In una lettera al fratello Theo, Vincent Van Gogh descrive l'angoscia che prova il pittore di fronte alla tela bianca.
Si tratta di uno stato d'animo comune a molti artisti: richiama, infatti, l'angoscia dello scrittore davanti al foglio bianco; quella del musicista di fronte al silenzio, quella dello scultore di fronte ad un blocco di marmo informe.
Al riguardo, si racconta che il pittore veneziano Emilio Vedova, quando i suoi allievi rimanevano paralizzati di fronte alla tela bianca, passasse con una scopa ed un secchio pieno di colori e tracciasse una striscia a caso sulla tela per stimolare i giovani a "rompere gli schemi" nei quali erano ingabbiati.
Questo gesto, a giudizio dello psicoterapeuta Massimo Recalcati, che lo rievoca, serviva a dare avvio al processo creativo, che suppone sempre un superamento degli schemi tradizionali.
Per superare l'angoscia della creazione, allora, sembrerebbe necessario dimenticarsi di tutti gli artisti precedenti e provare a guardare il mondo con occhi nuovi.
In effetti, è proprio quello che hanno fatto i grandi innovatori: il loro sguardo sul mondo è stato sempre di una originalità senza precedenti.
Nel processo creativo la tecnica non basta.
C'è bisogno di qualcosa in più: la manifestazione della propria interiorità, che è sempre unica e originale.
L'arte nasce sempre da questo nucleo profondo ed originale che fa di ogni uomo un soggetto unico e diverso da ogni altro e rende possibile generare uno sguardo nuovo sul mondo.
Il modo migliore per spiegare la vita è raccontare sé stessi.