martedì 15 ottobre 2024

il testamento di Sammy

Questa è la parte finale del testamento spirituale lasciato da Sammy Basso. Che dire: Santo subito...

Se vorrete ricordarmi non sprecate troppo tempo in rituali vari, pregate, certo, ma prendete anche dei bicchieri, brindate alla mia e alla vostra salute, e siate allegri. Ho sempre amato stare in compagnia, e perciò è così che vorrei essere ricordato. Probabilmente però ci vorrà del tempo, e se voglio veramente consolare e partire da questo mondo in modo da non farvi stare male, non posso semplicemente dirvi che il tempo curerà ogni ferita. Anche perché non è vero. Perciò vi voglio parlare schiettamente del passo che io ho già compiuto e che tutti devono prima o poi compiere: la morte. Anche a solo dirne il nome, a vote, la pelle rabbrividisce. Eppure è una cosa naturale, la cosa più naturale al mondo. Se vogliamo usare un paradosso la morte è la cosa più naturale della vita. Eppure ci fa paura! È normale, non c’è niente di male, anche Gesù ha avuto paura. È la paura dell’ignoto, perché non possiamo dire di averne avuto esperienza in passato. Pensiamo però alla morte in modo positivo: se lei non ci fosse probabilmente non concluderemo niente nella nostra vita, perché tanto, c’è sempre un domani. La morte invece ci fa sapere che non c’è sempre un domani, che se vogliamo fare qualcosa, il momento giusto è “ora”! Per un Cristiano però la morte è anche altro! Da quando Gesù è morto sulla croce, come sacrificio per tutti i nostri peccati, la morte è l’unico modo per vivere realmente, è l’unico modo per tornare finalmente alla casa del Padre, è l’unico modo per vedere finalmente il Suo Volto. E da Cristiano ho affrontato la morte.

Non volevo morire, non ero pronto per morire, ma ero preparato. L’unica cosa che mi dà malinconia è non poter esserci per vedere il mondo che cambia e che va avanti. Per il resto però, spero di essere stato in grado, nell’ultimo mio momento, di veder la morte come la vedeva San Francesco, le cui parole mi hanno accompagnato tutta la vita. Spero di essere riuscito anch’io ad accogliere la morte come “Sorella Morte”, dalla quale nessun vivente può scappare. Se in vita sono stato degno, se avrò portato la mia croce così come mi era stato chiesto di fare, ora sono dal Creatore. Ora sono dal Dio mio, dal Dio dei miei padri, nella sua Casa indistruttibile.

Lui, il nostro Dio, l’unico vero Dio, è la causa prima e il fine di ogni cosa. Davanti alla morte nulla ha più senso se non lui. Perciò, sebbene non c’è bisogno di dirlo, poiché Lui sa tutto, come ho ringraziato voi voglio ringraziare anche Lui. Devo tutta la mia vita a Dio, ogni cosa bella. La Fede mi ha accompagnato e non sarei quello che sono senza la mia Fede. Lui ha cambiato la mia vita, l’ha raccolta, ne ha fatto qualcosa di straordinario, e lo ha fatto nella semplicità della mia vita quotidiana. Non stancatevi mai, fratelli miei, di servire Dio e di comportarvi secondo i suoi comandamenti, poiché nulla ha senso senza di Lui e perché ogni nostra azione verrà giudicata e decreterà chi continuerà a vivere in eterno e chi invece dovrà morire. Non sono certo stato il più buono dei cristiani, sono stato anzi certamente un peccatore, ma ormai poco conta: quello che conta è che ho provato a fare del mio meglio e lo rifarei. Non stancatevi mai, fratelli miei, di portare la croce che Dio ha assegnato ad ognuno, e non abbiate paura di farvi aiutare nel portarla, come Gesù è stato aiutato da Giuseppe di Arimatea. E non rinunciate mai ad un rapporto pieno e confidenziale con Dio, accettate di buon grado la Sua Volontà, poiché è nostro dovere, ma non siate nemmeno passivi, e fate sentire forte la vostra voce, fate conoscere a Dio la vostra volontà, così come fece Giacobbe, che per il suo essersi dimostrato forte fu chiamato Israele: Colui che lotta con Dio. Di sicuro, Dio, che è madre e padre, che nella persona di Gesù ha provato ogni umana debolezza, e che nello Spirito Santo vive sempre in noi, che siamo il suo Tempio, apprezzerà i vostri sforzi e li terrà nel Suo Cuore.

Ora vi lascio, come vi ho detto non amo i funerali quando diventano troppo lunghi, e io breve non sono stato. Sappiate che non potrei mai immaginare la mia vita senza di voi, e se mi fosse data la possibilità di scegliere, avrei scelto ancora di crescere al vostro fianco. Sono contento che domani il Sole spunterà ancora… Famiglia mia, fratelli miei e amore mio, Vi sono vicino e se mi è concesso, veglierò su di voi. Vi voglio bene.

Sammy

PS: State tranquilli, tutto questo è solo sonno arretrato…

lunedì 16 settembre 2024

La donna che inventò il rock

E' il 1964, siamo in una stazione ormai in disuso nei pressi di Manchester dove i vecchi binari dividono le banchine trasformate da una parte in un palco e dall’altra in gradinate per un pubblico accorso da tutto il regno.

