Perdonate la vena polemica che in me ha preso decisamente il sopravvento in questo periodo; prometto che nei prossimi giorni cercherò di essere più buono, così mi preparo anche meglio alla nascita del Dio Bambino.
Cosa mi è andato di traverso questa volta?
La supponenza di un certo pseudo - teologo che da qualche anno va per la maggiore: viene invitato regolarmente in TV; pubblica libri di successo e tiene conferenze in tutta Italia.
Diffidate delle persone che vanno spesso in TV, pubblicano continuamente libri di successo e tengono sempre conferenze da tutto esaurito: vuol dire che hanno fatto di tutto per allinearsi alla mentalità contemporanea.
Ma qual'è, di grazia, il pensiero dominante di questo pseudo-teologo, ex prete (oggi sposato con due figli), che dice di se stesso di essere il fautore della teologia del terzo millennio?
Quello che dice è molto semplice: la sua idea madre consiste nell'affermare che se l'uomo contemporaneo non riesce più a vivere certe esigenze morali (specialmente di carattere sessuale), è segno che quelle esigenze sono inadeguate, e perciò "non funzionano".
In altre parole, tutti i principi che regolano la morale sessuale tradizionale (specie se cattolica) sarebbero un insieme di "cocci rotti".
Passatemi la banalità ma è come se io dicessi che siccome la matematica non è mai riuscita ad entrare nella mia testa (e a quanto pare nella testa di sempre un maggiore numero di persone) ne consegue che la matematica non funziona: in altre parole, il problema non sono io ma è la matematica!!!
Questa idea - madre ovviamente conduce a tutta una serie di affermazioni tanto care alla mentalità contemporanea, che vanno dalla liceità dei rapporti prematrimoniali, alla legittimità dell'aborto; dall'assurdità del celibato dei preti (figuriamoci quello dei laici), all'ormai anacronistica fedeltà coniugale; ecc. ecc..
E' come dire che se io sposato non riesco più ad essere fedele a mia moglie, o io prete non riesco più ad essere fedele a Dio, questo dimostra che la fedeltà coniugale è un ideale impossibile ed è altrettanto impossibile quello del celibato per il regno dei cieli.
Siccome non ci sono riuscito io, allora non potrà riuscirci nessun altro: ecco, allora, che comincio a convincermi che non sono io che sono inadeguato, ma è l'ideale che mi ero proposto ad essere irraggiungibile!!!
Questo modo di ragionare, purtroppo sempre più diffuso, rivela un difetto di fondo che ha generato le più nefaste ideologie che la storia abbia mai conosciuto: tale difetto consiste nel convincersi che tutti i problemi della vita sono sempre fuori di me, mai dentro, e perciò la responsabilità dei miei errori è sempre di qualcun altro: delle strutture sociali, delle istituzioni religiose, dei condizionamenti familiari, ecc..
Se, pertanto, io non riesco più ad incarnare quell'ideale di uomo che hanno cercato di incarnare i miei genitori, ed i miei nonni prima di loro, è segno che quell'ideale non ha mai avuto alcun fondamento, perchè la realtà mi dimostra che io non sarò mai in grado di raggiungerlo.
Ma è realmente così, o si tratta soltanto di un espediente per mettere a tacere la propria coscienza ormai indurita sotto il peso della mia ipocrisia?
Se c'è una cosa che ho imparato dalla vita è che il nemico è sempre dentro di noi, quasi mai fuori, e che soltanto se cominciamo a combatterlo sul serio saremo capaci di riconquistare quella dignità perduta che corrisponde all'ideale di uomo che ho ereditato dalla mia tradizione culturale e familiare, ed alla quale per niente al mondo vorrei rinunciare.