mercoledì 8 novembre 2017

requiem

Non ho paura della morte.
Ho paura di una vita senza senso.
Ho sempre avvertito il bisogno inesauribile di essere utile.
Penso che l’inferno sarà popolato da persone che non avranno niente da fare per tutta l’eternità.
Durante il servizio militare fui assegnato al corpo “Genio guastatori”, uno di quelli più operativi dell’esercito italiano.
Gli ufficiali ci massacravano con marce interminabili e addestramenti specializzati nel trattare dinamite ed esplosivi: non avevamo davvero il tempo di annoiarci.
Ad un certo punto fui trasferito al Tribunale militare, ma prima di arrivarci passai un mese all’interno di una caserma specializzata in “logistica e trasmissioni”, dove eravamo abbandonati a noi stessi ed era un’impresa arrivare a sera con la sensazione di aver fatto qualcosa di sensato.
In quel posto mi resi conto di quanto potessero essere devastanti l’ozio e la noia: sembravamo dei morti viventi che si aggiravano nel cortile di un carcere disorientati e persi.
Quando arrivai al Tribunale militare scoprii poi che quasi tutte le notizie di suicidi di giovani in ferma temporanea che arrivavano ai giudici riguardavano militari che si trovavano in caserme dove non avevano nessun incarico da svolgere.
Mi è capitato spesso di visitare le tombe dei miei cari ed ogni volta che varco la soglia del cimitero rimango rapito dal misterioso fascino che promana da questo luogo.
Qualche volta mi soffermo a leggere le date che contrassegnano la vita, talvolta molto breve, di quei volti, spesso sconosciuti, che mi scrutano quasi a voler mettermi in guardia da un esistenza inutile.
Qualche volta mi sono attardato a visitare le zone più antiche di quel sacro luogo, dove la polvere del tempo appena lascia intravedere il viso di quelle persone ormai vissute oltre un secolo fa e di cui forse nessuno più serba il ricordo.
E’ impressionante contemplare quei volti cercando ogni volta di intuire dai loro lineamenti la storia di una vita, probabilmente intessuta di amore e di dolore; una storia di anime che non potrà essere più raccontata da nessuno se non nell’eternità.
Comprendo, allora, che l’unica ragione per la quale siamo stati creati è imparare ad amare, poiché della nostra vita solo l’amore resterà.