Ieri mattina avevo deciso di andare a correre.
Scelgo sempre posti nuovi per farlo, perchè ho bisogno di riposare la mente oltre che il corpo.
La settimana scorsa avevo scoperto un posto veramente affascinante: un tratto di sentiero un po' selvaggio lungo il fiume che non avevo mai percorso e, perciò, ieri ero ansioso di ritornarci per continuare ad esplorarlo.
C'era un solo problema: pioveva a dirotto e infuriava un vento freddo.
Chissenefrega, mi sono detto, non saranno certo quattro (???) goccie a fermarmi.
Mi sono armato di una giacca a vento ed un cappello e sono salito in auto.
Ho acceso lo stereo ed ho alzato il volume.
Amo particolarmente ascoltare musica viaggiando.
Dopo pochi minuti ho visto un barbone che già conosco camminare infreddolito sotto la pioggia.
Cosa posso fare per lui, mi sono chiesto? Davvero poco, devo prenderne atto.
Ma anche quel poco forse può servire a qualcosa.
Allora ho spento lo stereo, offrendo questa piccola rinuncia per quel poveretto.
Arrivato a destinazione mi sono accorto che non pioveva poi così tanto ed ho cominciato a correre.
Sarà stata la sorpresa di avventurarmi in una zona inesporata, oppure il fatto che nonostante la pioggia e il vento potevo benissimo correre senza problemi, fatto sta che mi ha invaso un senso di felicità del tutto sproporzionato rispetto alle circostanze esterne.
Anche quando ha cominciato a piovere più forte ed il vento si è tramutato quasi in tempesta neanche una goccia d'acqua è riuscita a bagnare la mia anima, anzi: più forte infuriava il vento più forza sembravano acquistare le mie gambe.
Certo avevo le scarpe, i piedi e le gambe completamente inzuppati, ma ero felice, di una felicità assoluta.
E' stato allora che ho sentito il bisogno di ringraziare il Dio delle piccole cose per quella sorprendente ed inaspettata felicità.