martedì 4 dicembre 2018

non preoccupatevi

C'e' una frase del Vangelo che mi ha sempre affascinato: “non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena”; Mt. 6,24.
La nuova traduzione è ancora più incoraggiante: "...perché il domani si preoccuperà di se stesso".
Vivere il presente senza preoccuparsi troppo del futuro può rendere notevolmente più gradevole una vita in cui troppe sono le preoccupazioni inutili che spesso ci tolgono la serenità per pensare alle cose che veramente contano.
La maggior parte delle nostre preoccupazioni per il futuro non ha ragion d’essere.
Molti problemi che ci assillano non arriveranno mai sul nostro tavolo poiché, se riusciamo a mettere ordine nelle preoccupazioni, e li affrontiamo a tempo debito, si risolveranno da soli.
Ad una mamma che aveva osato avere nove figli, una donna domandò in tono di rimprovero: “ma come ha fatto signora ad avere tutti questi figli?”. “Uno alla volta” rispose saggiamente la prima.
Se cerchiamo di risolvere i problemi uno alla volta ne guadagneremo tanto in serenità e riusciremo a trovare tempo prezioso per pensare a tante altre cose che ci stanno a cuore.
Nel lavoro, poi, l’ordine nelle preoccupazioni è fondamentale per sopravvivere: se, infatti, abbiamo sulla scrivania tutte le pratiche da sbrigare per i prossimi dodici mesi, facilmente ci faremo prendere dall’angoscia; viceversa, se tiriamo fuori un fascicolo alla volta, quello più urgente, lavoreremo con molta più tranquillità e ci accorgeremo che molte di quelle pratiche che tanto ci spaventavano, se le esaminiamo a tempo debito, perderanno gran parte della difficoltà che ci incuteva tanto timore.
E non si tratta di essere imprevidenti, ma semplicemente di evitare le preoccupazioni inutili, in un tempo in cui la stragrande maggioranza delle persone è angosciata dai segni dei tempi, che lasciano presagire un futuro pieno di incertezze e catastrofi.
Quanto è importante allora credere davvero che "il domani si preoccuperà di se stesso" ed è inutile che perdiamo la pace oggi per quello che forse accadrà domani, perché "a ciascun giorno basta la sua pena".

lunedì 5 novembre 2018

l'infinito umano

Qualche giorno fa una persona a cui sono molto legato, e grato perché mi conosce in profondità, mi ha ricordato il mio nome segreto, descritto in questo luogo e spiegato meglio poco dopo.
Mi sono chiesto, allora, cosa è cambiato da allora.
Gli anni trascorsi hanno modificato o no la mia percezione del mondo, della vita e di me stesso?
Qualcosa è cambiato.
Oggi ho una maggiore consapevolezza del fatto che la chiave per aprire la porta esiste ed è reale, anche se riesco ad intravederne soltanto i contorni.
L'infinita ricerca perciò continua, perché la solitudine immensa permane.
Ho imparato a guardarla in faccia però. E a darle un nome.
Adesso mi conosco meglio e so che non posso fidarmi di me stesso.
la mia intima essenza è la miseria: sono solo una manciata di fango.
Vivificata dalla Grazia però.
E sento spesso risuonare in me le parole rivolte alla Maddalena accanto al sepolcro vuoto: perché piangi? Cosa cerchi?
Sono qui, davanti a te, perché non riesci a vedermi? Io non ti ho mai abbandonato.
Cosa cerco, allora, veramente?
La risposta può essere semplice o molto complicata.
Cerco Qualcuno capace di riempire il vuoto che sento nell'anima, che è talmente profondo che nessuna creatura umana, nessun anelito terreno, nessun bene presente nel mondo può colmare.
E' una disgrazia o una grazia?
questa è la vera domanda.
L'infinito umano è tutto qui.


venerdì 26 ottobre 2018

true love waits

L'amore vero sa attendere
perché la vita è attesa
febbrile, paziente, snervante attesa
e cosa attendiamo se non l'Amore
capace di incendiare il nostro cuore?


