Spesso in questo spazio ho affermato come la prova più lampante dell'esistenza di Dio sia il desiderio di felicità infinita presente nella nostra anima, che nessuna realtà terrena può saziare: sarebbe assurdo essere condannati a provare un bisogno talmente radicato di una tale pienezza se questa si rivelasse poi una pia illusione.
Immaginate la sorpresa che ho provato quando ho scoperto che addirittura Leopardi aveva espresso lo stesso concetto con parole più o meno simili: "il non poter essere soddisfatto da alcuna cosa terrena, né, per dir così, dalla terra intera; considerare l’ampiezza inestimabile dello spazio, il numero e la mole maravigliosa dei mondi, e trovare che tutto è poco e piccino alla capacità dell’animo proprio; immaginarsi il numero dei mondi infinito, e l’universo infinito, e sentire che l’animo e il desiderio nostro sarebbe ancora più grande che siì fatto universo; e sempre accusare le cose d’insufficienza e di nullità, e patire mancamento e vòto, e però noia, pare a me il maggior segno di grandezza e di nobiltà, che si vegga della natura umana"; Pensiero LXVIII (Raccolta di pensieri).
Che dire: la vita non smette mai di soprenderci.