sabato 28 luglio 2018

Desiderare il bene degli altri

Che cos'è la benevolenza?
La filosofia ha risposto così:
delectatio in felicitate alterius.
Rallegrarsi della felicità di un altra persona.
Bellissimo concetto. Ma mi domando, questo è possibile?
Non ritiene piuttosto la mentalità comune che la felicità dipenda da quello che riceviamo e non da ciò che siamo capaci di dare?
E' pertanto possibile rallegrarsi della felicità di un altro?
Gesù ci rassicura su questo tema: "c'è più gioia nel dare che nel ricevere"; Atti, 20,35, e l'apostolo Paolo afferma "Dio ama chi dona con gioia".
La benevolenza libera l'essere umano dall'autoreferenzialità dei propri istinti.
Riuscire ad amare qualcuno per se stesso, non per la soddisfazione che egli mi da, è specifico dell'essere umano.
Il bene oggettivo che riesco a causare con le mie azioni può diventare realmente il centro della mia felicità.
La benevolenza, perciò, ha come conseguenza la piena realizzazione di me stesso come persona; lo sviluppo, cioè, di quella potenzialità che è specifica della persona umana, e che ci consente di amare ed essere amati per se stessi. 

 Joachìn Navarro Valls
 

lunedì 9 luglio 2018

Maria Maddalena

Abbiamo la terribile capacità di abituarci a ricevere ogni giorno uno dei doni più preziosi che esistono al mondo.
"Considera ciò che di più bello e di più grande c'è sulla terra..., ciò che piace all'intelletto e alle altre facoltà..., e ciò che è godimento della carne e dei sensi...
Considera il mondo, e gli altri mondi che brillano nella notte: tutto l'Universo.

Ebbene, tutto ciò, unito a tutte le follie del cuore soddisfatte..., non vale niente, è niente e meno di niente, a confronto di questo Dio, mio! —tuo!—, tesoro infinito, perla preziosissima, umiliato, fatto schiavo, annichilito in forma di servo nella grotta dove volle nascere, nella bottega di Giuseppe, nella Passione e nella morte ignominiosa... e nella pazzia d'Amore della Santa Eucaristia"; Josemaria Escrivà, Cammino, punto 432.
Tutto questo Maria Maddalena l'aveva compreso molto bene e perciò piange inconsolabilmente quando si reca al sepolcro e lo trova vuoto.
In quel pianto mi identifico spesso, quando ho la sensazione di non riuscire ad amare mai con la passione che serve a spazzare via una volta per tutte la tendenza ad  abituarmi a stare a contatto ogni giorno con l'Inconcepibile.