sabato 20 ottobre 2018

Eroismi

L'eroismo di un uomo è l'atto improvviso che si presenta e che non da' tempo alla carne di mettere avanti le sue voci pavide.
L'eroismo di un uomo ha sempre, anche se egli non se ne accorge, due grucce: l'impulsività del carattere e il desiderio della lode.
L'eroismo del santo, invece, non è un atto improvviso: è la vita.
Tutta la vita.
Da mattina a sera. Da sera a mattina. Da un mese all'altro. Da un anno all'altro.
Per il caldo, per il freddo, per il lavoro, per il prossimo, per il riposo, per il dolore, per le malattie, per la povertà, per i lutti, per le offese.
Una collana della quale ogni minuto è una perla aggiunta.
Una perla che si è formata con le lacrime, la pazienza, la fatica.
Non scende dal Cielo questo eroismo, come una manna.
Deve nascere in voi.
In voi soli.
Il Cielo non vi dà più che non dia a tutti.
Non è aiutato dal mondo.
Anzi il mondo lo combatte e ostacola in tutti i modi.
Vero è che il suo combattere è il miglior coefficiente di formazione, perché sopportare il mondo con pazienza e amarlo per l'odio che vi dà è il nucleo principale di questo eroismo;
intorno ad esso si uniscono cellule di pazienza nella fame, sete, freddo, caldo, notti senza riposo, malattie, povertà, lutti.
Ma la cosa più importante è sempre sopportare il mondo e amarlo di amore soprannaturale.

Maria Valtorta, Diari.

sabato 13 ottobre 2018

Amanda


«Quel giorno in ospedale medici e infermieri ci facevano le condoglianze prima ancora che nostra figlia nascesse», ricorda Alberto Tagliaferro, marito di Vanna Pironato e papà di Riccardo e Amanda, la bambina di Verona venuta al mondo viva nonostante il parere dei medici.
I dottori da tempo erano stati chiari con i genitori: «Abortite, non ci sono speranze di sopravvivenza per questo feto».

Ma i due non si erano dati per vinti e su suggerimento di un’amica e di un dottore, già da tempo si recavano al santuario delle Grazie di Brescia per pregare papa Montini.
Mesi di speranze premiate il 25 dicembre 2014 con la nascita all’ospedale di Borgo Roma di Amanda.
Una volta nata, Amanda ha avuto bisogno della scienza per crescere in salute.
Settimane e settimane di terapia intensiva e cure di medici e infermieri fino all’11 aprile 2015, quando dopo quattro mesi, la piccola è stata dimessa in piena salute.
Proprio per tale miracolo Paolo VI sarà canonizzato domani in piazza san Pietro, alla presenza di Amanda, Riccardo e i suoi genitori.




martedì 2 ottobre 2018

messaggeri di luce

R: è diventato così faticoso amare qualcuno che scappa da noi con il cuore sempre più indurito, perché ci evitano sempre di più gli uomini?
C: perché abbiamo un nemico potente; gli uomini credono al mondo molto più che a noi.
R: E per potergli credere molto di più si sono creati un'immagine di ogni cosa. Con le immagini pensano di potersi liberare delle loro angosce, pensano di aver realizzato le loro speranze, appagato i loro piaceri, placato i loro desideri.
C: Gli uomini non hanno assoggettato la terra, ne sono divenati sudditi.
R: Ti ricordi, com'era facile un tempo? Siamo apparsi a loro e abbiamo instillato parole nei loro cuori, potevamo dire "non avere paura, perché io ti annuncio..." 
C: In un periodo in cui eravamo le uniche voci... oggi agli uomini vengono annunciate, giorno dopo giorno, nuove bugie, sempre più violente, volgari, pressanti, che li rendono insensibili e incapaci di dare ascolto al nostro messaggio.
R: Ma il cuore di questa gente è sprangato, i loro occhi sono serrati, e le loro orecchie odono a fatica, affinché non vedano con gli occhi, non ascoltino con le orecchie, e non comprendano con il cuore. 
C: Come vorrei essere per una volta uno di loro, vedere con i loro occhi, ascoltare con le loro orecchie, e decifrare come vivono il tempo, e subiscono la morte, come sentono l'amore e percepiscono il mondo, essere uno di loro per diventare un più luminoso messaggero di luce in questa epoca buia. 

