venerdì 29 agosto 2014

il mio nome è Asher Lev

Chaim Potok è uno scrittore ebreo americano morto alcuni anni fa che nei suoi romanzi rivolge gran parte dell'attenzione a storie di bambini che diventano grandi e devono affrontare le scelte decisive della loro vita e, soprattutto, conflitti generazionali.
Tra i suoi libri più famosi ci sono Danny l'eletto (1967), La scelta di Reuven (1969), Il mio nome è Asher Lev (1972) e Il dono di Asher Lev (1990).
In quello che, secondo me, è il suo capolavoro (Il mio nome è Asher Lev) il piccolo Asher sente prepotentemente di possedere, attraverso un misterioso dono, la vocazione di pittore.
Nella sua comunità religiosa tuttavia la pittura è tollerata al massimo come arte decorativa, ma è considerata sostanzialmente un'attività pagana. Anche a scuola il bambino trova un'aperta ostilità, mentre il padre Arieh non capisce e non può condividere la vocazione del figlio: dopo aver tollerato nell'infanzia la sua passione per la pittura, comincia dunque ad osteggiarlo, rimproverandolo di perdere tempo o addirittura di dedicarsi ad una attività che viene "dall'altra parte", dal demonio.
La madre, per quanto le è possibile, cerca di mediare nei conflitti tra padre e figlio sempre più insistenti, ma la tensione diventa molto forte quando Asher comincerà a dipingere “crocifissioni”, modello che, pur riflettendo un tema classico con cui si misurano i pittori, rappresenta un soggetto massimamente detestato dagli ebrei.
Per di più il ragazzo diventa famoso con un quadro in cui addirittura giunge a mettere in croce sua madre, che ha visto soffrire per anni a causa dell’incomprensione tra il marito ed il figlio.
Quello che segue è il brano, per molti versi geniale, in cui Asher descrive perché ha dipinto la famosa “Crocifissione di Brooklyn”:

«Dipinsi in fretta, travolto da uno strano impeto di energia.
Per tutto il dolore che hai sofferto, mamma.
Per tutto il tormento dei tuoi anni passati e futuri, mamma.
Per tutta l’angoscia che questo quadro di dolore ti causerà.
Per l’inesprimibile mistero che mette al mondo padri e figli buoni e permette che una madre li veda azzannarsi.
Per il Padrone dell’Universo il cui mondo di sofferenza io non capisco. Per i sogni di terrore, per le notti d’attesa, per i ricordi di morte, per l’amore che ho per te, per tutte le cose che ricordo, per tutte le cose che dovrei ricordare ma che ho dimenticato;
per tutte queste cose ho creato questo quadro – io, un ebreo osservante che lavora su una crocifissione perché nella sua tradizione religiosa non esiste alcun modello estetico al quale far risalire un quadro di angoscia e di tormento estremi».

Sublime

mercoledì 13 agosto 2014

immersi in un mistero

Il destino dell’universo non è determinato da atomi e molecole: essi sono solo una piccola percentuale della sua composizione.
Negli ultimi decenni si è scoperto infatti che siamo immersi in un mistero:
esiste (ma non sappiamo che cos’è) una materia oscura, che tende a far restringere il cosmo per effetto della gravità.
E c’è anche un’altrettanto misteriosa energia oscura, che tende a farlo espandere sempre più rapidamente.
Materia ed energia oscura occupano insieme più del 90% dell'universo, ma non possono essere misurati direttamente: eppure la loro influenza è determinante per lo sviluppo del cosmo.
La "materia oscura" è il nome che gli scienziati danno alle particelle che esistono nell'universo ma che non possiamo vedere direttamente: un tempo veniva chiamata "massa mancante", poiché gli astronomi non riuscivano a trovarla in nessuna parte dello spettro elettromagnetico.
Questa materia sembra possedere una massa (e quindi generare attrazione gravitazionale), ma non sembra assorbire o emettere alcun tipo di radiazione elettromagnetica.
Poiché non possono inviarci segnali luminosi, grazie ai quali abbiamo appreso la maggior parte di quello che sappiamo sul cosmo, è molto difficile scoprire qualcosa sulla natura di queste misteriose particelle.
In realtà gli astronomi sospettano che la maggior parte della materia oscura non sia formata dall'ordinaria composizione di protoni e neutroni, ma da qualche forma di materia sconosciuta.
Anche il tentativo del razionalismo scientista di risolvere il mistero dell'essere pare dunque fallito.
La realtà è dunque ben più complessa di quanto tentano di farci credere i razionalisti e, per uno strano gioco del destino, sembra quasi che ad ogni scoperta riguardante l'universo si spalanchi un mistero più insondabile e meraviglioso.
Passano i secoli, le ideologie si alternano, ma sembra sempre più plausibile la dolorosa ammissione di Eliot: "Tutto il nostro sapere non fa che aumentare la nostra ignoranza".










