Il mondo ha bisogno di narratori.
Non di scrittori: di narratori.
Non di racconti, ma di narrazioni.
Il racconto è il prodotto di un soggetto, la narrazione invece è qualcosa che esiste nel mondo, un grande fiume che raccoglie tutto quello che ci fa vivere o che ci uccide, la pena, il dolore ma anche la felicità improvvisa, o anche quello che i sociologi bugiardi chiamano "disagio", che non è altro che il grido che erompe dal cuore di chi sta dentro una baracca e non sa come dar da mangiare ai suoi figli, ma anche dal cuore di un ricco prigioniero della sua casa da sogno, della sua indifferenza al modo in cui impiegherà il proprio tempo: lavorare, dormire, fare del bene, non farlo...
E i narratori sono coloro che camminando sulla lastra di cemento - ossia di silenzio - che ci separa sempre dalla verità dei fatti, si soffermano là dove sentono che la lastra è più sottile, e praticano, con cautela ma anche con decisione, dei piccoli buchi, poi in quei buchi infilano una mano, poi un braccio, poi ci s'infilano tutti, e scendono giù, armati di una piccola luce (perché l'ingegno è quello che è, e anche l'uomo più intelligente è comunque un babbeo di fronte al Vero), e cominciano a esplorare, ben sapendo che quello che vedranno è sempre solo una piccola parte di quello che c'è.
Da cosa si riconosce un vero narratore?
Non dalle opinioni dello stesso, non dalla lunghezza dei suoi libri, non dalla sua capacità di dipingere grandi affreschi, insomma non dalla capacità di dominio della pagina, ma solo dalla sua capacità di lasciar entrare dentro la pagina qualcosa che non coincide con lui, con il suo pensiero, con la sua abilità tecnica, con le sue tematiche.
Penetrare nella grande narrazione del mondo, stando al cospetto del Vero, significa lasciar entrare Dio nelle proprie pagine.
Creda o non creda, professi o non professi, un vero grande narratore parla di Dio.
Luca Doninelli; introduzione a "I più non ritornano" di Eugenio Corti; edizioni Ares, Milano, 2013.
E' un'impresa difficile: del resto, tutti sono capaci di raccontare, ma pochi riescono a narrare, toccando le corde più profonde del cuore del lettore. Solo i grandi autori ne sono capaci.
RispondiEliminaLuigi, curiosità personale: quali sono i tuoi autori preferiti?
Io sono sicura che - come me - sei innamorato di una delle più belle opere del mondo: Il cantico delle Creature di San Francesco. Dico bene?
;-)
il preferito in assoluto è "i miserabili" di Hugo; ti consiglio vivamente di leggerlo cara Vele.
EliminaTra i contemporanei mi piace molto Chaim Potok, in particolare "il mio nome è Asher Lev"!
Il cantico delle creature è un opera sublime ma non l'ho mai inquadrata come opera letteraria; è sempre stata per me una riflessione spirituale che conduce alla contemplazione ed al ringraziamento!!!
Buona serata
Bellissimo post, letto con molta attenzione, ancor di più perchè amo narrare, raccontare, entrare nel testo.
RispondiEliminaOvviamente non sono un'esperta, ma queste tue righe mi illumineranno negli scritti futuri.
P.S.
Proprio oggi ho vinto un concorso con un racconto on line, sarà una coincidenza o un piccolo segno del Destino?!!
Ciao, un abbraccio:))
grazie Anto e complimenti per il premio: speriamo sia il primo di una lunga serie!!!
EliminaL'eternità è della narrazione, un fiume come bene hai detto che raccoglie in sé tutta la contemporaneità degli uomini e della natura, ma che parte dai nostri avi e arriverà al domani. Il racconto è del momento.
RispondiEliminasai cogliere sempre l'essenziale Ambra!!!
EliminaBuona settimana
Sono sempre interessanti i tuoi post,Luigi !
RispondiEliminaAnch'io trovo che al giorno d'oggi ,ci siano molti che scrivono racconti etc .etc.
Ma pochi sono i narratori ,quelli che vanno un pò più in la,quelli, che quando li leggi ,ti si apre il cuore, e le loro parole hanno il potere di donarti una grande luce!
Un abbraccio Bianca.
e poi ci sono le persone come te Bianca che riescono a narrare attraverso le immagini e la pittura!!!
EliminaAnche nelle arti figurative è possibile raffigurare l'infinito universale!!!
Un bacio
Ciao Luigi,
RispondiEliminanon avevo mai considerato a fondo la differenza sostanziale tra queste due figure.
Un interessante punto di vista.
ciao Chiaretta, spero tu stia godendo del meritato riposo!!!
EliminaLeggere queste righe mi riportano ad una riflessione che,tempo fa, riempiva il mio cuore: Narrare, sì, pronunciandolo sillabicamente e piano piano "Nar-ra-re". C'è una sottile differenza tra Narrare e Raccontare. Un po' come "eseguire" una ricetta, passo dopo passo, ed invece sporcarsi o lasciarsi sporcare le mani dagli ingredienti per ottenere quell'alchimia dal giusto equilibrio tra sapore,colore,profumo....
RispondiEliminaNel narrare, si parla ma non solo; necessariamente tutto l'essere si coinvolge, aggiungendo quel "qualcosa" che nessun altro, pur ripetendo in successione le stesse tue parole, potrà mai ripetere: il tono di voce,l'emozione mentre pronunci quanto pensi e senti, lo sguardo, la gestualità... quell'alchimia del giusto equilibrio, irripetibile come l'impronta digitale.
Contenta di averci ri-pensato grazie a te, ti abbraccio forte forte.
è incredibile Milly: ho sentito di nuovo quel profumo di caffè effondersi per tutta la casa!!!
EliminaUn bacione
Non ho mai pensato di questa differenza tra narrare e raccontare...
RispondiEliminaE' un posto interessante, grazie!