Qualche settimana fa abbiamo avuto l'onore di avere ospite a cena una protagonista assoluta della letteratura italiana contemporanea: Antonia Arslan.
Il suo romanzo più famoso è senza dubbio "La masseria delle allodole", pubblicato nel 2004 dando voce ai ricordi del nonno sul genocidio del popolo armeno ad opera dei turchi.
Il libro ha riscosso un tale successo che è stato tradotto in tutto il mondo e ne è stato tratto un film girato dai fratelli Taviani.
Il pregio maggiore dell'opera letteraria di questa scrittrice consiste, a mio parere, nella capacità di esprimere in un linguaggio teneramente poetico eventi particolarmente drammatici come quelli che hanno caratterizzato le vicende del popolo armeno.
Nell'accoglierla in casa le ho confidato di essere un suo grande ammiratore e le ho mostrato una foto che conservavo gelosamente da alcuni anni: la ritrae in uno dei momenti più belli della sua vita, quello del matrimonio.
L'avevo ritagliata da un giornale sul quale era comparsa in occasione del transito al cielo del marito di Antonia; le ho rivelato allora che il suo sguardo in quella immagine mi aveva colpito molto per la sua intensità, al punto da indurmi a ritagliarla e conservarla.