lunedì 10 settembre 2018

la piccola via

Talvolta la sacra scrittura ci mette in crisi, quasi sfidandoci a trovare un significato più profondo di quello che le parole sembrerebbero suggerire.
Prendete questa frase:
"Il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono"; (Matteo 11,12).
Sembrerebbe che il Paradiso possa essere conquistato solo con la spada e il sangue, da persone prepotenti e irascibili.
Guardando la vita dei santi, tuttavia, si coglie come quella violenza di cui parla Gesù possa essere solo quella che viene talora definita come “santa violenza” ed è praticata da coloro che sono “violenti” verso sé stessi, ingaggiando una dura battaglia ascetica contro le proprie cattive inclinazioni e le seduzioni del male.
Al riguardo, non vi parlerò di Francesco che si tuffa nel roveto per respingere una tentazione particolarmente insidiosa; e nemmeno di Caterina che arriva a bere il liquido purulento di una piaga per vincere il ribrezzo che prova nel curare un'anziana malata, ingrata e capricciosa.
Questi sono esempi molto lontani dalla nostra sensibilità "moderna".
Vi parlerò invece della piccola Teresa, che è diventata una grande santa cercando di "ricamare" di amore di Dio le piccole cose della vita quotidiana; anche a lei tocca di assistire una suora anziana, ingrata e capricciosa, ma impara a reagire sempre con un sorriso ai rimproveri; con un gesto di gratitudine alle offese e con un atto di umiltà ai giudizi malevoli nei suoi confronti.
Teresina è la santa "moderna" che possiamo imitare, perchè chi cerca di unirsi a Dio con piccoli atti d'amore quotidiani, che nessuno nota, non è meno santo di chi compie gesta eroiche ed eclatanti.
Di Teresa abbiamo anche delle foto che colpiscono per la loro espressività: ve ne propongo tre, che manifestano la maturazione della sua anima attraverso il cammino delle piccole cose.
L'ultima è impressionante, perchè ci mostra uno sguardo che vale più di mille parole; l'epressione di quel viso manifesta in maniera sorprendente la statura spirituale di una ragazza che è passata dalla spensieratezza dell'età infantile alla maturità di un'anima che si è forgiata attraverso il fuoco dell'amore di Dio.
 



martedì 28 agosto 2018

la luce esiste

In tempi prosperi, tranquilli e in ascesa, ci si può permettere il lusso di crogiolarsi in un malinconico pessimismo esistenziale… e diosolosa quanto questa sarebbe la mia condizione ideale! – ma in tempi incerti, in discesa e insicuri, il vero lusso è non lasciarsi intrappolare dal negativo e trovare motivi per un ottimismo realista che apra bene gli occhi su ciò che di buono esiste.
E questo lusso lo cerco e lo coltivo. Mi costa fatica, ma perseguo l’idea che la vita è bella. Sorrido e distolgo la mente dal nero diffuso: è un vero e proprio esercizio, che compio con ordine e diligenza; a volte non riesce, ma ricomincio.
Il nero esiste, non lo dimentico, però ho letto che è così non perché la luce non esiste, ma perché viene trattenuta e non raggiunge l’occhio… dunque ecco già una buona notizia: la luce esiste!
C’è chi dice che la civiltà occidentale stia per concludere la sua parabola: forse sì e quindi i tempi sono incerti e insicuri, siamo in discesa dunque; ma cerco di non rotolare a velocità elevata senza opporre resistenza…
È faticoso. Ma mi merito di non subire questo tramonto di civiltà piuttosto amaro.
Mi merito di vedere tutto il bello e il bene e il buono che c’è. Mi merito di non essere sopraffatta dal rancore, dalla cattiveria, dal cinismo, dalla paura, dalla superficialità, dall’inutilità."

