giovedì 23 giugno 2011

sposati e sii sottomessa

“Sposati e sii sottomessa" è il titolo di un libro che sto leggendo in questi giorni.
Il sottotitolo è "Pratica estrema per donne senza paura”.
E' un libro controcorrente, divertente, originale, intelligente e profondo.
L'autrice si chiama Costanza Miriano e fa la giornalista a rai 3.
Il tema di fondo del libro è che nell'ambito di un rapporto di coppia la donna è la più forte e perciò deve stare sotto a fare da fondamento per la continua costruzione di quell'amore che rende un matrimonio felice e duraturo.
Ma lascio a lei la parola che è meglio:

"Sposare un uomo, che appartiene irrimediabilmente a un’altra razza, e vivere con lui, è un’impresa.
Ma è un’avventura meravigliosa. È la sfida dell’impegno, di giocarsi tutto, di accogliere e accompagnare nuove vite.
Una sfida che si può affrontare solo se ognuno fa la sua parte.
L’uomo deve incarnare la guida, la regola, l’autorevolezza.
La donna deve uscire dalla logica dell’emancipazione e riabbracciare con gioia il ruolo dell’accoglienza e del servizio.
Sta alle donne, è scritto dentro di loro, accogliere la vita, e continuare a farlo ogni giorno. Anche quando la visione della camera dei figli dopo un pomeriggio di gioco fa venire voglia di prendere a testate la loro scrivania".

In questa raccolta di lettere originali ed esilaranti Costanza Miriano scrive di amore, matrimonio e famiglia in uno stile inedito: se fosse per lei produrrebbe delle encicliche, ma siccome non è il Papa mescola i padri della Chiesa e lo smalto Chanel, la teologia e Il grande Lebowski, sostenendo con ferrea convinzione la dottrina cristiana del matrimonio senza perdere d’occhio l’ultima borsa di Dior. D’altra parte, come scriveva Chesterton, «non c’è niente di più eccitante dell’ortodossia». (dal blog dell'autrice: costanzamiriano.wordpress.com)

Ve lo consiglio vivamente

sabato 18 giugno 2011

l'artista e il ciarlatano (parte 2°)

Ricevo e volentieri pubblico:

"Salve a tutti,
innanzitutto vorrei ringraziare pubblicamente Luigi per lo spazio che mi ha dedicato e per avermi presentato in una maniera così generosa.
Sono davvero felice di aver vissuto e condiviso, durante quest'ultima mostra a Venezia, una forte esperienza umana e spirituale.
In queste occasioni, incontrare persone che si emozionano e condividono con me i loro pensieri positivi è senza dubbio per me una grande gratificazione come uomo e come artista.
Vorrei sottolineare che nel mio sito non è stato ancora pubblicato questo progetto con le relative opere, quindi mi scuso se ho portato qualcuno di voi fuori strada. Quello è solo un aspetto "commerciale" della mia carriera artistica che mi aiuta a sopravvivere. Comunque sono tutti lavori originali e non stampe su tela che molti “artisti”, anche famosi, propinano come opere ad olio a persone ignare di queste pratiche truffaldine.
Invece, quello che ho presentato nei giorni scorsi, è stato un percorso del tutto nuovo programmato già da parecchio tempo e stavo aspettando il momento giusto per renderlo pubblico.
Ho dipinto questa serie di tele sacrificando, in una prima fase, quella che molti definirebbero la "bella pittura”. In questa maniera ho voluto appositamente lanciare un messaggio chiaro e vedere soprattutto la reazione del pubblico.
Ho vivamente sperato che tutte le persone potessero entrare nello spirito dell'opera e non rimanessero legate solo alla sua forma esteriore.
Ovviamente nella massa c'è chi ha anche visitato di sfuggita ed ha capito ben poco di tutto questo processo.
In questi dipinti, come la serie delle vittime di guerra che ho definito "viventi" e in continua evoluzione, durante la loro realizzazione mi è piaciuto immaginarmi di essere un chirurgo di guerra che si è preso e si sta prendendo cura di loro e che piano piano li aiuterà a ottenere una forma, per restituirgli soprattutto dignità. Ma credetemi, nei giorni scorsi non è stato facile lasciare appositamente ad esempio una mano appena abbozzata, cosciente di correre il rischio di essere definito un pessimo pittore dalle scarse qualità tecniche. Ma l'ho fatto senza remore e dunque solo chi ha voluto guardare oltre ha potuto cogliere il mio invito e si è potuto immergere pienamente in questo "flusso".
Chi ha seguito i video allegati alle opere ed ha visto in che condizioni sono stati ripresi i soggetti reali, ha potuto immaginare che, intanto, è preferibile vedere quella mano rozza, squadrata e ancora informe anziché una amputata che non c'è più. Purtroppo qualcuno ha storto il naso e, nonostante i suggerimenti, non è riuscito ad entrare nell'ottica del mio messaggio, disprezzando e criticando la tecnica.
Una cretina, che si è data tante arie da grande pittrice, ha voluto per forza pronunciare queste parole: “ Ma sono piatte queste forme!”. Io non mi son lasciato condizionare da nessuno, fregandomene in questo caso delle apparenze e dai giudizi superficiali. Ma voi ad un bambino appena uscito dall'ospedale, a cui gli è stata riattaccata una mano, gli direste mai che non è bella o che non è stata fatta bene?
Ho desiderato fortemente che le persone immaginassero che quella mano fasciata fosse come un baco da seta che pian piano sta sbocciando a nuova vita e che presto diventerà una bellissima farfalla.

