martedì 28 dicembre 2021

la strage degli innocenti

C'è un solo nemico che dobbiamo temere e questo nemico si chiama superbia.

Non esiste cosa più pericolosa al mondo, perché ci fa perdere il contatto con la realtà. 

Ogni volta che perdiamo contatto con ciò che realmente siamo e con la realtà che ci circonda generiamo disastri.

La strage degli innocenti che oggi ricordiamo, e che si ripete ogni volta che i potenti della terra perdono il contatto con la realtà, nasce da questo delirio di onnipotenza.

Non si spiega diversamente la folle idea concepita da Erode che si è ripresentata in ogni epoca della storia: arrivare ad uccidere Dio.

Come si può concepire un'idea simile?

Se quel bambino nato in una grotta della Palestina fosse stato un bambino qualunque allora era inutile tanto spargimento di sangue innocente.

Ma se quel fanciullo apparentemente così indifeso era realmente il Dio bambino come poteva Erode pensare di ucciderlo?

Uno dei personaggi più significativi di tutta la sacra scrittura è sconosciuto ai più e risponde al nome di Gamaliele; era un grande Rabbi di Israele, maestro di san Paolo, e pur non avendo aderito subito al cristianesimo possedeva una dote che gli altri farisei ignoravano: il buon senso, che gli consentiva di non perdere mai il contatto con la realtà.

Ebbene, questo personaggio pronuncia una sola frase nel Nuovo Testamento, ma è una frase decisiva.

Quando, dopo la morte e resurrezione di Cristo, il Sinedrio arresta e processa gli Apostoli colpevoli di continuare a diffondere la dottrina cristiana, Gamaliele interviene e pronuncia poche e semplici parole che dovrebbero essere ascoltate da tutti gli Erodi contemporanei:

"non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questa teoria è di origine umana verrà distrutta; ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli. Non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio"; Atti degli Apostoli, 5, 38-39.

Se queste poche parole fossero realmente comprese in questa continua lotta tra il bene e il male a cui dobbiamo partecipare ogni giorno, quante tragedie inutili anche oggi si potrebbero davvero evitare.

mercoledì 24 novembre 2021

La casa degli sguardi

Era già da un po' di tempo che volevo leggere questo libro di Daniele Mencarelli.

Mi affascinava soprattutto la sua storia, così dolorosa e autentica, storia di una vera e propria resurrezione.

Il libro racconta la sua vicenda umana di giovane poeta segnato da “una malattia invisibile all’altezza del cuore e del cervello", a causa della quale precipita in un buio sempre più profondo, cercando nell’alcool di dimenticare il vuoto che lo assedia.

"Non ho Dio tra i miei amici, l’ho cercato spesso, forse nei momenti, nei luoghi sbagliati, ma ne sento la mano, nella bellezza delle cose, negli interrogativi che l’amore mi fa piangere. C’entra anche lui con il mio velocissimo declino. Non so quanti ce ne siano in circolazione, appartengo alla categoria di quelli che lo vedono nella maestà delle cose senza sentirne il calore nel cuore. Una cosa infame".

Ad un certo punto, pur di alleviare in qualche modo il dolore che la sua situazione arreca alle persone care, si decide a cercare un lavoro: il 3 marzo 1999 firma un contratto con una cooperativa di pulizie per prestare il suo servizio all’ospedale pediatrico del Bambin Gesù di Roma.

Inizia così per Daniele un cammino che lo condurrà a ritrovare se stesso, seppur attraverso continue ricadute e rinascite.

Il punto di svolta è rappresentato dal contatto con il dolore dei bambini che incontra in ospedale, li vede soffrire e morire e questo lo segna profondamente.

Di fronte a questo dramma si alza potente il suo grido al cielo, a cui rivolge la grande domanda: qual'è il senso di tanto soffrire?

«Io non sapevo che i bambini morissero, sì, muoiono, ma non così, come quello scandalo di bellezza e infanzia sfinita ai miei piedi».

La risposta gli arriva attraverso un incontro, un gesto d’amore che vede all’ospedale: una suora che bacia il viso piagato di un bambino.

In quel gesto Daniele coglie che non serve spiegare il perché del dolore, ci vuole qualcuno che lo sappia comprendere e portare: questo cambia la sua vita.

"Non serve capire, comprendere.
Serve accogliere l’umano con tutta la forza che ci è concessa.
Arrivare alla bellezza che non conosce disfacimento, nucleo primo e inviolabile.
Fronteggiare l’orrore per sfondarlo. Ecco il primato d’amore che ho visto negli occhi di quella suora".

La casa degli sguardi è un libro da non perdere perché indica il cammino che ogni uomo deve percorrere per trovare il senso della propria vita, e spesso il senso lo troviamo proprio in un incontro più che in mille bei ragionamenti: "basta osservare con cura, farsi portare nella vita degli altri".

Questo libro è imperdibile anche perché è poetico nella sua drammaticità, spietato ma vero e struggente, scritto con parole che incantano. 

"Tutto quello che ha preso la mia vita e l’ha rivoltata è dentro l’ospedale. Un grammo alla volta, arto dopo arto, fino al cuore, il cervello. Quando penso a tutti gli incontri, le esperienze, l’aberrazione e l’incanto dentro ogni singolo istante. E la moltitudine di parole che mi viaggia nella mente. Io sono già rinato. Il primo giorno che ho messo piede al Bambino Gesù".


mercoledì 27 ottobre 2021

In cerca del miracolo

Cominciamo dal principio.