Questo splendido post è tratto dal blog: ognigiornotuttigiorni.wordpress.com/2018/08/14/esercitarsi/

sabato 28 luglio 2018

Desiderare il bene degli altri

Che cos'è la benevolenza?
La filosofia ha risposto così:
delectatio in felicitate alterius.
Rallegrarsi della felicità di un altra persona.
Bellissimo concetto. Ma mi domando, questo è possibile?
Non ritiene piuttosto la mentalità comune che la felicità dipenda da quello che riceviamo e non da ciò che siamo capaci di dare?
E' pertanto possibile rallegrarsi della felicità di un altro?
Gesù ci rassicura su questo tema: "c'è più gioia nel dare che nel ricevere"; Atti, 20,35, e l'apostolo Paolo afferma "Dio ama chi dona con gioia".
La benevolenza libera l'essere umano dall'autoreferenzialità dei propri istinti.
Riuscire ad amare qualcuno per se stesso, non per la soddisfazione che egli mi da, è specifico dell'essere umano.
Il bene oggettivo che riesco a causare con le mie azioni può diventare realmente il centro della mia felicità.
La benevolenza, perciò, ha come conseguenza la piena realizzazione di me stesso come persona; lo sviluppo, cioè, di quella potenzialità che è specifica della persona umana, e che ci consente di amare ed essere amati per se stessi. 

 Joachìn Navarro Valls
 

lunedì 9 luglio 2018

Maria Maddalena

Abbiamo la terribile capacità di abituarci a ricevere ogni giorno uno dei doni più preziosi che esistono al mondo.
"Considera ciò che di più bello e di più grande c'è sulla terra..., ciò che piace all'intelletto e alle altre facoltà..., e ciò che è godimento della carne e dei sensi...
Considera il mondo, e gli altri mondi che brillano nella notte: tutto l'Universo.

Ebbene, tutto ciò, unito a tutte le follie del cuore soddisfatte..., non vale niente, è niente e meno di niente, a confronto di questo Dio, mio! —tuo!—, tesoro infinito, perla preziosissima, umiliato, fatto schiavo, annichilito in forma di servo nella grotta dove volle nascere, nella bottega di Giuseppe, nella Passione e nella morte ignominiosa... e nella pazzia d'Amore della Santa Eucaristia"; Josemaria Escrivà, Cammino, punto 432.
Tutto questo Maria Maddalena l'aveva compreso molto bene e perciò piange inconsolabilmente quando si reca al sepolcro e lo trova vuoto.
In quel pianto mi identifico spesso, quando ho la sensazione di non riuscire ad amare mai con la passione che serve a spazzare via una volta per tutte la tendenza ad  abituarmi a stare a contatto ogni giorno con l'Inconcepibile. 



venerdì 22 giugno 2018

un uomo per tutte le stagioni

Non so se qualcuno di voi ha mai visto il film, splendido, che da il titolo a questo post.
Racconta la storia di un avvocato e uomo politico inglese che la Chiesa ricorda oggi come santo.
Quando ancora godeva del pieno favore del Re Enrico VIII, Thomas More iniziò un trattato su morte, giudizio, Inferno, Paradiso. 
L’opera espone dettagliatamente una decisione che l’autore registrò a margine del suo libro: «Far in modo che la morte non mi sia straniera», e per il suo epitaffio, che stilò all’indomani delle sue dimissioni, scrisse: «Perch’io non tremi quando la morte s’avvicina, ma l’accolga gentilmente per amore del Cristo, fiducioso che per lui non sarà vera morte, ma la porta di una vita più felice».
Pur non essendo un santo popolare, l’avvocato londinese More, gran cancelliere d’Inghilterra, che versò il proprio sangue per l’unità romana della Chiesa contro le velleità divorziste di Enrico VIII, è una celebrità mondiale. 

Canonizzato nel 1935 da Pio XI insieme all’amico Cardinale John Fisher, decapitato quindici giorni prima di More, nel 2000 venne dichiarato patrono degli statisti e dei politici cattolici da Giovanni Paolo II.
Famose le sue beatitudini ricche di humor tipicamente inglese:


