domenica 29 maggio 2011

la musica nel cuore

...non bisogna fare altro che aprire l'anima

non bisogna fare altro che ascoltare...

domenica 22 maggio 2011

la prima volta

La prima volta che ho manifestato i miei sentimenti ad una ragazza ho dato vita ad una scena veramente tragicomica.
Volevo dirle semplicemente: “io ti voglio bene” ! Ed invece per circa mezz’ora non fui capace di dire nient’altro che “vedi io…., il fatto è che io…., io….., io……”; niente, non mi veniva fuori la frase.
Era come se pronunciare quelle parole richiedesse una profonda trasformazione del mio carattere, cosa che non ero ancora in grado di affrontare: per pronunciarle dovevo uscire da me stesso e la cosa mi costava un’enorme fatica.
Ad un certo punto mi sembrò che la ragazza avesse compreso e, cercando di evitare quel sacrificio, le dissi che sicuramente lei aveva già capito quanto stavo per dirle, ma lei rispose di no, che non ne aveva la più pallida idea; in questi casi le donne - non ho mai capito se per ingenuità o per inconsapevole malizia - sanno essere a volte molto crudeli.
Alla fine, dopo grandi dolori di stomaco, riuscii a pronunciare la frase e l’effetto che ebbe fu davvero molto romantico: ricordo ancora gli occhi colmi di meraviglia della malcapitata che accolse le mie parole con vera sorpresa.
Sperimentai, allora, una sensazione strana: fu come se una volta pronunciata quella frase i miei sentimenti avessero perso quell’autenticità che avevano quando erano ancora nascosti dentro di me. Come se una volta tirate fuori le mie sensazioni esse già non mi appartenessero più.
Il cuore dell’uomo è veramente un mistero...

domenica 15 maggio 2011

una ragazza normale

Ho conosciuto Cristina un mese fa: entrando in una Chiesa mi ha colpito il suo sorriso dolce e paziente.
Ho scoperto poi che è nata il 18 agosto 1969.
Da ragazza ha frequentato assiduamente l’oratorio della parrocchia Sacra Famiglia in Cinisello Balsamo, dove si è impegnata come catechista e animatrice. Dopo il liceo linguistico, si è iscritta alla facoltà di lingue presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Il 2 febbraio 1991 ha sposato Carlo Mocellin e si è trasferita a Carpanè in provincia di Vicenza; a dicembre è nato Francesco, a luglio del 1993 Lucia ed un anno dopo Riccardo.
Durante la terza gravidanza è ricomparso il tumore, di cui Cristina aveva già sofferto a 18 anni.
D'accordo con Carlo, Cristina ha deciso di sottoporsi solo alle cure mediche che non avrebbero messo a rischio la vita di Riccardo.
La malattia si è aggravata fino al 22 ottobre 1995, quando Dio Padre l'ha chiamata a sé. Un mese prima aveva scritto una lettera molto toccante al neonato figlio Riccardo:
"Caro Riccardo, tu devi sapere che non sei qui per caso. Il Signore ha voluto che tu nascessi nonostante tutti i problemi che c’erano. Papà e mamma, puoi ben capire, non erano molto contenti all’idea di aspettare un altro bambino, visto che Francesco e Lucia erano molto piccoli. Ma quando abbiamo saputo che c’eri, t’abbiamo amato e voluto con tutte le nostre forze. Ricordo il giorno in cui il dottore mi disse che diagnosticava ancora un tumore. La mia reazione fu quella di ripetere più volte: sono incinta!, sono incinta! Ma io dottore sono incinta! Per far fronte alle paure di quel momento ci venne data una forza smisurata di volontà di averti. Mi opposi con tutte le forze a rinunciare a te, tanto che il medico capì già tutto e non aggiunse altro. Riccardo sei un dono per noi. Fu quella sera in macchina di ritorno dall’ospedale, che ti muovesti per la prima volta. Sembrava che mi dicessi ‹‹grazie mamma che mi vuoi bene!›› E come potevamo non volertene? Tu sei prezioso e quando ti guardo e ti vedo così bello, vispo, simpatico, penso che non c’è sofferenza al mondo che non valga la pena di sopportare per un figlio”.

Qualcosa mi dice adesso che ho una nuova amica...

sabato 7 maggio 2011

martedì 3 maggio 2011

voce che inganna

E’ una di quelle poche persone al mondo che non può permettersi di dare prova che esiste, dal momento che la stessa prova dimostrerebbe l’esistenza del suo principale avversario.
Ha bisogno perciò di nascondersi con l’unico intento di nascondere Dio altrimenti non ha nessuna speranza di vincere.
Per questo non accetta mai lo scontro frontale ma invia i suoi emissari, cercando di fare terra bruciata delle speranze sulle quali riposa il cuore dell’uomo.
Soltanto quando il tempo che gli rimane comincia ad assottigliarsi allora decide di rischiare di essere riconosciuto, insinuando nella mente il sospetto del nulla.
“La tua vita sta andando incontro al nulla”, sussurra all’intelligenza.
Non c’era nulla prima; non ci sarà nulla dopo.
Siete tutti figli del niente.
Ma lui per primo ha sempre saputo che non è così: chi meglio di lui può saperlo?
Ecco allora che comincia a mostrarsi diverso da quello che è, sempre pronto a capovolgere la realtà: pieno di affettuose premure per sostenere il cuore dell’uomo con surrogati della speranza:
“venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io riempirò il vuoto della vostra anima con la felicità già su questa terra.
Smettete di soffrire e cominciate a godere; godete durante il giorno e godete durante la notte.
Cancellate dalla vostra vita tutto ciò che vi fa soffrire e cercate solo quello che vi fa godere. Fate di ogni minuto della vostra giornata un godimento e non sarete più soli”.
Quante volte anche noi ci comportiamo così, cercando di apparire diversi, sempre migliori, di quello che siamo, e non ci accorgiamo che stiamo facendo il gioco del nemico.
Ma è poi così imbarazzante mostrare la nostra vera faccia?