sabato 11 giugno 2022

Resistenza e perdono

Sono a Parigi, vorrei incontrarla”.

L'uomo parlava tedesco. Riconobbi subito la sua voce: l'avevo sentito l'ultima volta quarant'anni prima, nel febbraio del 1944.

Non avevo alcun dubbio: era lui, un medico tedesco della Gestapo che mi aveva tenuta imprigionata per quattro mesi durante la seconda guerra mondiale.

I suoi crudeli trattamenti mi avevano quasi uccisa, rinchiudendo il mio corpo in una rete di dolore dentro la quale, ancora oggi, sono prigioniera.

E adesso il mio aguzzino era alla mia porta.

Cosa voleva da me?

Le sofferenze che mi hanno accompagnato in questi anni hanno messo a dura prova la mia resistenza fisica e mentale: è stata la fede in Cristo risorto che mi ha aiutata a resistere durante i momenti di buio e a ricostruire una vita della quale non ero più pienamente padrona, quella fede in Cristo che mi imponeva di amare i nemici e di credere al perdono, come partecipazione al compimento della croce.

Dopo quarant'anni non avevo smesso di pregare per quell'uomo. Avevo paura che morisse con il cuore abitato dall'odio e mi auguravo che incontrasse Colui che l'aveva creato per amore.

Ho un cancro” esordì, “l'ho appena saputo. Sono condannato, mi restano sei mesi di vita.

Non ho mai dimenticato ciò che lei disse ai miei altri prigionieri riguardo alla morte.

Sono sempre rimasto stupito per il clima di speranza che lei aveva instaurato.

Ora ho paura della morte. Vorrei capire meglio.

Cosa posso fare adesso? Come posso riparare il male commesso?
"Con l'amore", gli dissi. "La sola risposta al male è l'amore".

"Perdono. Le chiedo perdono” Mi disse.

Non si perdona in astratto, bisogna guardare in faccia il proprio carnefice e implorare per lui una misericordia che l’uomo non è capace di offrire.

Non è stato facile perdonare, anche se per tanti anni Maiti pensava di essere pronta a farlo, però lei ci riesce, forse proprio perché era tanto tempo che ci si stava preparando:

Istintivamente, presi il suo viso tra le mani e lo baciai sulla fronte.

In quel momento seppi che l'avevo veramente perdonato.

La sola risposta al male è l'amore, gli aveva detto la sua vittima.

Lui lo ha fatto, gli ultimi sei mesi di vita sono stati un’offerta di sé agli altri.

Di ritorno alla sua città aveva riunito parenti e amici e confessato loro il suo passato.

I suoi ultimi mesi furono effettivamente offerti agli altri.

Maiti non aveva mai smesso di pregare per lui e dopo la sua morte non dubitò che ormai condivideva anche lui la gioia dei figli di Dio: il mistero della redenzione si era compiuto.

Solo dieci anni dopo il loro incontro la donna ha deciso di raccontare la sua storia in un libro scritto insieme a Guillaume Tabard, giornalista di Le Figaro, che è stato tradotto anche in italiano con il titolo Maïti. Resistenza e perdono (Itaca edizioni).
E' una storia che vi scuoterà nel profondo ma vale la pena leggerla.

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