All'inizio della settimana scorsa uscendo di casa come al solito per andare a lavoro passo davanti a dei cassonetti dell'immondizia sul cui coperchio è appoggiata una scatola piena di dischi formato cd.

Vi ho già parlato della mia passione per la musica qua e quindi non potevo certo passare oltre senza dare un'occhiata: dentro la scatola ci sono circa una cinquantina di cd sconosciuti ai più, me compreso, tranne il caso di un cantautore veronese che conosco perché fa il mio stesso mestiere.

Decido di prenderne una decina dopo una veloce selezione, confidando sul mio intuito, dal momento che tutti non riesco a trasportarli.

Qualche giorno dopo comincio ad ascoltarne qualcuno e rimango estasiato: avete presente il disco che avreste voluto scrivere e suonare voi? Esattamente quello!!!

Ne ascolto un secondo e la magia come per incanto si ripete al punto che, trascinato da una curiosità irrefrenabile, ascolto il terzo e non riesco a credere alle mie orecchie!!!

Mi sorge allora spontanea una domanda: chi è il soggetto che ha voluto disfarsi di tali capolavori? e perché?

Ma il bello deve ancora venire.

Il terzo disco è di una cantautrice veneta che si chiama Vanessa Tagliabue Yorke che fa prevalentemente musica sperimentale vagamente free jazz, con una passione per la ricerca non solo sonora ma anche letteraria.

Il disco si chiama "Controdanza" ed è ispirato alla poetica di un artista olandese attivo negli anni settanta: Bas Jan Ader, scomparso misteriosamente in mare durante una performance che lui stesso intitolò "in cerca del miracolo": Vanessa confessa che ha lavorato a questo album "nel desiderio di comprenderlo, seguirlo e dargli un ultimo appassionato addio sulla soglia di quel punto remotissimo dove nessuno può trovarsi se non in solitudine".

"Uomo isolato davanti all'infinito, entro la propria particolare soglia di umanità, profondissima, si dirige deciso e semplice verso il miracolo, usando la sua stessa vita come materia prima della sua opera: ha preso la sua esistenza e l'ha coinvolta dirigendosi al cuore del significato".

A questo punto non posso fare a meno di scoprire qualcosa di più su questo misterioso personaggio e vado a vedere alcune delle sue perfomance nel video che segue e mi assale una profonda inquietudine.

E' come se l'artista cerchi disperatamente una via d'uscita dalla normalità della vita quotidiana, provocando un evento che rompa la monotonia dei giorni sempre uguali.

Nell'ultima impresa parte su una barchetta per un viaggio impossibile, da Cape Cod nel Massachussets alla volta dell'Olanda, dove non arriva mai: il suo corpo non viene mai ritrovato: è stato un suicidio premeditato? ha voluto far perdere le sue tracce o ha atteso veramente un improbabile miracolo?

Non lo sappiamo: quello che sappiamo è che alcuni vanno alla ricerca di miracoli imbarcandosi in viaggi impossibili da un capo all'altro del mondo; altri escono di casa e lo trovano abbandonato su un cassonetto della spazzatura!!!

La vita è veramente un mistero 

sabato 25 settembre 2021

le tele degli angeli

Marco nasce il 2 agosto del 1982.

Ha un grave deficit uditivo ma nessuno se ne accorge perché legge le labbra di quelli che gli parlano.

Nonostante riesca a comunicare con gli altri a scuola viene emarginato dai compagni perché non appare "normale" e i professori lo giudicano ritardato mentale.

All'età di 15 anni sua nonna scopre la sordità del nipote perché un giorno suona il telefono in casa e Marco che ce l'aveva accanto resta impassibile.

L'anziana donna si convince allora che suo nipote ha un talento nascosto che gli ha consentito di comunicare col mondo esterno senza che nessuno si accorgesse del suo handicap e gli compra un pianoforte iscrivendolo al conservatorio.

Poi la nonna muore e con lei svaniscono anche i sogni del nipote che si perde in un dolore inconsolabile, cominciando ad ingrassare in maniera patologica: 50 chili in un anno.

Il 26 luglio del 2006 la svolta della sua vita: alle 23,30 il suo cuore si ferma per 15 lunghi minuti al punto che i medici, malgrado tutti gli sforzi per rianimarlo, si rassegnano alla sua inevitabile dipartita.

In quei minuti però accade qualcosa di misterioso che lui stesso racconta: "mi sono ritrovato un bimbo davanti a me con una clessidra che mi dice che ho 15 minuti per decidere cosa voglio fare; io gli dico che sono un pianista ma lui mi dice che devo essere un pittore e che mi dovrò chiamare Marck Art. Lo guardo e accanto a lui vedo spuntare angeli bellissimi. Quando mi lasciano io riapro gli occhi e rinasco..."

La prima cosa che fa è chiedere ai genitori una tavolozza per dipingere e da allora non ha più smesso: "mi guidano gli angeli" afferma, confessando che lui di arte non ha mai capito niente.

Lo scoprono i marchesi Berlingieri, collezionisti di alto profilo, che per lui aprono i saloni di palazzo Mazzarino a Palermo per esporre.

