martedì 30 maggio 2023

l'essenza di Dio

Andrè Frossard è stato uno scrittore francese diventato famoso in tutto il mondo per il libro in cui racconta come avvenne la sua conversione: "Dio esiste, io l'ho incontrato".

Andrè era ateo: cresciuto in una famiglia mai sfiorata dal problema di Dio, non provava alcuna curiosità per la religione e nutriva una certa avversione per i preti: suo padre era uno dei fondatori del partito Comunista francese, del quale fu segretario generale.

L'8 luglio 1935 si trovava a Parigi per accompagnare un amico; ad un certo punto questi entrò in una chiesa, mentre Frossard preferì attendere fuori. L'amico tardava, così Andrè stanco di aspettare entrò in chiesa e si fermò davanti al Santissimo Sacramento.

In quel momento visse un'esperienza straordinaria. Dopo aver sentito le parole "Vita spirituale" come sussurrate da una Presenza invisibile, vide "l'evidenza di Dio", intuendo come nell'universo ci sia un ordine, alla cui sommità c'è Dio.

Uscito dalla chiesa e ritrovando l'amico gli disse: "Sono cattolico, apostolico, romano... Dio esiste ed è tutto vero".

Anni dopo descrisse più precisamente cosa aveva visto in quella chiesa: “l'infinito che si contrae in una inconcepibile umiltà".

Personalmente trovo che questa sia l'immagine più vera che ci è stata trasmessa sull'essenza di Dio.


martedì 18 aprile 2023

il senso di solitudine

Esistono tre modi con cui l’uomo tenta di superare il senso di solitudine che assedia la sua anima: la sessualità, il conformismo e l’attività creativa, scrive il padre della psicanalisi.

"Nel primo caso in risultato è un sempre crescente senso d’isolamento, poiché l’atto sessuale, senza amore, non riempie mai il baratro che divide due creature umane, se non in modo assolutamente momentaneo.

La soluzione più frequente scelta dall’uomo è l’unione col gruppo. Se io sono uguale agli altri, sia nelle idee che nei costumi, non posso avere la sensazione di essere diverso. Sono salvo: salvo dal terrore della solitudine. L’unione ottenuta mediante il conformismo, non è intensa né profonda; è superficiale e, poiché è il risultato della routine, è insufficiente a placare l’ansia della solitudine.

Un terzo modo per raggiungere l’unione è l’attività creativa: sia che il contadino coltivi il grano o il pittore dipinga un quadro, l’uomo si unisce col mondo nel processo di creazione. Questo, tuttavia, vale solo per il lavoro produttivo, per il lavoro nel quale io progetto, produco, vedo il risultato della mia fatica. Ma nel moderno processo del lavoro, il dipendente, anello di una catena senza fine, è un’appendice della macchina o dell’organizzazione burocratica".

Erich Fromm, L’arte di amare.

Agostino commenterebbe così: solo Dio basta!!! Il desiderio di infinito presente nel nostro cuore può essere colmato soltanto da un Essere infinito.

venerdì 24 marzo 2023

Non tenere per se il dono

C'è un termine che non gode di molta simpatia nella mentalità contemporanea: per molti versi è la parola più rifiutata dalla sensibilità moderna.

La parola è sacrificio.

La repulsione dell'uomo moderno verso il concetto di sacrificio nasce da una errata interpretazione del termine stesso, che viene letto sempre come sinonimo di rinuncia, privazione, perdita.

L'interpretazione corretta, invece, è molto più semplice e rassicurante: offerta di un dono a qualcuno.

Me lo ha chiarito ieri un amico molto caro, con queste splendide parole:

"Sacrificare vuol dire non tenere il dono per sè.

Tutto è dono di Dio, gratuito, dato per la nostra gioia e la sua gloria.

Nulla ci è dovuto.

Lo scopo, la funzione di questo dono è imparare a imitare Dio nel donare: la gioia sta nel donare.

Sacrificare non è rinunciare ma donare, donare gratuitamente il dono.

Restituire e non tenere per sè il dono, non soffrire per la sua mancanza.

Se saremo fedeli a questo sacrificio, il Signore ci promette la sua gioia qui sulla terra e per la vita eterna.

Donare infatti è dare vita, essere fecondo.

Tenere per sè è diventare sterili, disperdere il dono.

Come da una fonte il nostro calice è stato riempito a metà: più riverseremo nei calici degli altri, più il nostro si riempie fino a traboccare; più ce lo teniamo e più si prosciugherà".

Grazie Alvise

lunedì 6 febbraio 2023

pescatori (inadeguati) di uomini

 

Mi incoraggia molto considerare la vocazione dei primi dodici.

Quei primi apostoli, per i quali ho grande devozione e affetto, se li giudichiamo secondo i criteri umani erano ben poca cosa.

Non erano colti, e neppure molto intelligenti, almeno per ciò che si riferisce alla comprensione delle realtà soprannaturali. Perfino gli esempi e i paragoni più semplici risultavano loro incomprensibili e dovevano ricorrere al Maestro:  Signore, spiegaci la parabola. Quando Gesù con una metafora allude al lievito dei farisei, credono che li stia rimproverando per non aver comprato del pane.

