Accolto da recensioni entusiastiche all’ultimo Festival di Cannes, trascinato da incassi pazzeschi in patria, con oltre 7 milioni di euro incassati in 2 settimane di programmazione, il film autobiografico Les Garcons et Guillaume, a table! di Guillaume Gallienne è finalmente uscito anche in Italia, con il titolo "Tutto sua Madre".
Quelle che seguono sono tre recensioni che dovrebbero invogliarvi ad andarlo a vedere.
"L'equilibrio tra l'ironia e la profonda riflessione sui danni di una presenza materna ingombrante, nonchè il condizionamento familiare violento quanto inconsapevole, fanno di questo film un piccolo miracolo di scrittura e recitazione: troppo facile, visto il tema delicato che affronta, sarebbe stato scivolare nel macchiettistico, nel superficiale o nello scontato"; Alessandro Antinori.
"Sottile e raffinato eppure sfrontato e senza peli sulla lingua, il film procede in un crescendo di situazioni comiche e talvolta esilaranti. Una pellicola diversa e originale, che riesce a toccare il delicato tema dell'identità sessuale con una grazia incomparabile"; Elena Bertoni.
"Un film sovversivo almeno per tre ragioni:
la prima è che la storia racconta di un ragazzo che ha dovuto assumersi il carico di riaffermare la propria eterosessualità, in una società e in una famiglia che aveva decretato la sua omosessualità. Sono più o meno queste le parole che il protagonista, interprete contemporaneamente di sé stesso e di sua madre, pronuncia in una delle scene finali del film (ma tradotte diversamente nel libro edito da Frassinelli).
E’ una storia in cui, con le dovute eccezioni, tutti i ragazzi che sono stati “bambini diversi” si possono riconoscere: il bullismo, la negazione per lo sport, in particolare per il calcio, i travestimenti femminili, la confidenza con la madre e il desiderio di non tradirla, la distanza emotiva dal padre, la debolezza per il proprio migliore amico.
la prima è che la storia racconta di un ragazzo che ha dovuto assumersi il carico di riaffermare la propria eterosessualità, in una società e in una famiglia che aveva decretato la sua omosessualità. Sono più o meno queste le parole che il protagonista, interprete contemporaneamente di sé stesso e di sua madre, pronuncia in una delle scene finali del film (ma tradotte diversamente nel libro edito da Frassinelli).
E’ una storia in cui, con le dovute eccezioni, tutti i ragazzi che sono stati “bambini diversi” si possono riconoscere: il bullismo, la negazione per lo sport, in particolare per il calcio, i travestimenti femminili, la confidenza con la madre e il desiderio di non tradirla, la distanza emotiva dal padre, la debolezza per il proprio migliore amico.
Non manca una descrizione piuttosto cruda di un certo modo di “fare conoscenza” nel mondo omosessuale.
Film sovversivo perché comico. Guillaume Gallienne non è un pivello. E’ membro della Comédie Française e uno degli attori francesi più amati. L’attore racconta la sua epopea con autoironia ed umorismo, impossibile trattenere le risate. Anche nei momenti più drammatici, Guillaume (oltretutto regista e sceneggiatore del film) porta fino alla commozione, ma subito ne smorza la tensione, con uno scherzo, un’irriverenza, una gag.
Film sovversivo perché comico. Guillaume Gallienne non è un pivello. E’ membro della Comédie Française e uno degli attori francesi più amati. L’attore racconta la sua epopea con autoironia ed umorismo, impossibile trattenere le risate. Anche nei momenti più drammatici, Guillaume (oltretutto regista e sceneggiatore del film) porta fino alla commozione, ma subito ne smorza la tensione, con uno scherzo, un’irriverenza, una gag.
La vera rivoluzione del film però, sta nel “non detto”, così evidente da non passare inosservato.
La testimonianza di una vita è così schiacciante! Qualunque omosessuale ci si potrebbe riconoscere.
Certo conosciamo tante testimonianze di omosessuali che sono diventati etero, ma qui non c’è nessuna professione di fede, nessuna egodistonia, nessun trauma che porta a cercare un’altra identità. E’ soltanto una presa di coscienza, non il rifiuto di una condizione, non il “pentimento di un finocchio”, come lo accusa sua madre, ma l’amore per una donna, Amandine che lo porta ad uscire dalla sua identità fittizia e scoprirsi eterosessuale"; Eliseo del deserto.
Miracoli che solo il cinema sa fare...
Miracoli che solo il cinema sa fare...
ciao Luigi,come sta?
RispondiEliminabelle recensioni che invogliano ad andare al cinema
buon pomeriggio
Va bene Graziella: meglio ogni volta che ti sento!!!
EliminaA prestissimo
Ora mi sono incuriosita di questo film... ma chissà quando arriverà da noi...?
RispondiEliminaspero presto Titti!!!
EliminaBuona domenica
Comunque mi sono sempre chiesta perché facciano queste traduzioni improbabili dei titoli di film...
RispondiEliminain questo caso però il titolo forse è più azzeccato di quello originale!!!
EliminaDevi assolutamente vederlo Vele: sono sicuro che ti piacerebbe un sacco
Ciao Luigi. Ma caspita quanto sono invitanti e coinvolgenti le parole di queste recensioni. E' strano, non ne avevo affatto sentito parlare e non lo vedo sui cinema di Milano.
RispondiEliminaAnche a me il titolo non piace affatto, né quello originale, né la traduzione. Anche questo mi incuriosisce, magari vedendolo trovo un titolo meno sgradevole:-)
cara Ambra: purtroppo sta avendo poca diffusione perchè è un film tutt'altro che politicamente corretto!!!
Eliminap.s. adesso provo ad inserire una scena da youtube
Film del genere sono pane per i miei denti...ma si parla anche di un libro, porta lo stesso titolo del film???
RispondiEliminaVorrei leggerlo!!!
in effetti si: è uscito prima il libro, editore Frassinelli, e poi un'opera teatrale, anch'essa molto apprezzata.
EliminaSe riesci a trovarlo fammelo sapere
Un abbraccio