La scienza non ha restituito all'uomo il suo focolare perduto.
Certo, almeno in Occidente, siamo molto attrezzati.
Eppure vaghiamo, circondati da oggetti che si lasciano maneggiare, ma che non hanno nulla da dirci.
La nostra familiarità col mondo non è che una sottile pellicola tesa sulle cose: se si spezza ci precipita in una solitudine radicale.
Nel mondo che abbiamo costruito, siamo lontani dal sentirci a casa.
La vita è ridotta ad una sterile carrellata di emozioni, senza altro senso che l'angoscia di una sosta.
Le domande di fondo sono scomparse all'orizzonte.
Come siamo giunti a questa mostruosa insignificanza?
Come abbiamo potuto fuorviarci sino a questo punto?
Sembra qualcosa di così incomprensibile che l'unica soluzione, per vederci chiaro, è di rifare il cammino.
Provare a comprendere quel che è successo, seguendo l'itinerario dello smarrimento.
Perduti come siamo, sarebbe vano pretendere di indicare una via d'uscita.
Ma quando si spera di attraversare una foresta sarebbe meglio evitare di girare in tondo, e perciò è bene sapere da dove si viene, cercando di ritrovare i momenti in cui le cose si sono annodate.
E' solo a questo prezzo che hanno la possibilità di essere sciolte.
Oliver Rey, Itinerari dello smarrimento; edizioni Ares