Poi una mattina apri gli occhi, e d’improvviso la giornata davanti ti fa paura.
Ciò che è quotidiano e semplice di colpo è uno sforzo insormontabile.
Semplicemente, non puoi.
Chiudi le imposte, la luce è una minaccia.
Vorresti solo poter restare al buio; e dormire, dormire, per non dover pensare.
Tutto è così estraneo, e così vuoto: non c’è più alcuna affezione a ciò che fai ogni giorno.
Come se qualcuno, dal di dentro, avesse fatto scattare un interruttore, precipitando una casa nel buio.
Un sottile panico. Come farai? Devi trovare una faccia da metterti, devi vestirti, e sembrare normale.
Occorre una maschera: ma nello specchio sei così inadeguata, gli occhi così smarriti.
Una benedizione sarebbe aver fretta, dover prendere un treno, non avere tempo.
E ogni minuto d’ozio invece moltiplica come in un gioco di specchi la paura.
Esci, facendoti forza.
Incredibile come anche il bar di tutti i giorni ti sembri lontano.
Ti senti peggio, fuori; c’è un sole che ti acceca e da cui vorresti nasconderti, come certi animali notturni che non tollerano la luce.
Ti senti, per la strada, una intrusa che improvvisamente non condivide più quel comune affrettarsi, salutarsi, andare.
Cammini rasentando i muri della case – come un clandestino. Rientri affannata, quasi inseguita.
Il telefono suona e lo guardi come un nemico.
Non sai cosa dire, non c’è niente che tu possa dire.
Ed è tutta la vita che ogni tanto, un mattino, è così. Qualcuno stacca la luce.
Si sa com’è una casa, quando salta la luce: buia, inerte, e inutile premere qualsiasi interruttore. L’impotenza assoluta.
E non c’è alcun esame medico che possa dire: qualcosa non funziona. Tutti i valori, al contrario, perfetti.
Quel vuoto che ti si spalanca sotto ai piedi non risulta, alle analisi.
D’altronde è del tutto vano cercare di spiegare, a chi non ha provato.
Sono gentili, ma non capiscono. Pregare, anche, è estremamente difficile: giacché c’è solo il buio e il vuoto, è molto difficile convincerti che non stai parlando soltanto con te.
Le cose, la realtà, le facce, che in certe altre felici mattine intuisci essere segno, orma di altro, in queste giornate di muto spavento assumono una consistenza monolitica.
Sono solo cose, materia opaca che ti si para davanti, senza un’origine e un fine. Senza un destino: un essere fatti da e un andare verso. Roba, agglomerati di molecole inerti. (Dormire, dormire, poter non pensare).
Ti danno innumerevoli pillole, ma nessuno sa dirti esattamente che cos’è, che si spezza e ti trasforma in uno smarrito straniero.
Cos’è, per cui la casa d’improvviso, e da quando avevi vent’anni, piomba nell’oscurità; tanto che non puoi chiamare, nemmeno – giacché sei certa, che non c’è nessuno.
Poi, passerà. Un mattino ti sveglierai, e tutte le cose saranno al loro posto.
Sarà bello allora alzarti e andare al parco; di nuovo nei tronchi, nelle facce e perfino nei vecchi tram polverosi intuendo come in trasparenza una storia che viene da e va verso – leggendo di nuovo, in tutto, un destino.
Marina Corradi Tempi 7 settembre 2010
Bellissimo questo brano, mi son venuti i brividi!
RispondiEliminaGrazie di essere passato da me, stamattina il tuo commento mi ha illuminato il volto con un sorriso! :)
Ti ho risposto anche nei miei commenti.
Un abbraccio.
Kiara
Un sentimento altalenante, compenetrato nella dimora dell'anima, così questa donna rivive la sua emozione giornaliera, che l'attanaglia e la rende viva nell'insieme.
RispondiEliminaUn brano notevolmente sentito, vissuto, uno stato a mezzo tempo di una donna potente nel pensiero e, riflessiva. Grazie Luigi, di questo passaggio di vita, e grazie della cortesia squisita che hai verso il mio blog! a presto.
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RispondiElimina@ Kiara: grazie a te, di esistere!!!
RispondiElimina@ Stefania: molto bello il tuo commento Stefy; tanto bello che si è moltiplicato a dismisura!!!
