mercoledì 29 gennaio 2014

Jesus blood never failed



"Nel 1971 mentre vivevo a Londra, stavo lavorando con un amico, Alan Power, intorno a un film sulla gente che viveva sulla strada nella zona attorno a Elephant and Castle e la stazione Waterloo.
Quando erano ripresi, alcuni si mettevano a cantare canzoni da ubriachi – qualche volta pezzi di opere, qualche volta ballate sentimentali – e uno di loro, uno che in realtà non beveva, cantò una canzone religiosa, “Jesus’ Blood Never Failed Me Yet” (il sangue di Gesù non mi ha mai tradito).
Questo pezzo alla fine non fu usato nel film e tutte le parti inutilizzate del nastro mi furono consegnate, compresa questa. Quando la suonai a casa, scoprii che il canto di quell’uomo era in tono col mio piano, e improvvisai un breve acccompagnamento.
Notai anche che la prima sezione della canzone – 13 battute in lunghezza – formava un efficace loop che si ripeteva in modo sottilmente imprevedibile.
Portai il nastro a Leicester, dove lavoravo nella Facoltà di Belle Arti, e copiai il loop in una bobina continua, pensando di aggiungerci magari un accompagnamento orchestrale.
La porta della sala di registrazione dava su una dei grandi laboratori di pittura e lasciai il nastro a copiare con la porta aperta mentre uscivo per un caffè. Tornando trovai la sala, che normalmente è molto animata, calma in modo innaturale.
La gente si muoveva molto più lentamente del solito e alcuni stavano seduti da soli, piangevano in silenzio.
Mi stupii, e poi mi accorsi che il nastro stava ancora suonando, e che tutti si erano commossi a sentire quell’uomo cantare.
Questo mi convinse del potere emotivo della musica e delle possibilità aperte con l’aggiunta di un semplice, anche se gradualmente in crescendo, accompagnamento orchestrale che rispetti la nobiltà e la fede semplice del vagabondo.
Sebbene sia morto prima di poter ascoltare quello che avevo composto con il suo canto, il pezzo rimane un’eloquente, anche se contenuta, testimonianza del suo spirito e del suo ottimismo".    Gavin Bryars

A questo punto Gavin decide di orchestrare il brano lasciando però sempre in ripetizione la stessa frase. “Jesus Blood never failed me yet, there's one thing I know, cause he loves me so...“, ed il suo arrangiamento si unisce delicatamente alla voce del barbone in un rispettoso crescendo, accostando ora i quartetti d’archi ora l’intera orchestra e verso la fine, prima di lasciare di nuovo la voce solitaria, se ne unisce un’altra, quella di Tom Waits.



venerdì 24 gennaio 2014

il peggio è passato

gennaio è sconfitto
ed il sole è tornato a splendere
in fondo la vita è più bella di quanto sembri...


venerdì 17 gennaio 2014

vulnerabile

Amare significa, in ogni caso essere vulnerabile.
Qualunque sia la cosa che vi è cara, il vostro cuore prima o poi avrà a soffrire per causa sua, e magari anche a spezzarsi.
Se volete avere la certezza che esso rimanga intatto, non donatelo a nessuno, nemmeno a un animale.
Proteggetelo avvolgendolo con cura in passatempi e piccoli lussi; evitate ogni tipo di coinvolgimento; chiudetelo col lucchetto nello scrigno, o nella bara, del vostro egoismo.
Ma in quello scrigno-al sicuro, nel buio, immobile, sotto vuoto-esso cambierà: non si spezzerà; diventerà infrangibile, impenetrabile, irredimibile.
L’alternativa al rischio di una tragedia, è la dannazione.
L’unico posto, oltre al cielo, dove potrete stare perfettamente al sicuro da tutti i pericoli e i turbamenti dell’amore è l’inferno. 
 
C. S. Lewis – I quattro Amori
 
Grazie Signore per avermi donato un cuore vulnerabile; custodiscilo nelle tue mani misericordiose, perchè non abbia mai a conoscere il gelo dell'indifferenza!!!