Io mi auguro davvero che l'arte possa continuare a far riflettere e soprattutto ad emozionare, lanciando messaggi che portino una ventata di positività, soprattutto in un periodo attuale dove si parla solo di morte dalla mattina alla sera.
Questo è sempre stato il mio sogno e dunque non condividerò mai chi, per scopi commerciali o speculando sul dolore degli altri o peggio ancora utilizzando creature viventi per sfornare delle opere, è considerato un vero artista. Invito tutti a contrastare, contestare e a boicottare questa "moda" che è una vera e propria usurpazione della vita, perchè se continueremo a lasciarli agire, concedendogli la libertà di fare ciò che si vuole, arriveremo ad un punto di non ritorno.
L'Arte non è morte! L'Arte è vita!
Questo è uno dei profili che ho già pubblicato e troverete anche il video che periodicamente verrà aggiornato. Mi farà un immenso piacere condividere questo progetto anche con voi.

https://www.facebook.com/pages/ALIVE-20032011LP/202162216495403
Grazie di cuore
Pasquale Mazzullo"

giovedì 16 giugno 2011

l'artista e il ciarlatano

"L'opera d'arte ha il potere unico di riscrivere la nostra storia e rivestirla di dignità o, al contrario, deriderla e insultarla".
Sono parole di un giovane pittore messinese, Pasquale Mazzullo, che ho avuto il piacere di conoscere ieri.
Ha allestito una mostra a Venezia che si chiama "the flow of time", che si può ancora visitare in Campo San Geremia (accanto alla Chiesa di Santa Lucia).
I quadri esposti riproducono persone, per lo più bambini, segnate da una ferita materiale o spirituale che l'artista progressivamente va guarendo man mano che il tempo scorre.
Si tratta cioè di opere d'arte in continua evoluzione, che cercano di trasmettere un messaggio di speranza nel futuro, positivo e vitale.
Alla base di ciascun opera, infatti, si può vedere l'immagine originale del soggetto, spesso foto di bambini mutilati dalla guerra o dalle violenze subite; mentre la rappresentazione artistica ne descrive la guarigione, talvolta lenta e difficile, ma sempre espressione di un superamento del dolore.
"In questo modo le opere d'arte possono simbolizzare una presenza vivente, visibile e palpabile, che lasci presagire future metamorfosi, quasi che il cambiamento sia l'unica costante dello scorrere del tempo".
Sono rimasto impressionato dalla capacità di questo artista di rendere visibile l'interiorità dei soggetti rappresentati e di descriverne la rinascita spirituale.
Ci siamo trovati subito in piena sintonia sull'idea dell'arte come strumento per alleviare un pò il dolore del mondo, senza tuttavia nasconderlo ne edulcorarlo.
Allo stesso tempo ci ha suscitato molta tristezza constatare come, invece, l'arte contemporanea spesso sia caratterizzata soltanto da soggetti che, pur di richiamare a tutti i costi l'attenzione su di loro, fanno a gara per rappresentare gli aspetti più macabri e orridi della realtà contemporanea: biennale di Venezia docet...

