Guai alle persone per le quali
un amore umano diventa l'unica ragione della vita: non esiste errore più
pericoloso ed ineluttabile.
I femminicidi non c'entrano
nulla con la violenza di genere o il maschilismo patriarcale, pertanto è
assolutamente inutile fare delle leggi che tengano gli uomini lontani
dalle donne.
L'istinto ad uccidere del
maschio nasce dall'idolatria dell'amore senza Dio, che fa precipitare gli
uomini in un inferno istintuale.
Quando il cielo si svuota di
Dio, la terra si riempie di idoli, allora ognuno si crea il proprio dio, come
fine ultimo della propria vita, e questo dio, che spesso viene identificato con
un "amore" umano, che sia un uomo o una donna o un figlio, finisce
per renderlo schiavo, creando una dipendenza simile a quella che genera l'uso
di droghe: allora la crisi di astinenza rende persino capaci di uccidere pur di
procurarsi una dose di quell' "amore" su cui si è investita l'intera
esistenza.
Abbiamo creato un mondo in cui
l'amore è basato unicamente sul sentimentalismo più banale e sulla
"prestazione" che si è in grado di fornire, un rapporto a tempo
determinato che dura fino a quando qualche prestazione si è capaci di
fornirla: un amore perciò che non ha nulla a che vedere con l'amore autentico
che invece richiede di amare l'altro per ciò che è non per quello che riesce a
darmi.
La società contemporanea,
avendo perso Dio, è per questo soffocata dall'idolatria, come rilevava
acutamente anche un pensatore laico come Pasolini: "Come
polli d’allevamento, gli italiani hanno subito assorbito la
nuova ideologia irreligiosa del
potere: tale è la forza di attrazione e di convinzione della nuova qualità
di vita che il potere promette, e tale è, insieme, la forza degli strumenti di
comunicazione (specie la televisione) di cui il potere dispone. Come polli
d’allevamento, gli italiani hanno accettato la nuova sacralità, non
nominata, della merce e del suo
consumo. In questo contesto, i nostri vecchi argomenti di
laici, illuministi, razionalisti, non solo sono spuntati e inutili, ma,
anzi, fanno il gioco del potere. Dire
che la vita non è sacra è fare un immenso favore ai potenti".
Questa
desacralizzazione della vita, iniziata con la legittimazione dell'aborto, che
ha condotto all'utero in affitto e presto condurrà all'eutanasia, arriva a
sacralizzare qualunque cosa mi arrechi un minimo di benessere, necessariamente
fugace e futile: così anche l'amore viene ridotto a merce da consumare.
Il problema, pertanto, non si risolverà mai con delle leggi restrittive della libertà personale, ma soltanto restituendo all'amore e alla vita il valore sacro che meritano.