Qualche giorno fa un sedicente medico e scienziato italiano, direttore di un famoso istituto per la cura dei tumori di Milano, si è lasciato andare ad una di quelle affermazioni alle quali certi giornali del belpaese danno uno smisurato risalto, quasi fossero perle di rarissima saggezza.
Niente di nuovo sotto il sole ovviamente, perchè il nostro luminare ha soltanto rispolverato un vecchio ritornello già in auge da vari decenni, e tanto caro ad una certa intellighenzia razionalista e atea. Insomma, il noto professore ha dichiarato che
"il cancro, come Auschwtiz, è la prova che Dio non esiste"!!!
Come i più attenti sanno, infatti, il problema del male è sempre stato uno degli argomenti più spinosi posti contro l’esistenza
di Dio: il male c’è allora Dio non esiste, e Auschwtiz rappresenta un’apoteosi di questo male.
Come ha ricordato un acuto pensatore (Robert Cheaib, fonte "theologhia"), proprio in risposta all'esternazione dell'esimio professore, la prospettiva può essere però tranquillamente rovesciata:
il male c’è allora Dio esiste.
Innanzitutto, a proposito di Auschwitz,
ricorda che tanti sopravvissuti ai campi di concentramento, ebrei e non,
dicono giustamente che la vera domanda non è: «Dov’era Dio?», ma
«Dov’era l’uomo?».
Chiedersi dov’era Dio è
chiudere un occhio sulla responsabilità dell’uomo che ha operato quel grande
male e dell’uomo che ha acconsentito tacendo.
Non erano certo gli angeli a torturare la gente
ad Auschwitz. Era l’uomo – umano, troppo umano (o troppo poco umano) –
che uccideva suo fratello!!!
Il problema, allora, è la libertà, la quale, come ricordavo in un vecchio post (l'amore si nutre di liberta) è il presupposto indispensabile dell'amore.
Dio ci ha creati liberi perchè desidera, come ciascuno di noi, essere amato liberamente e non per forza; facendo questo ha corso però un rischio tremendo, e cioè che le sue creature potessero scegliere l'odio anzicchè l'amore.
Per questo siamo liberi di fare il bene o il male, e ce ne dobbiamo assumere tutta la responsabilità, perchè è troppo comodo scaricarla su Dio.
Dio ci ha creati liberi perchè desidera, come ciascuno di noi, essere amato liberamente e non per forza; facendo questo ha corso però un rischio tremendo, e cioè che le sue creature potessero scegliere l'odio anzicchè l'amore.
Per questo siamo liberi di fare il bene o il male, e ce ne dobbiamo assumere tutta la responsabilità, perchè è troppo comodo scaricarla su Dio.
Ma il cancro, qualcuno obietterà, è un male diverso.
E ha ragione! Fino a un
certo punto, però!
Perché talvolta non si vuole ricordare quanta responsabilità
abbiamo noi nella tragica crescita e diffusione del cancro.
È il giocare sporco
con la natura che ci fa rovesciare addosso le sue reazioni, perché Dio – se
esiste – perdona, la natura no!!!
Ma Robert Cheaib invita ancora a riflettere su una cosa: se tutti fossimo ciechi nati, non ci sarebbe la sensazione che ci manchi
qualcosa. La cecità sarebbe la normalità. Avvertiamo invece la cecità come un
problema proprio perché esiste l’occhio, la visione.
Nella nostra esperienza del
male, percepiamo una mancanza, un’imperfezione che porta in sé la “perfezione”.
In questo senso si potrebbe dire che se non
ci fosse il bene, non ci sarebbe il male.
Percepiamo il peso del male nelle sue diverse forme perché
c’è un bene che ci fa percepire la
deficienza della situazione in cui
versiamo.
Se non ci fosse quel bene, non sentiremmo quella mancanza.
Fatto sta,
però, che dentro di noi sussiste un richiamo “naturale” a una pienezza che ci
interpella continuamente, un desiderio, un “cuore inquieto” che desidera il
bene, il bello, il vero, nel grado sommo e ogni realtà che va contro questo lo
sentiamo come stonatura.
Se non ci fosse un’impronta del Bene, il male non sarebbe male, sarebbe una
parte della natura che segue le sue leggi senza suscitare in noi alcuna
reazione.
Alle parole (illuminate) di Cheaib, aggiungo soltanto una piccola storiella (vera, peraltro), per coloro che dopotutto potrebbero sempre obiettare: ma se Dio esiste perchè non interviene?
Anzitutto confesso che una simile domanda non rivela certo un grande acume intellettuale da parte di chi la pone, che si mette quasi alla pari con coloro che pretendono di dettare l'agenda degli appuntamenti o delle cose da fare al Padreterno, quasi fossero loro ad aver creato gli oceani e le montagne e Dio fosse solo un esecutore dei loro comandi, quantomai razionalisti e lungimiranti.
Ma veniamo alla storiella.
Un po' di tempo fa un amico mi confidò che sua mamma un giorno cominciò ad avvertire qualcosa di strano al seno; avendo disponibilità e mezzi, chiese ed ottenne un appuntamento con il noto professore di Milano, già allora riconosciuto luminare in campo oncologico.
Il professore, che probabilmente aveva potuto racimolare soltanto pochi minuti dalla sua fittissima agenda, la visitò piuttosto velocemente e le assicurò che non c'era nessun problema di cui preoccuparsi.
Qualche mese dopo, la signora continuava ad avvertire fastidi al seno e, per scrupolo, si sottopose ad altra visita, questa volta da un medico qualunque, le cui esternazioni probabilmente non finiranno mai sui giornali, il quale le consigliò subito esami radiologici approfonditi che, purtroppo, rivelarono l'esistenza di un tumore maligno, per fortuna non ancora diffuso, circostanza che ne consentì l'asportazione in tempi rapidi.
La morale della storiella, allora, può essere la seguente: se la signora non avesse avuto quello scrupolo ma si fosse fidata ciecamente dell'insigne professore, a quest'ora sarebbe già da molti anni all'altro mondo, e forse la carriera del luminare sarebbe stata stroncata dal banale incidente di percorso.
Allora io mi chiedo: Dio è intervenuto per suscitare quello scrupolo nella signora o per salvare la carriera all'illustre professore?