"Beati quelli che sanno ridere di se stessi, perché non finiranno mai di divertirsi.
Beati quelli che sanno distinguere una montagna da un ciottolo, perché eviteranno molti fastidi.
Beati quelli che sanno riposare e dormire senza trovare scuse: diventeranno saggi.
Beati quelli che sanno ascoltare e tacere: impareranno cose nuove.
Beati quelli che sono abbastanza intelligenti per non prendersi sul serio: saranno apprezzati dai loro vicini.
Beati quelli che sono attenti alle esigenze degli altri, senza sentirsi indispensabili: saranno dispensatori di gioia.
Beati sarete voi se saprete guardare seriamente le cose piccole e tranquillamente le cose importanti: andrete lontano nella vita.
Beati voi se saprete apprezzare un sorriso e dimenticare uno sgarbo: il vostro cammino sarà pieno di sole.
Beati voi se saprete interpretare sempre con benevolenza gli atteggiamenti degli altri, anche contro le apparenze: sarete presi per ingenui, ma questo è il prezzo della Carità.
Beati quelli che pensano prima di agire e che pregano prima di pensare: eviteranno tante stupidaggini.
Beati soprattutto voi che saprete riconoscere il Signore in tutti coloro che vi incontrano: avrete trovato la vera luce e la vera sapienza".


 

mercoledì 30 maggio 2018

la porta della felicità

La porta della felicità si apre solo verso l'esterno: chi tenta di forzarla in senso contrario finisce col chiuderla ancora di più.                  Viktor Frankl
Mi ha sempre affascinato questa frase, anche se il senso può sembrare forse oscuro.
Qualcuno l'ha interpretata nel senso che soltanto quando ci dimentichiamo di noi stessi e cominciamo a pensare agli altri incontriamo qualcosa di simile alla felicità. 
Secondo me significa anche che siamo chiusi dentro.
La porta della felicità è chiusa a chiave dall'esterno e per quanto ci agitiamo non saremo mai in grado di aprirla da soli.
Abbiamo bisogno di un Altro che dall'esterno giri la chiave e ci faccia uscire.
La felicità può essere soltanto un dono: non siamo in grado di conquistarcela con le nostre mani.


lunedì 21 maggio 2018

luce e tenebre

Perchè ora è a Te solo che posso parlare; nessun altro mi capirà.
Non posso portare altri di questa terra sulla nube dove vivo nella Tua luce: nelle Tue tenebre, dove sono umiliato e sperduto.
A nessuno posso spiegare l'angoscia che è la Tua gioia; la perdita che è il possesso di Te; la distanza da tutte le cose che significa l'arrivo in Te; la morte che è la rinascita in Te, perchè neppure io ne so nulla.
So soltanto che vorrei tutto fosse finito, vorrei tutto fosse incominciato.
Tu hai contraddetto ogni cosa: mi hai lasciato nella terra di nessuno.
Mi hai fatto camminare tutto il giorno sotto questi alberi sussurrandomi continuamente: "Solitudine".
Mi hai detto: "lascia ogni cosa e seguimi" e mi hai gettato addosso tutto il mondo.

Thomas Merton, La montagna dalle sette balze


lunedì 14 maggio 2018

la croce fiorita

l'altro giorno sono entrato per caso in una chiesa: all'ingresso mi ha catturato l'immagine di una ragazza stampata su un volantino che invitava alla presentazione di un libro.
Mi hanno colpito i suoi occhi profondi e il suo sguardo aperto sull'infinito.
Ho preso il volantino e, soltanto oggi, ho cercato la storia che sta dietro quello sguardo.
Ho trovato questo video che la sintetizza in 7 imperdibili minuti.

