lunedì 26 marzo 2018

palloni gonfiati

Ciascuno di noi si illude di essere "qualcuno" in qualcosa o, perlomeno, "qualcosa" per qualcuno, e depone il proprio cuore in simili surrogati della felicità.
Vorremmo eccellere allora in qualche capacità fisica, intellettuale o morale, o almeno in qualche abilità tecnica, artistica o sportiva, e tutto per richiamare l'attenzione su di noi; per trovare un po' di quell'affetto capace di riempire il vuoto che ci disorienta.
"Soffriamo tutti di 'mancanza di essere'; uno dei bisogni più profondi dell'uomo è il bisogno di identità: ho bisogno di sapere chi sono, ho bisogno di esistere ai miei propri occhi e agli occhi degli altri.
Tutti nasciamo con una ferita profonda che viviamo come una mancanza, una mancanza di essere. A questa mancanza cercheremo di rimediare per compensazione: ogni essere umano cercherà così di costruirsi un'identità compensatoria, diversa dall'uno all'altro, a seconda della sua ferita.
Ognuno si fabbricherà dunque un 'ego', diverso dal 'sé' vero, come un grosso pallone che si gonfia" (Jacques Filippe, libertà interiore).
Siamo tutti dei palloni gonfiati; basta una piccola puntura di spillo per andare in mille pezzi!
Ma allora qual è, in definitiva, l'unica cosa che resta e che meriti di essere conservata della nostra identità?
L'amore è ciò che resta quando, al di là dei nostri fallimenti, delle nostre divisioni, delle parole cui sopravviviamo, sale dal fondo della notte come un canto appena udibile, la certezza che al di là dei disastri delle nostre biografie, al di là della gioia, della pena, della nascita, della morte, esiste uno spazio che niente minaccia, che niente ha mai messo in pericolo e che non corre alcun rischio di venire distrutto, uno spazio intatto, quello della capacità di amare e di essere amati, su cui è stato fondato il nostro essere.

venerdì 16 marzo 2018

Human

In fondo sono solo un essere umano
una manciata di fango vivificata dalla grazia
abbiate pazienza con me

venerdì 2 marzo 2018

Libera me, Domine

Líbera me, Dómine, de morte ætérna,
in díe ílla treménda:
Quándo caéli movéndi sunt et térra:
Dum véneris judicáre saéculum per ígnem. Trémens fáctus sum égo, et tímeo dum discússio vénerit, átque ventúra íra.
Quándo caéli movéndi sunt et térra:
Díes ílla, díes íræ calamitátis et misériæ,
díes mágna et amára válde,
Dum véneris judicáre saéculum per ígnem. Réquiem ætérnam dóna éis Dómine,
et lux perpétua lúceat eis.