venerdì 10 giugno 2011

il divo

Ieri sono stato a Padova per lavoro e sono passato dalla basilica del Santo.
Sono rimasto ancora una volta impressionato dalla marea di gente che fa visita al "divo" Antonio sempre, ma in particolare nella settimana che precede la festa del 13 giugno
Mi sono ricordato, allora, dell'ostensione del corpo del santo del febbraio scorso.
Si parlava di un'affluenza di fedeli da tutto il mondo per venerare le sue spoglie e da qualche servizio televisivo avevo scoperto che queste spoglie consistono nel teschio ed un mucchio d'ossa.
Quello che mi si è presentato davanti alle 16 e 30 del 17 febbraio, però, è stato uno spettacolo che andava al di là di ogni immaginazione.
Una folla compatta componeva una fila immensa di persone che si sviluppava per centinaia di metri ed arrivava fino a prato della Valle.
Era gente che arrivava veramente da tutto il mondo e si trovava là in fila da parecchie ore per venerare un mucchio d'ossa.
L'atmosfera che si respirava era quella dei grandi eventi: mi ricordava alcuni concerti di grandi rock-star del passato.
Si è parlato di un'affluenza che sfiora le 25.000 persone al giorno per tutta la settimana dell'ostensione.
Il cantante Zucchero ha appena concluso una settimana di concerti di fila nell'Arena di Verona ed ogni sera sono venuti a sentirlo da tutt'Italia molto meno di 25.000 persone.
In questo caso, però, la gente era venuta a sentire un pezzo di carne che andava avanti e indietro e blaterava qualcosa; a Padova la gente viene a venerare un mucchio d'ossa immobile che si dice appartenga ad un uomo che ha detto le sue ultime parole il 13 giugno del 1231, poche ore prima di morire.
Da allora la sua fama è andata via via sempre più crescendo in tutto il mondo ed oggi è considerato il santo più "gettonato" della storia della Chiesa.
La cosa incredibile, però, è che di lui non si sà praticamente niente: sappiamo che era un giovane portoghese di nobili origini che sin dall'età adolescenziale scelse la via della donazione totale a Dio.
Era contemporaneo di Francesco d'Assisi e decise di seguirlo in Italia dove trascorse gli ultimi anni di vita, appunto a Padova.
Mi sono chiesto, allora, perchè migliaia di persone vengano a venerare il corpo di un uomo vissuto ottocento anni fa di cui non si sa praticamente nulla.
Chi è stato Antonio e soprattutto chi è adesso?
Faccio l'avvocato del diavolo e dico: può essere un fenomeno di autosuggestione o psicosi collettiva?
Esistono ragioni umane che spiegano questo fenomeno?
La risposta più ragionevole mi pare che sia questa: non esistono motivi umani che spieghino quanto succede a Padova.
Una psicosi collettiva non può durare ottocento anni e, peraltro, andare sempre più crescendo.
La risposta non può che essere soprannaturale; come sempre la più semplice e più difficile da accettare: Antonio è il santo che concede più grazie ai fedeli nel mondo e si tratta di persone che hanno l'umiltà di chiedere, pur vedendo con gli occhi del corpo soltanto un mucchio d'ossa.
Tutte le altre spiegazioni sono molto più irragionevoli di questa.

domenica 5 giugno 2011

l'unica grandezza

a proposito di Mladic, trascrivo stralci di una lettera bellissima scritta da una suora violentata dai miliziani serbi: è un pò lunga ma credo proprio che se la leggerete non la dimenticherete più!