Un abbraccio
In un momento particolare della mia vita ho vissuto così e tutte le mattine erano "così"...ed è vero, nessuno riesce a capire fino in fondo il baratro che senti dentro e davanti a te e vorresti solo dormire dormire e dormire per non sentire e non sentirti... poi, grazie a Dio, è passato. Ma la cicatrice e "quella" sensazione ancora le sento, ogni tanto...
RispondiEliminaTi abbraccio
Buona vita
C.
Bella e intensa la lettera di Marina, nelle sue parole c'è tanta magia.....peccato che la realtà è piena di ombre pronte ad assalirti
RispondiEliminaUn caro saluto
Non é poi tanto sepolta la luce !!
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RispondiEliminaEh ma che meraviglia di brano...l'ho letto d'un fiato.
RispondiEliminaRileggendo vedo me tanti anni fa.. quando il baratro si era chiuso sopra di me impedendomi di vedere la luce... il dolore è insopportabile, il buoi rende claustrofobici e le pasticche ti annientano! Poi però l'incontro di una grandissima amica che prima di diventarlo era la mia psicologa, mi ha mostrato la luce per finalmente risalire la china...
RispondiEliminaSon passato ormai 20 anni ma ancora il suo nome è nelle mie preghiere!
Bellissimo scritto... quantomai vero!
Grazie Luigi!!
:-)
ciao luigi bello questo brano, perche' descrive esattamente le sensazioni che si provano in alcuni momenti oscuri della nostra vita, ci si passa tutti prima o poi,le angosce e le paure sono legami che ci uniscono, ci fanno capire che siamo tutti sulla stessa barca con pregi ma anche debolezze...ciao a presto grazie rosa.)
RispondiEliminaed un pensiero le passa per la testa
RispondiElimina"forse la vita non è stata tutta persa"...
forse qualcosa "s'è salvato"!!...
forse davvero!...non è stato "poi tutto sbagliato"!
"forse era giusto così!?!"....
Molti concetti,tutti profondi,che si applicano alla grande avventura della vita.
RispondiEliminaLuigi...
RispondiElimina...che angoscia...
...l'ho rivissuto, leggendo...
...sì, perchè l'ho vissuto qualche anno fa.
Violente crisi di panico con annesse crisi di derealizzazione e depersonalizzazione.
Supplichi di morire, piuttosto che vivere ("vivere" ?!?) così.
Ma, al contrario di chi ha scritto questa stesura, io la forza per pregare l'avevo.
L'unica forza che mi fosse rimasta, l'unica cosa per la quale non mi sentissi gelata dal terrore e quindi paralizzata.
Una Grazia Immensa.
Ed è stato quel che mi ha salvata.
Non c'era farmaco o psicoterapia che potesse competere con la Potenza di questa Cura.
Charity Drops è nato x questo...
...per eterna gratitudine.
E rinnovate consapevolezze.
Ti voglio bene,
un forte abbraccio*
Maddy
...vorrei vederli quegli occhi e sfiorare le mani di questo scritto...il buio, quando è dentro Te...solo a Te darà ascolto...e solo Tu puoi riaccendere la Luce..e scorgere la Vita...serene ore Luigi...
RispondiEliminadandelìon
Conosco anche io questa sensazione dello svegliarsi la mattina e non voler aprire le finestre perchè sembra che fuori tutto sia insignificante.
RispondiEliminaMa poi scopri quanto sia bella la luce, la natura e tutto il resto... E allora si che spalanchi le finestre! :-)
ps: amministrativo mi ha messa KO
parole piene di angoscia,che spero di non provare mai.Deve essere terribile aprire gli occhi e non avere nessun stimolo per affrontare una nuova giornata.Certe letture fanno dire grazie a chi questo stimolo riesce ancora a trovarlo,buon pomeriggio Luigi
RispondiEliminaIl pezzo, molto bello, descrive perfettamente una sensazione orrenda che ho provato anche io.
RispondiEliminaLa depressione è un rischio che corriamo nella vita... l'importante è non lasciarsi trascinare nel baratro, interrompere subito la spirale!
RispondiEliminaAhhh se hai ragione... Io ultimamente di mattine così ne vedo parecchie.
RispondiEliminaTrovo beneficio... nel caffè... piccolo sapore, piccolo vizio, piccolo amaro risveglio che addolcisco con due lacrime di zucchero. Baci