Nel 2014 incontra casualmente Vittorio Sgarbi il quale vede le sue opere e rimane folgorato, paragonandolo a Pollock, vertice di un espressionismo astratto di qualità: comincia allora ad essere conosciuto in tutti gli ambienti dell'arte contemporanea che contano.

"Sono gli angeli che mi dicono cosa creare...li vedo sempre attorno a me", afferma a più riprese.

Che i suoi dipinti piacciano o no ho il presentimento che sentiremo parlare ancora  a lungo di Marck Art, al secolo Marco Urso, il pittore degli angeli.






lunedì 30 agosto 2021

Mete elevate

Qualche settimana fa sono passato dalla costiera amalfitana per fare un bagno "come Dio comanda" e ne ho approfittato per rivedere alcune perle di questa terra benedetta dal creatore. 

Arrivato a Ravello, famosa per l'eccezionale panorama su tutto il golfo che offrono i suoi "balconi", ho scoperto "i concerti all'alba" a cui si può assistere alle 5 del mattino dall'alto della terrazza più bella del mondo.

Nell'ambito della rassegna musicale che si svolge tutti gli anni nel mese di agosto a Ravello, infatti, l'evento più suggestivo è questo concerto che si svolge all'alba sulla terrazza di villa Rufolo, al modico prezzo di 50 euro a persona; mi sono chiesto allora quanti potevano essere gli eroi che si sarebbero svegliati alle 4 del mattino disposti a pagare anche un biglietto così salato.

Ho scoperto però che i posti sono sempre tutti esauriti.

Questa circostanza mi ha indotto a fare questa riflessione: quando si offrono mete elevate alla gente, le persone sono disposte a fare qualsiasi sacrificio per raggiungerle, mentre se si chiede poco si ottiene ancora di meno.

Credo che questo discorso valga soprattutto per i giovani: si dice spesso che non sono più disposti al sacrificio come lo erano i giovani di una volta, ma sono convinto che se gli si offrono mete elevate, per il cui raggiungimento vale la pena sacrificarsi, facendo loro gustare tutta la bellezza che comporta la conquista di un bene arduo, la risposta ci stupirà!!!




lunedì 5 luglio 2021

I DUE AMORI

"Due amori hanno fondato due città, l'amore di sé fino al disprezzo di Dio: la città dell'uomo;

l'amore di Dio fino al disprezzo di sé: la città di Dio". 

Agostino aveva già capito tutto; basterebbero queste semplici considerazioni per comprendere perché viviamo in un mondo malato.

La prima ad ammalarsi è stata l'idea di libertà che caratterizza la mentalità contemporanea: sono libero quando faccio quello che voglio non quando scelgo quello che è giusto.

Anche perché nessuno può permettersi di dirmi quello che è giusto: la seconda grave malattia riguarda infatti la verità; ci hanno convinti che non esiste nessuna verità uguale per tutti, ma che ogni uomo ha la sua verità.

Nel momento in cui la libertà perde il necessario legame con la verità inizia la catastrofe.

La terza grave malattia riguarda proprio l'amore.

Ci siamo fatti un'idea così povera dell'amore da ridurlo a pura passione ingovernabile, giungendo all'assurda conclusione che questo amore giustifica ogni comportamento, per quanto "strano" ci possa sembrare.

Niente di più falso.

La realtà dell'amore è molto più ricca e complessa del triste simulacro che ne abbiamo fatto; essa coinvolge sempre anche la ragione e la volontà, lo spirito e l'intelletto: "amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente", dice Cristo nel Vangelo, e mai come in queste parole ci indica una strada fondamentale per la felicità.

Sembra volerci dire: "guardate che l'amore non si esaurisce nel sentimento ma richiede l'adesione della persona tutta intera, con ogni sua facoltà" e conclude: "non c'è amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici".

Che distanza esiste, allora, tra questo amore e quello di cui si riempie la bocca la gente in televisione, sui giornali e sui mezzi di comunicazione così di moda in questo mondo malato, per giustificare ogni tipo di comportamento "spontaneo" ispirato dal moderno stile di vita che abbiamo assunto.

"Non esiste nulla che più dell'amore occupi sulla superficie della vita umana più spazio, e non esiste nulla che più dell'amore sia sconosciuto e misterioso, considerato l'abisso che separa ciò che si trova in superficie e il mistero profondo dell'amore: ecco la fonte del dramma.

Questo è uno dei più grandi drammi dell'esistenza umana"; Carol Woityla, la bottega dell'orefice.

