ogni volta che
varco la soglia del cimitero rimango rapito dal misterioso fascino che
promana da questo luogo.
Qualche volta mi soffermo a leggere le date che contrassegnano la vita, talvolta molto breve, di quei volti, spesso sconosciuti, che mi scrutano quasi a voler mettermi in guardia da un esistenza inutile.
Qualche volta mi soffermo a leggere le date che contrassegnano la vita, talvolta molto breve, di quei volti, spesso sconosciuti, che mi scrutano quasi a voler mettermi in guardia da un esistenza inutile.
Qualche
volta mi sono attardato a visitare le zone più antiche di quel sacro
luogo, dove la polvere del tempo appena lascia intravedere il viso di
quelle persone ormai vissute oltre un secolo fa e di cui forse nessuno
più serba il ricordo.
E’
impressionante contemplare quei volti cercando ogni volta di intuire
dai loro lineamenti la storia di una vita, probabilmente intessuta di
amore e di dolore; una storia di anime che non potrà essere più
raccontata da nessuno se non nell’eternità.
Comprendo,
allora, che l’unica ragione per la quale siamo stati creati è imparare
ad amare, poiché della nostra vita solo l’amore resterà.
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