Sono poveri e ignoranti. Tuttavia non sono né semplici né schietti. Pur nella loro ristrettezza di vedute, sono ambiziosi. Li troviamo più volte a discutere su chi sarà il maggiore quando Gesù — secondo la loro mentalità — avrà instaurato sulla terra il regno definitivo di Israele. Discutono e si accalorano nel momento sublime in cui Gesù sta per immolarsi per l'umanità: nel raccoglimento del cenacolo.

Di fede ne hanno poca. Gesù stesso lo afferma. Eppure lo hanno visto risuscitare i morti, guarire ogni genere di malattia, moltiplicare il pane e i pesci, placare le tempeste, scacciare i demoni.

Questi uomini di poca fede eccellevano forse nell'amare Gesù? Lo amavano, senza dubbio, almeno a parole. Però nel momento della prova fuggono tutti, tranne Giovanni che amava veramente, con le opere.

Erano questi i discepoli scelti dal Signore: tali apparivano prima che, ripieni di Spirito Santo, diventassero colonne della Chiesa.

Sono uomini comuni, con i loro difetti, le loro debolezze, la parola più lunga delle opere. 

E tuttavia Gesù li chiama per farne dei pescatori di uomini.


San Josemaria Escrivà, E’ Gesù che passa: la vocazione cristiana

mercoledì 14 dicembre 2022

io sono Giuda

Come molti di voi sanno, una delle opere più citate in questo blog è l'Evangelo come mi è stato rivelato di Maria Valtorta, di cui parlo diffusamente qua.

Tra le altre cose scrivevo come nel libro mi avesse particolarmente colpito di Gesù "la pazienza incredibile che impiega nel cercare di fare tutto il possibile per convertire il cuore traviato di Giuda".

Qualche giorno fa ho scoperto, peraltro, che quest'opera ha conquistato anche Andrea Bocelli, come egli stesso racconta qua a dei sorpresi intervistatori. 

Immaginate la mia gioia quando ho saputo che una casa di produzione cinematografica, la Dominus production, ha iniziato a realizzare dei film tratti dal testo della Valtorta.

Guarda caso il primo film, appena uscito, Io sono Giuda riguarda proprio il discepolo traditore e racconta il travagliato rapporto tra Gesù e Giuda, e si apre con queste parole rivolte agli altri discepoli:

"dovete amarlo più di ogni altro: facile è amare un giusto; difficile amare un peccatore quando il male è in lui. Ma non è tutto malvagio in lui: se voi lo amate forse si correggerà. Il Padre mi ha affidato quell'uomo: mi chiederà conto della sua anima e io chiedo a voi di aiutarmi. Imparate più attraverso Giuda che attraverso ogni altra persona. Molti Giuda troverete nel mondo e pochi santi. Egli con i suoi difetti vi mostra l'uomo com'è e io vi mostro l'uomo come può essere. Voi, conoscendo l'uno e l'altro, dovete cambiare il primo nel secondo".

Il film è disponibile gratuitamente qua ed è realizzato da interpreti straordinari che, in quanto attori di teatro, sanno dare particolare profondità ai personaggi.

Vi consiglio vivamente di guardarlo appeno avete un po di tempo: non sarà una visone rilassante ma sicuramente vi darà molti spunti di riflessione.

martedì 8 novembre 2022

la donna che parla alle aquile

Sono le sei del mattino del 16 luglio 2016. Lo scenario è quello delle Dolomiti.

A 2500 metri d'altezza, mentre l'alba spunta tra le montagne incantate, un gruppo di musicisti si prepara a suonare davanti ad uno sparuto gruppo di pubblico eroico.

C'è anche una donna che si accinge a cantare: non è italiana; proviene dalle lontane terre del nord.

Il suo nome è Mari Boine: è norvegese di etnia Sami, comunità lappone che vive in una regione isolata dal mondo civilizzato.

Il brano che segue si chiama "Brother Eagle" ed ascoltandolo vi accorgerete che chiamare cantante questa donna è molto riduttivo perché i suoni che sbocciano dalla sua bocca vanno al di là della musica come siamo abituati ad ascoltarla: la sua voce sembra abbracciare l'intero universo ed è capace di trasportarci in spazi del tutto inesplorati.

Non ve la perdete


martedì 4 ottobre 2022

la speranza del mondo

Se non fosse per le cure di Maria, per le preghiere di Maria, la razza umana non sarebbe più.

L’avrei cancellata perché veramente il vostro vivere ha toccato il profondo del Male e la Giustizia è ferita, e la Pazienza è colmata, e la punizione è pronta; ma c’è Maria che vi ripara con il suo manto, e se io posso, con un volger di sguardo, far prostrare il Paradiso e tremare gli astri, non posso nulla contro mia Madre.

Sono il suo Dio, ma sono sempre il suo Bambino.
Su quel Cuore mi sono riposato nel primo sonno d’infante e nell’ultimo della morte, e di quel Cuore so tutti i segreti.
So, dunque, che punirvi sarebbe dare un trafiggente dolore alla Madre del genere umano, alla Madre vera, che sempre spera potervi condurre al Figlio suo.
Sono il suo Dio ma Ella è mia Madre ed Io perfetto in tutto, vi sono Maestro anche in questo: nell’amore per la Madre.
A chi ancora crede, nel mondo, Io dico: “La salvezza del mondo è in Maria”.

rivelazione a Maria Valtorta, Diari