martedì 15 giugno 2021

per la serie: prima di diventare santi dobbiamo diventare uomini

Per favore, non parlarmi della ‘Pura Consapevolezza’ o di ‘Dimorare nell’Assoluto’.
Voglio vedere come tratti il tuo partner,
i tuoi figli, i tuoi genitori, il tuo prezioso corpo.
Per favore, non farmi la predica sulla ‘illusione del sé separato’ o
su come hai raggiunto la beatitudine perenne in soli 7 giorni.
Voglio sentire che dal tuo cuore si irradia un calore genuino.
Voglio sentire quanto sai ascoltare,
accogliere informazioni che non corrispondono alla tua filosofia personale.
Voglio vedere come tratti le persone che non sono d’accordo con te.
Non raccontarmi quanto sei sveglio, quanto sei libero dall’ego.
Voglio conoscere chi sei dietro alle parole.
Voglio sapere come sei quando ti capitano dei guai.
Se puoi accogliere totalmente il dolore senza pretendere di essere invulnerabile.
Se puoi sentire la rabbia senza però diventare violento.
Se puoi concedere un lasciapassare all’infelicità senza diventarne schiavo.
Se puoi provare vergogna senza umiliare gli altri.
Se puoi fare cazzate e ammetterlo.
Se puoi chiedere ‘scusa’ pensandolo davvero.
Se puoi essere pienamente umano nella tua gloriosa divinità.
Non parlarmi della tua spiritualità, amico.
Non mi interessa gran che.
Voglio solo incontrare TE.
Conoscere il tuo prezioso cuore.
Conoscere il bellissimo essere umano che lotta per la luce.
Prima di ‘quello spirituale’.
Prima di tutte le parole intelligenti.
Jeff Foster

mercoledì 19 maggio 2021

l'incanto di un prato fiorito

In questi giorni di maggio devo confessare che trascorro molto tempo a guardare i fiori che sbocciano: ce ne sono alcuni davanti ai quali rimango incantato; si tratta spesso di fiori selvatici, che crescono ai bordi delle strade e che mi sorprendono per la loro perfezione.

Ogni volta che mi capita questo fenomeno, allora, mi viene in mente il titolo di un libro di poesie che comprai qualche anno fa: L'incanto di un prato fiorito di Emily Dickinson.

Il destino ha voluto che questa poetessa lasciasse questo mondo proprio a maggio, in un giorno radioso del 1886

"poiché non potevo fermarmi per la morte, Lei gentilmente si fermò per me - la Carrozza non portava che Noi Due - E l'Immortalità".

Molto singolare anche il racconto della sua vita, dal momento che, già a 25 anni, dopo un viaggio a Philadelphia, Emily decise di chiudere con il mondo, convinta che soltanto la contemplazione della natura nella solitudine potessero renderla felice.

Si rinchiuse nella sua camera al piano superiore, anche a causa di disturbi nervosi ed una malattia agli occhi, e non ne uscì neanche il giorno in cui morirono i suoi genitori.

Quando Emily morì, la sorella scoprì in camera sua 1775 poesie scritte su foglietti ripiegati e cuciti con ago e filo, tutti in un raccoglitore.

Considerata troppo moderna per il gusto poetico dell'America di fine ottocento, non ricevette alcun riconoscimento se non molti decenni dopo, quando la sua fama si diffuse in tutto il mondo, tanto da essere considerata una delle più grandi poetesse dell'epoca contemporanea.

"Chi è amato non conosce morte, perché l'amore è immortalità, è sostanza divina. Chi ama non conosce morte, perché l'amore fa rinascere la vita nella divinità".

"Non conosciamo mai la nostra altezza finché non siamo chiamati ad alzarci e se siamo fedeli al nostro compito arriva al cielo la nostra statura. L'eroismo che allora recitiamo sarebbe quotidiano se noi stessi non c'incurvassimo di cubiti per paura di essere dei Re".








venerdì 23 aprile 2021

E quindi uscimmo a riveder le stelle...

In questo periodo in cui tutti citano Dante e la sua Commedia divina mi sembra interessante sottolineare come ogn'una delle tre cantiche del famoso poema termini con la stessa parola:

"E quindi uscimmo a riveder le stelle", Inferno, XXXIV, 139;

"Puro e disposto a salir a le stelle", Purgatorio, XXXIII, 145;

"l'Amor che muove il sole e l'altre stelle"; Paradiso, XXXIII, 145;

e su tutte domina il numero 3, simbolo della Trinità.

La contemplazione delle stelle ha sempre caratterizzato molto il linguaggio poetico universale.

Giacomo Leopardi ha speso larga parte della sua giovinezza a perdersi (o ritrovarsi) nell'infinita bellezza del firmamento; Giovanni Pascoli rivolgerà spesso lo sguardo a quel cielo che inonda di un pianto di stelle quell'atomo opaco del male che è il nostro mondo terreno.

Nel mio piccolo anch'io amo molto restare a contemplare il firmamento che ci sovrasta.

Nella mia vita ho traslocato diverse volte in varie città e confesso che in ogni posto in cui sono andato a vivere la mia ancora di salvezza è sempre stata il firmamento: "finché avrò una finestra dalla quale guardare il cielo mi sentirò sempre a casa e niente mi potrà mancare", è una delle mie frasi ricorrenti.

A causa della mia pigrizia congenita, tuttavia, non ero mai riuscito a dare un nome alle luci che ammiravo in cielo.

Un giorno mi sono deciso a cercare di rimediare: ho provato a guardare video divulgativi sul firmamento, ad utilizzare gli strumenti che la tecnologia talvolta ci consegna per migliorare la nostra comprensione dell'universo e, finalmente, ho trovato quello che cercavo.

Si tratta di una semplice App (tra le tante esistenti in materia) che si può scaricare facilmente, e gratuitamente, dallo smartphon: si chiama "Mappa stellare" e consente di dare un nome alle stelle che contempliamo nei vari periodi dell'anno.

