L'incontro con una donna ha cambiato la mia vita.
La prima volta che la vidi fu all'interno di un santuario famoso per l'accesa devozione popolare che lo caratterizza.
All'improvviso un raggio di sole entrò dalla finestra ed illuminò il suo volto: mi accorsi allora di non averla mai guardata negli occhi e compresi il mistero del suo cuore.
Leggendo la sua storia appresi che il quadro che ne riproduceva l'immagine proveniva da un'edicola collocata ai bordi di una strada.
L'immagine raffigurata nel dipinto non presenta particolari pregi artistici, in quanto riproduce con colori semplici il viso della Madonna con il Bambino accanto, ma colpisce la mesta espressione del volto dominato da due grandi occhi che hanno l'effetto di penetrare l'animo di chi li guarda, lasciandovi un ricordo indelebile.
A guardarla distrattamente ci si fa l'idea di un'immagine persino brutta secondo i canoni estetici tradizionali: sembra quasi una delle tante scugnizze napoletane che si incontrano per le strade dei quartieri più popolari della città.
Se la si guarda attentamente, però, si scopre che senza ogni ragionevole dubbio l'espressione di quel viso non è di questo mondo.
Esso esprime chiaramente così delicati sentimenti che nessun artista sulla terra avrebbe potuto tratteggiarli con tale profondità, e ciò che esprime è malinconia mista a speranza, tristezza unita a misericordia.
Provate a mischiare insieme l'affetto di una madre per i propri figli, il dolore nel vederli allontanarsi e la speranza di poterli riabbracciare, ed avrete il quadro della Madonna dell'Arco.
Più la guardo e più mi convinco che l'espressione appena descritta quel viso l'ha assunta dopo il fatto che ne segnò l'improvvisa notorietà.
Il lunedì di Pasqua del 1450 celebrandosi, come di consuetudine ogni anno, una festicciola in onore della Beata Vergine Maria, gli abitanti della contrada assistettero ad un prodigio che richiamò su quell'immagine l'attenzione di tutti i fedeli delle terre circostanti. Presso l'edicola della Madonna alcuni ragazzi stavano giocando per strada ed il gioco consisteva nel colpire una palla di legno con un maglio; vinceva colui che faceva andare più lontano la propria sfera.
Tirò il suo colpo il primo giocatore, poi l'altro tirò il suo con più energia ed abilità, tanto da poter esser certo della vittoria se questo tiro non fosse stato fermato dal tronco di un albero di tiglio, che era sulla direzione e vicino all'edicola della sacra immagine. Indispettito e fuor di sé dalla collera, questi bestemmiò ripetute volte ....la Santa Vergine; poi, raccattata la palla dal suolo, al colmo dell'ira, la scagliò contro l'effige, colpendola alla guancia sinistra, che subito, quasi fosse stata di carne viva, rosseggiò e diede copioso sangue. Gli astanti che, attratti dal gioco, si erano fatti intorno ai due giocatori, rimasero paralizzati dallo stupore.
Ancora oggi si nota sulla guancia sinistra della Madonna una ferita che rende più livido quel lato del volto raffigurato nel dipinto.
Ogni volta che la guardo non posso fare a meno di provare compassione.
Brutto affare provare costantemente quel sentimento che ci conduce a metterci nei panni degli altri e sperimentare sulla propria pelle gioie e dolori altrui.
Ho cercato spesso di difendermi dalla compassione provando a nasconderla dietro allo scudo del cinismo che ci fa passare indifferenti davanti alla disperazione umana, ma non ci sono riuscito.
Quante volte mi sono soffermato a contemplare quell'umanità derelitta che abita ai margini della società, chiedendomi se interessa a qualcuno la vita di queste persone?
Ma io cosa posso fare? Mi sono chiesto più volte guardando queste anime sommerse dall'indifferenza del mondo. Non è mio compito risolvere i problemi sociali. Che ci pensino le associazioni di volontariato, i no profit, i no global, i no logo, i no…..no……no…..no…….no.
Si!
Qualcosa forse posso fare: fermarmi e lasciarmi toccare da quel dolore, senza questa maledetta paura di farsi coinvolgere troppo.
Qualcosa forse posso ancora fare: lasciare una parte di me su quei marciapiedi ed incidere una parte di loro dentro la mia anima.
Qualcosa forse posso fare: affidarli alla loro Madre piena di compassione e sperare; sperare che anche per loro ci possa essere una via d'uscita; sperare che anche per loro si possa ripetere un giorno l'eterno miracolo della resurrezione della vita………….
Allora anche una parte di me risorgerà.