"Rev. Madre Generale
Sono Ducj Metrusc, una delle novizie che hanno subito violenza da parte dei miliziani serbi.
Le scrivo all’indomani di quanto è accaduto a me ed alle mie consorelle Tatiana e Sendria.
Mi permetta di non dirle nulla dei particolari della nostra vicenda. Vi sono esperienze così atroci nella vita che non possono essere comunicate a nessuno se non a quel Dio alla cui volontà mi sono l’anno scorso consacrata.
Il mio dramma non è l’umiliazione subita come donna, né l’offesa insanabile fatta alla mia scelta esistenziale e vocazionale, quanto invece la difficoltà di inscrivere nella mia fede un avvenimento che certamente fa parte della misteriosa volontà di Colui che io continuerò a considerare il mio Sposo divino.
Mi trovo adesso in un angosciante buio interiore. Egli mi ha distrutto il progetto di vita che io consideravo definitivo ed esaltante per me, e mi ha improvvisamente inscritta in un suo nuovo disegno che è, in questo momento, per me tutto da scoprire.
Avevo scritto una volta sul mio diario di adolescente: nulla è mio, non sono di nessuno, nessuno mi appartiene. Qualcuno invece mi ha presa, una notte che non voglio più ricordare, e m’ha strappata a me stessa pensando di farmi sua.
Era giorno quando mi sono svegliata, e il primo pensiero che mi venne fu proprio quello dell’agonia di Gesù nell’orto. Si scatenò una lotta terribile: mi chiedevo, da una parte, perché Dio avesse permesso che io fossi straziata e distrutta proprio in ciò che ritenevo la ragione del mio vivere e, dall’altra, per quale nuova vocazione Egli intendesse candidarmi.
Mi alzai a fatica e mi feci il segno della croce: che cos’è Madre la mia sofferenza e l’offesa subita a confronto di quella di Colui per il quale avevo mille volte promesso di dare la vita?
Dissi adagio: “sia fatta la tua volontà, adesso soprattutto che non ho altro appiglio se non la certezza che Tu Signore mi sei vicino”.
Le scrivo Madre non per avere conforto, ma perché mi aiuti a ringraziare Dio di avermi associata alle migliaia di mie connazionali, offese nell’onore e costrette a maternità indesiderate. La mia umiliazione si aggiunge alla loro e, poiché non ho altro da offrire per l‘espiazione dei peccati
commessi dagli anonimi violentatori e per una riappacificazione tra le due opposte etnie, accetto il disonore subito e lo consegno alla pietà di Dio.
Non si meravigli se le chiedo di condividere con me un “grazie” che potrebbe sembrarle assurdo.
Ho pianto in questi mesi i miei due fratelli assassinati dagli stessi aggressori e pensavo che più di così non avrei potuto soffrire.
C’era una parte segreta del dolore del mio popolo che a me sfuggiva. Adesso sono una di loro, una delle tante donne anonime con il corpo devastato e l’anima saccheggiata. Il Signore mi ha ammesso al loro mistero di vergogna, anzi a me suora ha concesso il privilegio di capire fino in fondo la forza diabolica del male.
So che, da oggi in poi, le parole d’incoraggiamento e di consolazione che riuscirò a cavare dal mio povero cuore saranno certamente credute, perché la mia storia è la loro storia, e la mia rassegnazione, sostenuta dalla fede, potrà servire se non di esempio, almeno di conforto.
Tutto è passato, Madre, ma adesso tutto incomincia.
Nella sua telefonata, dopo avermi detto parole di conforto di cui le sarò grata per tutta la vita, lei mi ha posto una domanda: “che ne farai della vita che ti è stata imposta nel grembo?”.
Sentivo che la sua voce tremava nel pormi un interrogativo al quale non ho creduto opportuno rispondere subito, non perché non avessi già riflettuto sulla scelta da fare, ma per non turbare i suoi eventuali progetti nei miei confronti.
Io ho già deciso. Se sarò madre il bambino sarà mio e di nessun altro. Lo so che potrei affidarlo ad altre persone, ma lui ha diritto al mio amore di madre anche se da me non era atteso, ne richiesto.
Non si può strappare una pianta dalle sue radici. Il chicco di grano caduto su una zolla ha bisogno di crescere là dove il misterioso, anche se iniquo, seminatore l’ha gettato.
Realizzerò la mia vocazione in altro modo. Me ne andrò con mio figlio. Non so dove, ma Dio che ha infranto improvvisamente la mia gioia più grande, mi indicherà la strada per fare la sua volontà.
Tornerò povera; riprenderò il vecchio grembiule e gli zoccoli e andrò con mia madre a raccogliere resina dalle cortecce dei larici dei nostri grandi boschi.
Deve pur esserci qualcuno che incomincia a rompere la catena dell’odio che deturpa da sempre i nostri paesi.
Al figlio che verrà insegnerò proprio soltanto l’amore.
Lui, nato dalla violenza, testimonierà accanto a me che l’unica grandezza che onora la persona umana è quella del perdono".