Ho scoperto così che la costellazione che più ci affascina d'inverno è quella di Orione, con le famose (per tutti, tranne che per me) Betelgeuse e Rigel, che insieme a Procione della costellazione del Cane minore, illuminano il cielo invernale; ho scoperto che Betelgeuse e Procione formano il famoso triangolo luminoso tanto ammirato, insieme ad un astro che compare solo più tardi, una delle stelle più splendenti di tutte: Sirio, della costellazione del Cane maggiore. 

Ho scoperto anche che è una sensazione molto bella chiamare per nome quello che per tanti anni hai ammirato chiedendoti quale nome mai avesse, quasi un conforto per noi poveri uomini, come scrive limpidamente Dario Pisano "stipati in questa nave azzurra sospesa nello spazio: una favilla nell'immenso incendio galattico, che trascorriamo l'esistenza ad infelicitarci a vicenda, ignari che il nostro transito sulla terra è un segno effimero sulla lavagna della storia dell'universo: una traccia che la spugna del tempo cancella in fretta".




venerdì 26 marzo 2021

Lui e io

Gabrielle Bossis è una ragazza francese d'altri tempi. 

Studia da infermiera ma ben presto si dedica corpo e anima alla sua passione dominante: il teatro.

Nel 1923 scrive la sua prima commedia, inizio di una carriera che per il suo successo l’avrebbe portata a viaggiare in mezzo mondo, dall’Algeria al Canada, passando per Italia e la Palestina, partecipando alle rappresentazioni non solo come autrice, ma anche interprete di alcuni ruoli.

Ad un certo punto della sua vita accade qualcosa di straordinario: mentre viaggia sugli oceani o attraversa Paesi in treno comincia a sentire una voce che le parla e l'accompagna.

Gabrielle reagisce dapprima con incredulità, pensando di essere diventata schizofrenica, ma poi comprende che la voce è reale e non proviene da lei: è Gesù che le parla nei posti più impensati: per strada, sul treno, in nave, persino prima di entrare in scena.

Comincia, allora, a raccogliere le frasi che ascolta in un diario che porta con sé per anni e che vede la luce nella sua totalità solo alla sua morte.

Proprio questo diario, conosciuto col titolo Lui & io, è diventato nel corso degli anni uno dei libri spirituali più letti del XX secolo, circostanza veramente eccezionale se si pensa che l'autrice non è una religiosa ma vive nel mondo, completamente immersa nelle vicende quotidiane comuni a tutti.

La particolarità di questo libro è che Gesù parla con un linguaggio moderno e diretto, ma la cosa più sorprendente è che quello che dice ti viene voglia di metterlo in pratica appeno lo hai letto.

Le citazioni che seguono sono brevi estratti dall’opera, che si caratterizza per il fatto che spesso contiene frasi brevi, molto familiari, espressioni di un autentico dialogo tra amici.

1 giugno 1939

“Vorrei che non si avesse più paura di me, che si guardasse il mio cuore pieno d’amore, che si parlasse con me come con un Fratello diletto. Per alcuni, sono uno sconosciuto. Per altri, un estraneo, un maestro severo, un esattore. Pochi vengono da me come si va in una famiglia amata. E il mio amore è lì che aspetta. Tu, di’ loro di venire, di entrare, di affidarsi all’Amore così come sono. Così come sono. Io li ristorerò, li cambierò. Avranno una gioia che non conoscono. Io solo posso darla. Ma che vengano! Di’ loro che vengano!” (con una voce piena di un grande desiderio).

31 luglio 1939

“Vivi unicamente per me. Quando parli, si veda bene che in te ci sono solo io. Non temere di nominarmi nelle conversazioni. Tutti, senza saperlo, hanno bisogno di me. E il nome di Dio può svegliare il Bene nelle anime. Tu ne prenderai l’abitudine. Io ti aiuterò. Si verrà da te per sentire parlare di me. Perché dovresti temere, dato che io farò la maggior parte del tuo lavoro? Aiutarvi è la mia felicità. Chiamatemi in vostro soccorso, mie amate anime. Voi avete la libertà di volermi o di non volermi; e io resto qui, aspettando la vostra decisione con il cuore che batte. Il mio cuore desideroso della vostra scelta. Ama seminare il mio nome nelle parole che pronunci. Come una tenera riparazione per il dolore che mi procurano coloro che vogliono cancellarmi da tutto, persino dall’anima dei fanciulli. Semina il mio nome, io lo farò crescere”.

20 febbraio 1941

"Ecco la scena: due amici s’avvicinano da punti opposti della strada, si riconoscono e corrono l’un verso l’altro per abbracciarsi. Questi due amici siamo noi. Non lasciarmi mai solo sulla strada. Sono alla ricerca frenetica di te e tu invece non arrivi mai".

25 dicembre 1947

"Il buon ladrone ha compreso l’amore e ha mandato un grido di dolore. Pochi istanti dopo si riposava sul mio cuore. L’amore chiama l’amore. Rispondimi. Ho sete di te. Che cosa ti impedisce di venire? I tuoi peccati ripetuti? Le tue infedeltà? Le distrazioni? Le dimenticanze? Le memorie peccaminose? M’incarico io di tutto. Raccolgo le miserie e le cambio in gioielli preziosi. Dammi tutto: vuoi dire che rimane ancora qualcosa in te che non appartiene già a me?"




lunedì 8 marzo 2021

o tutto o niente

"Volevo diventare un'attrice famosa non solo in Irlanda ma nel mondo intero", e invece il destino aveva in serbo per lei qualcosa di ancora più grande!!!

