Ciascuno ha l’amore che lo riguarda. Ogni volta che vado a Milano faccio una tappa alla Pinacoteca di Brera. Entro gratis, aureo privilegio concesso al giornalista. Conosco la Pinacoteca a memoria. Corro. Entro soltanto per un quadro. Sta nella sala più nobile, insieme a quadri ben più onorati: lo Sposalizio della Vergine di Raffaello e la ‘Pala Montefeltro’ di Piero della Francesca. Al confronto – lo dico da idiota, va da sé – con il ‘mio’ quadro, gli altri mi sembrano esercizi d’estasi estetica.
Cristo alla colonna di Bramante, assegnato al genio di Donato Bramante, commissione dell’Abbazia di Chiaravalle alla fine del Quattrocento – in Brera dicono che sia stato realizzato tra il 1487 e il 1490 – è l’opera più bella della pittura italiana e occidentale. Appena scritto, ammetto di aver scritto una cretinata – ma io, si sa, sono l’idiota che raccoglie le pietre intuendo la natura stellare, pigliandole per stelle. Non esistono classifiche nel genio. Diciamo che ognuno ha la propria indifendibile passione. Ecco, io amo il Cristo alla colonna di Bramante.
Davide Brullo, Pangea.news