venerdì 20 aprile 2018

gratitudine che rigenera

Riesci a essere grato per ogni cosa nella tua vita? Intendo dire, in ogni circostanza, situazione o persona che ti mettono in difficoltà o in sfida?
La gratitudine non è frutto delle circostanze, non è un sentimento valido solo quando tutto funziona alla grande.
Essere grati è un modo di vedere il mondo, la tua realtà, la vita stessa.
Questo accade a chi vive nella gratitudine autentica e ha compreso il vero potere di un atteggiamento grato.
Riesci a essere grato veramente per tutte le volte che le cose non vanno come vorresti o come ti saresti aspettato?
In queste situazioni anziché pensare che “sarebbe potuto andare meglio” accogli con fiducia cosa accade.
Qualunque cosa sia è ciò di cui hai bisogno anche se non ne hai immediata percezione.
E se una persona ti ferisce, riesci a provare un sentimento di gratitudine? Invece di restare in balia della vergogna o del rifiuto, sposta la tua energia nella bolla dell’apprezzamento.
Le persone che ti feriscono ti stanno facendo un grande dono: l’opportunità di creare una migliore relazione con te stesso, con ciò che sei e con ciò che vuoi essere. 
Presta attenzione alle parole che ti hanno ferito di più: proprio li potresti cogliere degli insegnamenti.
Stai vivendo una situazione sfidante dal punto di vista finanziario?
Ricordati sempre che la tua ricchezza è un tema molto ampio che non si limita al denaro.
La tua condizione finanziaria migliora se non diventa il metro di valutazione di te stesso o la modalità con cui misuri il tuo potenziale.
Non tutto può andare come desideri.
Ma ogni cosa può assumere l’aspetto di ricchezza. Dipende da te. Dipende dalla tua percezione del presente ma anche del passato.
Lascia andare ciò che hai perso.
Non portare la tua attenzione su ciò che è andato altrimenti rischi di offuscare la tua vista e di perderti la meraviglia che c’è intorno a te.
Quando sei solo, pensa che hai del tempo per allenare la connessione con la parte più intima di te. Sii grato agli attimi di solitudine e fanne motivo di crescita.
Tutti sperimentiamo tristezza, rabbia, paura, dolore, ansia. Siamo umani e non potrebbe essere diversamente.
Ma il fatto che tu possa provare queste emozioni non significa che tu debba giudicare ciò che le provoca come situazioni negative.
Nel momento stesso in cui giudichi qualcosa o qualcuno stai uscendo dal terreno dell’amore.
E la gratitudine è compagna dell’amore. Nasce dal cuore e si espande ovunque si scelga di portare la propria attenzione.
Fai il pieno di gratitudine. Vedrai la tua vita fiorire.

Assunta Corbo                 (http://thatsgoodnewsblog.com/fai-il-pieno-di-gratitudine/#more-8894)




venerdì 13 aprile 2018

nuvole

L’uomo seduto sulla panchina guardava rapito un gruppo di nuvole bianche che continuava a svilupparsi espandendo la propria eterea circonferenza a velocità siderale.
Pareva estasiato dalla visione di quel grandioso affresco che il sole illuminava in modo sorprendente, mentre nuove onde di bianco sempre più vivo crescevano dal di dentro. Quell’esplosione di vapore candido evocava orizzonti misteriosi e sconfinate maree spumeggianti di vita. 


lunedì 26 marzo 2018

palloni gonfiati

Ciascuno di noi si illude di essere "qualcuno" in qualcosa o, perlomeno, "qualcosa" per qualcuno, e depone il proprio cuore in simili surrogati della felicità.
Vorremmo eccellere allora in qualche capacità fisica, intellettuale o morale, o almeno in qualche abilità tecnica, artistica o sportiva, e tutto per richiamare l'attenzione su di noi; per trovare un po' di quell'affetto capace di riempire il vuoto che ci disorienta.
"Soffriamo tutti di 'mancanza di essere'; uno dei bisogni più profondi dell'uomo è il bisogno di identità: ho bisogno di sapere chi sono, ho bisogno di esistere ai miei propri occhi e agli occhi degli altri.
Tutti nasciamo con una ferita profonda che viviamo come una mancanza, una mancanza di essere. A questa mancanza cercheremo di rimediare per compensazione: ogni essere umano cercherà così di costruirsi un'identità compensatoria, diversa dall'uno all'altro, a seconda della sua ferita.
Ognuno si fabbricherà dunque un 'ego', diverso dal 'sé' vero, come un grosso pallone che si gonfia" (Jacques Filippe, libertà interiore).
Siamo tutti dei palloni gonfiati; basta una piccola puntura di spillo per andare in mille pezzi!
Ma allora qual è, in definitiva, l'unica cosa che resta e che meriti di essere conservata della nostra identità?
L'amore è ciò che resta quando, al di là dei nostri fallimenti, delle nostre divisioni, delle parole cui sopravviviamo, sale dal fondo della notte come un canto appena udibile, la certezza che al di là dei disastri delle nostre biografie, al di là della gioia, della pena, della nascita, della morte, esiste uno spazio che niente minaccia, che niente ha mai messo in pericolo e che non corre alcun rischio di venire distrutto, uno spazio intatto, quello della capacità di amare e di essere amati, su cui è stato fondato il nostro essere.