Clare è un'adolescente di Derry, una delle città più turbolente dell'Irlanda del Nord, ed all'età di 17 anni sembra che il suo sogno si stia avverando: ha già preso parte ad un film, "Sunday", del regista Charles McDougall, e partecipa a varie trasmissioni televisive.

Nella settimana santa del 2000 una sua amica ha prenotato un viaggio in Spagna ma all'ultimo momento non può andarci per motivi di salute, e chiede a Clare se vuole sostituirla, dal momento che le spese sono state già interamente pagate.

Clare pensa alla Spagna come meta di divertimento e baldoria ed accetta di sostituire l'amica nel viaggio; presto, però, scopre che non si tratta di un viaggio di piacere ma di un vero e proprio pellegrinaggio; ormai però ha accettato e non può più tirarsi indietro.

Già da qualche anno, infatti, Clare ha abbandonato la vita cristiana e trascorre il suo tempo libero nei divertimenti più sfrenati a base di alcool e droga.

Durante il viaggio in Spagna, tuttavia, partecipa alle funzioni religiose della settimana santa e sente ridestarsi la sua vita spirituale.

Tornata in Irlanda, però, riprende la vita di prima tra eccessi e droghe, fino a che una notte, nel bagno di una discoteca in cui stava vomitando, sente una voce che le dice: "Perché continui a ferirmi?"

Sperimenta, allora, una presenza di Dio così forte che le è impossibile ignorarla.

Qualche mese dopo, nella stanza di un importante Hotel di Londra dove si era recata per le registrazioni di un altro film, sente un vuoto nell'anima impressionante e comprende che la sua vita non ha senso se non la dona a Cristo.

Né le suppliche della famiglia, né quelle del suo manager, riescono a farle cambiare idea: l'11 agosto 2011 Clare entra come postulante nelle Serve del Focolare della Madre e comincia a girare il mondo diventando una vera e propria giullare di Dio, riuscendo a contagiare tantissime persone con la gioia e l'allegria che promana da tutto il suo essere.

Il 16 aprile 2016 Clare si trova nella missione dell'Ecuador e sta insegnando a suonare la chitarra ad un gruppo di ragazze del luogo quando un forte terremoto fa crollare l'edificio in cui si trovano.

Quel giorno finisce l'avventura terrena di Clare, ma il meglio deve ancora venire: la sua testimonianza fa il giro del mondo ed i suoi video commuovono migliaia di persone, al punto che la Chiesa decide di dare inizio al processo di beatificazione che la condurrà presto agli onori degli altari.

Alla fine Clare è riuscita a diventare famosa in tutto il mondo, come aveva sognato, e non avrebbe mai immaginato che la sua carriera di attrice avrebbe dovuto lasciare il posto a quella di santa.

Nel filmato che segue, di rara bellezza, si vede Clare che parla, canta, balla, gioca e ride.

Prometto a chi avrà il coraggio di vederlo fino alla fine (dura un'ora e mezza ma non ve ne accorgerete neanche) che non dimenticherà più il sorriso di questa ragazza!!!

martedì 2 marzo 2021

il principio antropico

La razza umana è solo una schiuma chimica su un pianeta di dimensioni irrilevanti?

In questo modo ha definito l'umanità il famoso astrofisico Stephen Hawking.

La fisica moderna, però, sembra dimostrare il contrario.

Gli studi più recenti, infatti, conducono alla conclusione secondo cui le costanti fondamentali del cosmo appaiono perfettamente e finemente calibrate in modo che nell'universo venisse alla luce la vita umana.

E' l'affermazione del cosiddetto principio antropico, che autorizza a ritenere che i punti chiave dei fattori fondamentali operanti nell'universo (forza di gravità, campi elettromagnetici e interazioni nucleari) possiedono valori straordinariamente adatti alla vita, tanto che se avessero avuto anche solo una infinitesima parte di consistenza diversa in percentuale sarebbe stato impossibile vivere sulla terra.

L'esempio più lampante è quello che riguarda l'origine dell'universo, mediante l'esplosione primordiale che gli scienziati chiamano Big Bang: anche un cambiamento infinitesimale dei valori chimici ed elettromagnetici di tale esplosione avrebbe precluso la vita.

E' una acquisizione che ha portato molti fisici, astronomi e matematici ad interrogarsi nuovamente sulla "specialità" della Terra e li ha condotti ad ipotizzare un origine ideata da una sorta di intelligenza superiore, poiché attribuire tale "straordinarietà" al caso fortuito sarebbe credere ad un miracolo ancora maggiore rispetto a quello operato da una mente ordinatrice.

Risulta più plausibile, dunque, anche dal punto di vista logico, pensare che l'universo, lungi dall'essere il frutto di incidenti casuali, sia stato perfettamente "messo a punto" per favorire la vita sulla terra.

Il video che segue spiega brevemente questo principio.



venerdì 19 febbraio 2021

il mistero della IV egloga

Com'è possibile che un poeta "pagano" abbia potuto profetizzare la nascita e la missione di Cristo?

Nella IV egloga delle Bucoliche, infatti, il poeta latino Virgilio (70-19 a.c.) compone dei versi che la tradizione cristiana ha indicato come profetici.