venerdì 1 agosto 2014

miracoli necessari

Caro Solovine,
                   come sempre, mi ha fatto un gran piacere ricevere Sue notizie.
Per quanto riguarda le modifiche che mi ha proposto, sono pienamente d'accordo.Quanto a Carl Seelig, è persona dabbene. Ma, ahimé, prende un po' troppo sul serio il compito che si è assunto e in questo modo dà semplicemente fastidio a tutti.
Giudichi Lei ciò che è bene dirgli e passi pure sotto silenzio il resto (è sconveniente essere esibiti, dinanzi a un pubblico che si suppone neutrale, nella propria nudità). Prenda le Sue decisioni e me le comunichi. Non voglio infatti neanche direttamente immischiarmi in questa storia. Ad ogni modo in merito ad alcune richieste concrete gli ho già dato risposta.
E veniamo al punto interessante.
Lei trova strano che io consideri la comprensibilità della natura (per quanto siamo autorizzati a parlare di comprensibilità), come un miracolo o un eterno mistero.
Ebbene, ciò che ci dovremmo aspettare, a priori, è proprio un mondo caotico del tutto inaccessibile al pensiero.
Ci si potrebbe (di più, ci si dovrebbe) aspettare che il mondo sia governato da leggi soltanto nella misura in cui interveniamo con la nostra intelligenza ordinatrice: sarebbe un ordine simile a quello alfabetico, del dizionario, laddove il tipo d’ordine creato ad esempio dalla teoria della gravitazione di Newton ha tutt’altro carattere.
Anche se gli assiomi della teoria sono  imposti dall'uomo, il successo di una tale costruzione presuppone un alto grado  d’ordine del mondo oggettivo, e cioè un qualcosa che, a priori, non si è per nulla autorizzati ad attendersi.
È  questo il “miracolo” che vieppiù si rafforza con lo sviluppo delle nostre conoscenze.
È qui che si trova il punto debole dei positivisti e degli atei di professione, felici solo perché hanno la coscienza di avere, con pieno successo, spogliato il mondo non solo da Dio, ma anche dei miracoli. 
Il fatto curioso è che noi dobbiamo accontentarci di riconoscere "il miracolo" senza che ci sia una via legittima per andare oltre.
Dico questo perché Lei non creda che io – fiaccato dall'età – sia ormai facile preda dei preti.
Noi qui, tutti bene: anche Margot che, grazie all'operazione, ha ripreso vigore. Ho trovato, nella derivazione della teoria del campo non simmetrico, un complemento importante che determina a priori le equazioni generali del campo nello stesso modo in cui il semplice principio di relatività determinava le equazioni della gravitazione.
Cari saluti a tutti voi,
Suo
A. Einstein
p.s. Non vado più in Europa, per non essere inutilmente al centro di pagliacciate. E poi, siamo talmente pressati da ogni parte, oggi, che non vi è proprio la necessità di rincorrere gli eventi.
Lettera di Einstein a Maurice Solovine (1952)