venerdì 16 marzo 2018

Human

In fondo sono solo un essere umano
una manciata di fango vivificata dalla grazia
abbiate pazienza con me

venerdì 2 marzo 2018

Libera me, Domine

Líbera me, Dómine, de morte ætérna,
in díe ílla treménda:
Quándo caéli movéndi sunt et térra:
Dum véneris judicáre saéculum per ígnem. Trémens fáctus sum égo, et tímeo dum discússio vénerit, átque ventúra íra.
Quándo caéli movéndi sunt et térra:
Díes ílla, díes íræ calamitátis et misériæ,
díes mágna et amára válde,
Dum véneris judicáre saéculum per ígnem. Réquiem ætérnam dóna éis Dómine,
et lux perpétua lúceat eis.


mercoledì 7 febbraio 2018

come un amante geloso

"L'anima, se non è morta del tutto, ama spontaneamente il suo Creatore.
Anche se voi non ve ne accorgete, questa vostra luce, questa vostra fiamma, nascosta entro le opache barriere della carne, tende con nostalgia al Cielo da cui è venuta e sospira all'unione con la sua Origine.
Si trova persa fra estranei l'anima sulla terra e cerca la vicinanza con l'Unico che la rende sicura".
Che emozione leggere queste parole rivelate nei diari di Maria Valtorta, perchè riecheggiano in maniera sorprendente quanto avevo scritto in uno dei post a cui sono più legato: Nostalgia.
Occorrerebbe rileggerle tutte le volte che sentiamo questo senso di vuoto nell'anima che niente sembra poter colmare; quando la solitudine ci assedia a tal punto da far sorgere il sospetto che Qualcuno stia creando il deserto attorno a noi affinchè ritoniamo ad alzare lo sguardo al cielo cercando il suo volto, come un'amante geloso che pretende ogni attenzione e affetto, e si preoccupa di eliminare la più piccola occasione di tradimento del suo amore appassionato.

sabato 20 gennaio 2018

la luce

Un giorno ho visto un frammento della sua essenza nell'anima bella e raggiante di mia madre santa.
L'ho vista a mezzogiorno, come una grande farfalla bianca, camminava sulla pietra tiepida della mia finestra e sui marciapiedi scorreva, pietosa e clemente, come latte tiepido appena munto, che la sera da orizzonte a orizzonte diventava una striscia, quasi fiumi di giacinto, o formava nei cieli sereni vasche di sogno in cui s'infiammavano piccole isole di ninfee.
La Luce è la sposa del mio Pensiero, la figlia di Dio, è il vino della gioia dell'Universo, che una sera sgorgò come torrente dal fianco di Gesù, sgorgò come Perdono, laggiù, nei calici vuoti della disperazione degli uomini, radunati intorno alla tavola del Peccato.
La Luce è il sangue della natura, la corona della notte e la veste del giorno, è il marmo delle miniere celesti con cui l'arte, nel suo sogno immortale, scolpisce divinità dai candidi corpi.
Nel suo grembo la Sapienza è un canto, che nel profondo della notte i poeti bevono dalle stelle per suonarlo durante il giorno agli uomini.
Essa si dona a tutti, con tutti si frange e come ostia rimane indivisa.
Essa è l'ostia che scende ogni mattina sui nostri altari, nel mistero insanguinato dell'incarnazione, e io vado alla sorgente della luce...
Quante migliaia, quante migliaia di anni dovrò ancora camminare?

Daniel Varujan, Canti pagani  

lunedì 1 gennaio 2018

di speranza fontana vivace

Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore.
Qui se’ a noi meridiana face di caritate,
e giuso, intra ’ mortali, se’ di speranza fontana vivace. 

Dante Alighieri, Divina Commedia, Paradiso, canto XXXIII.

Come una finestra illuminata in una notte buia
il vero amore è una quiete accesa.

Ungaretti