Riprendendo un oracolo pronunciato dalla Sibilla di Cuma, Virgilio cita una vergine e descrive la nascita "dal cielo di una nuova progenie": un bambino "cara prole degli dei" che instaura un periodo di pace per il mondo, e sotto la sua guida scompaiono "le tracce della nostra colpa".

Qual'è allora la chiave del mistero?

Cominciamo col dire che Virgilio ebbe una fortuna immensa: nessun autore latino ha goduto della sua notorietà: non a caso Dante lo sceglie come guida nella Divina Commedia.

Il sommo poeta scopre, infatti, nell'Eneide una sintesi mirabile tra i valori dell'umanesimo classico e quelli del cristianesimo a lui tanto cari.

La raffigurazione di Enea che fugge da Ilio in fiamme verso una nuova patria con il vecchio padre Anchise in spalla e il figlio Ascanio, esprime un valore nuovo nel panorama letterario classico, quello della "Pietas", qualcosa di sorprendentemente cristiano: "omnia vincit amor" (Ecl. 10,79).

Per questo Virgilio ha affascinato moltissimi poeti moderni, da Petrarca a Boccaccio, da Ariosto ad Eliot, che hanno alimentato la fama di profeta che già circondava la sua tomba, a Napoli, di infinite leggende, tanto che un altro grande poeta, Leopardi, volle essere sepolto accanto a lui.

Com'è possibile, dunque, che un pagano abbia potuto profetizzare l'avvento dell'era cristiana?

Sembra che la risposta stia nella condotta di vita di Virgilio, consacrata unicamente alla ricerca della "Sapienza"; il poeta infatti conduceva una vita sobria e modesta, amava la solitudine ed evitava accuratamente orge e gozzoviglie, tanto di moda all'epoca.

Amava tanto una vita tranquilla e senza eccessi che quando Ottaviano Augusto gli offrì i beni di un uomo condannato all'esilio, egli li rifiutò.

Virgilio fu realmente, quindi, quello che oggi chiameremmo un santo, seppur precristiano, e perciò possedette tutti i carismi dell'uomo di Dio, anche quello della profezia.





lunedì 8 febbraio 2021

la violinista

Volevo vivere una storia d'amore che avesse un tono musicale.

Cercavo quella sillaba, la più sospirata da ogni innamorato, la più desiderata: da ogni innamorata.

Cercavo tra gli spartiti un SI. Mi capitò un bemolle.

Lo presi fra le dita cercando di non fargli male.

Con dolcezza lo adagiai in una scatola e per metterlo a suo agio, attaccai un bequadro sulla parete di cartone.

Forai il coperchio perché entrasse aria e quando, dopo giorni di nutrimento a solfeggi e scale lui iniziò a fidarsi di me - lo lasciai libero nella mia casa.

Cresceva a vista d'occhio, anche se raramente, per timidezza, si mostrava a occhio nudo.

Intonava solfeggi monotòni per compiacermi. Alternando-SI con altri SI.

Mi sembrava felice. E forse lo era davvero.

Nutriva la mia anima di eteree astrusità; fingeva di cadere nella vasca di Pesce Rosso mentre era Pesce che curioso, attratto da quella melodia, si avvicinava al bordo della vasca, per poterlo sentire più forte.

Si librava in aria fingendo di volare, mentre era solo la pala del ventilatore, che soffiando aria fresca, lo sbalzava sul soffitto.

Erano giorni idilliaci, d'amore, non fosse altro che l'amore ha bisogno di note.

Di note molto cupe, a volte, come il DO profondo - di un de profundis.

Perché si sa che l'amore giace quando un sì tace.

La mancanza di dialogo incrina. Il nostro rapporto aveva bisogno di una scossa, salii di una ottava e un SI troppo acuto, frantumò la vasca di Pesce Rosso che finì a terra boccheggiando.

Fu la nota  che fece traboccare il vaso.

Decidemmo di suonare, tentando di dimenticare.

Il destino volle che nel mezzo di un vibrato un MI cadesse dall’archetto.

SI accorse e fra le sue braccia lo accolse.
Fu un istante e la loro perfetta sintonia, mi travolse.
Li udivo alternarsi in oziosi solfeggi. Volteggiare in Fortepiano fra Accenti e Sincopi.
Una Pausa e tra noi fu il silenzio.
Non riuscivo a tollerare il loro incontrarsi tra le mie corde.
Furono giorni sempre più difficili, impossibile suonare senza di loro.
SI era esaurito - il nostro tempo era morto.
Mi diressi, con passo rapido e ben disteso, dall'analista che mi fece entrare nel suo studio e, indicandomi il lettino, esclamò:
- SI sdrai. MI dica.
Delusa dalla sua mancanza di tatto, rimasi in silenzio molto a lungo. Forse troppo a lungo.
Quando mi voltai verso di lui, lo vidi addormentato sulla poltrona.
Lo coprii d'insulti così che non prendesse freddo, e me ne andai.


Questo brano splendido, espressione di sintesi geniale tra poesia e prosa, è tratto dal blog: L'Isola di E'riu della mia amica Antonella, le cui parole sovente fanno vibrare il mio cuore!!!

https://amaremareedamore.blogspot.com/2021/02/la-violinista.html

venerdì 5 febbraio 2021

Una donna speciale

Una delle mie canzoni preferite degli anni 80 si chiamava "Pregherei" e vinse il Festivalbar del 1988.

Era cantata da Scialpi e da una ragazza bellissima di nome Scarlett Von Wollenmann.
Qualche tempo fa sono andato a vedere cosa ne era stato di lei ed ho scoperto qualcosa che non mi aspettavo.
All'apice del successo la sua carriera artistica si è interrotta bruscamente in una giornata qualunque a causa di un incidente automobilistico che la fa andare in coma e le procura gravi conseguenze fisiche, costringendola a vivere su una sedia a rotelle.

Scarlett chiude con il mondo dello spettacolo e, dopo alcuni anni trascorsi tra sofferenze indicibili, sballottata tra ospedali e cliniche di riabilitazione, scopre un universo insospettato, quello della solidarietà, che le ridà la vita.

Con l’aiuto dell’Unitalsi riesce ad andare a Lourdes ed a cantare davanti a migliaia di persone nelle sue stesse condizioni.

Con lei sul palco c'è Riccardo Cocciante, tra i pochi amici che non l'hanno mai abbandonata. ”Mi sono fatta desiderare un po’ troppo..ma qui è tutto così diverso…qui a Lourdes tutto è possibile" commenta.

Ed ancora ”Se un anno fa qualcuno mi avesse detto che avrei avuto soltanto un quarto dei problemi che sopporto oggi, avrei risposto: meglio morire. Invece, ad un certo punto dentro di te succede qualcosa. Non so cosa: la fede, l’amore, la speranza, Dio. Direttamente dalla tua anima viene fuori una forza straordinaria. E capisci che anche questa e’ la vita, che devi andare avanti. Perche’ se sono rimasta in vita ci sara’ un motivo. Ci deve essere. E quel motivo voglio scoprirlo. E, credetemi, sono una ragazza testarda”.

“Sono paraplegica, tetraplegica, incompleta. Soffro. Per lenire i miei dolori ho provato di tutto: dall’ aspirina alla morfina. Ma io non mi arrendo, non dobbiamo arrenderci".

Il video che segue è dell’11 febbraio del 2000, quando partecipa al Concerto del Giubileo degli Ammalati cantando davanti a Sua Santità Giovanni Paolo II con Riccardo Cocciante, dopo una breve testimonianza della sua rinascita.

Adesso Scarlett ti trovo ancora più bella...





lunedì 1 febbraio 2021

oltre la morte

Un miliardario di Las Vegas, Robert Bigelow, offre quasi un milione di dollari di ricompensa a chiunque riesca a fornire la prova della vita oltre la morte.

Per poter beneficiare dell'enorme premio, i partecipanti devono presentare domanda entro il 28 febbraio e mostrare un curriculum di almeno cinque anni di studio nel campo d'indagine.

ll sito web dell'istituto che gestisce il concorso afferma che è stato fondato "per supportare la ricerca sulla sopravvivenza della coscienza umana dopo la morte fisica e, sulla base dei dati di tali studi, sulla natura dell'aldilà".

Servono prove concrete "che ci portino oltre la religione o la filosofia e forniscano un corpus di conoscenze da portare ampiamente nell'arena pubblica che potrebbe essere unificante nel suo impatto sulla consapevolezza e sulla cultura umana".

L'interesse di Bigelow per questi temi si è sviluppato per la prima volta dopo la morte per suicidio del figlio di 24 anni Rod Lee, avvenuta nel 1992, a cui è seguito il suicidio del nipote nel 2011 e la recente morte della moglie a causa di un tumore. 

Non nascondo che sarei molto interessato a conoscere le prove che i partecipanti al concorso presenteranno per accaparrarsi l'ambito premio, anche se nutro forti dubbi sul fatto che tali prove esistano.

Ogni volta che qualcuno ha cercato di dimostrare l'evidenza ad occhi umani di una realtà soprannaturale è andato sempre incontro ad un sicuro fallimento.

Forse sarebbe stato più felice il nostro miliardario se avesse rivolto l'attenzione ai problemi della vita sulla terra, piuttosto che svolgere unitili indagini sulla vita oltre la morte.


venerdì 22 gennaio 2021

Vi ricorda qualcosa?

Avete già sentito parlare della Laminina?

Si tratta di una proteina fibrosa, contenuta nella matrice extracellulare, svolge funzioni principalmente adesive, favorendo il congiungimento delle cellule epiteliali con la lamina basale.

Insomma, in termini del tutto profani, sarebbe il collante che tiene insieme tutta la struttura delle cellule che compongono il corpo degli esseri umani.

Il ruolo che svolge questa proteina è fondamentale anche nello sviluppo della psiche umana: è definita la "molecola della maturità" o la "proteina del giudizio", poiché è determinante nella fase del passaggio dall'adolescenza all'età della ragione, come ha dimostrato uno studio effettuato da alcuni scienziati dell'Università di Yale, secondo cui la Laminina avrebbe non solo il compito di organizzare le cellule in tessuti ma soprattutto quello di mettere ordine nelle sinapsi concitate degli adolescenti e "tranquillizzare" i neuroni agitati dei ragazzi.

Osservando la proteina al microscopio, infine, molti biochimici sono rimasti a bocca aperta: la sua conformazione tridimensionale infatti non sembra per nulla casuale.

Vi ricorda qualcosa?