Tra i tanti che affollano quella gradinata ci sono anche giovani musicisti cresciuti a ritmo di blues, specie quello nero, e non si tratta di nomi di poco conto, ma di alcuni tra quelli che a breve avrebbero guidato la “British invasion” e poi messo le pietre angolari della storia del rock del Novecento: Bob Dylan, Eric Clapton, Keith Richards e molti altri.

Sono tutti ad aspettare l’esibizione di una musicista molto particolare, si dice che sia proprio lei la donna che ha inventato il Rock moderno, tanto che quell’atteso concerto sarà filmato anche per uno speciale di Granada Tv, in quanto parte del festival Blues and Gospel Train. 

Dylan poi commenterà: “Sono sicuro che ci sono un sacco di ragazzi inglesi che hanno preso in mano una chitarra elettrica dopo averla vista suonare quella seraSister Rosetta Tharpe era tutto tranne che ordinaria e insignificante. Era una donna grande, bella e divina, per non dire sublime e splendida. Era una potente forza della natura”.

Rosetta nasce nel 1915 in una piantagione di cotone in Arkansas: i suoi genitori lavorano nei campi, ma sono anche musicisti. Alla fine del 1920 si trasferiscono a Chicago dove si esibiscono in concerti gospel, blues e jazz.

La piccola Rosetta inizia praticamente a imbracciare la chitarra e camminare nello stesso momento: la musica è scritta nel suo DNA: “Ricordo che mia madre mi teneva sulla ginocchia mentre suonava l’organo in chiesa. Io tenevo il tempo di “Nearer my god to thee” con un dito e lei mi accompagnava con la mano sinistra. Sentivo gli angeli cantare!”.

Nel 1921 sua madre si separa dal marito e inizia a viaggiare insieme alla piccola con la Church of God in Christ per portare il messaggio evangelico in giro per gli USA e avere ovviamente l’occasione di fare musica.

La madre suona il mandolino per le strade del Sud, cercando di convertire chi passa, accompagnata dalla bambina. Così la piccola Rosetta conosce il blues del Mississipi e il jazz di New Orleans. Quando si stabiliscono a Chicago e comincia a cantare in piedi su un pianoforte, mostra già di possedere tanto talento e una straordinaria personalità. 

Crescendo la ragazza diventerà una vera celebrità: al Cotton Club Revue, a soli ventitré anni, lancia il suo primo brano di successo, Rock Me, un gospel rivoluzionario. Nel titolo è presente la parola “rock”, ancora sconosciuta in ambito musicale, ma che di lì a poco indicherà il genere cui Sister Rosetta diede il suo fondamentale contributo.

Dopo una carriera di grandi successi, morirà il 7 ottobre del 1973 a soli 58 anni: fu per tutta la vita una predicatrice; cantava quasi in estasi mistica gli inni alla bellezza del creato. Lei era il Gospel, che significa ‘parola di Dio’, e la fede non l'abbandonò mai, nemmeno durante la malattia che la portò alla morte.

Sul sito della Rock And Roll Hall Fame è scritto: “Senza Sister Rosetta Tharpe, il rock and roll sarebbe una musica diversa. Lei è la madre fondatrice che ha dato l’idea ai padri fondatori del rock.”


martedì 10 settembre 2024

Satana secondo ChatGPT

Un sacerdote spagnolo ha posto una domanda a ChatGPT: «Se tu fossi Satana, come faresti perdere la fede alle persone? La risposta è molto, molto, molto interessante!!!

«1. Promuovere l’individualismo estremopromuovere una visione del mondo focalizzata esclusivamente sul “sé”, in cui le persone si disconnettono dalle loro comunità, dai loro cari e dall’idea di qualcosa di più grande di loro. L’egoismo e l’autosufficienza potrebbero portare all’abbandono della fede, poiché verrebbe meno il bisogno di confidare in qualcosa di più alto.
2. Sofferenza e disperazione : il disagio, le tragedie e le ingiustizie del mondo sono spesso usate per mettere in discussione l’esistenza di un Dio benevolo. Mettere le persone in situazioni in cui devono affrontare sofferenze apparentemente ingiustificate potrebbe portarle a dubitare della bontà o dell’esistenza del divino».

«3. Distrazione e superficialitàmantenere le persone così impegnate con il rumore della vita moderna, con distrazioni come la tecnologia, l’intrattenimento e le preoccupazioni materiali, da non avere tempo o interesse nell’esplorare argomenti profondi come la spiritualità o lo scopo trascendentale.
4. Relativismo moralepromuovere l’idea che non esistono verità assolute, che tutto è relativo e soggettivo, potrebbe erodere la base morale di molte credenze religiose. Se tutto è ugualmente valido, allora il senso della fede può diluirsi, rendendo tutto vago e confuso».

«5. Scientismo estremoesaltare la scienza come unica fonte valida di conoscenza e denigrare lo spirituale o il religioso come superstizione o arcaismo, eliminando l’idea del trascendente a favore di quella puramente materiale.
6. Ipocrisia all’interno delle istituzioni religiosedenunciare o addirittura promuovere la corruzione, l’immoralità e gli scandali all’interno delle istituzioni religiose potrebbe far sì che le persone perdano fiducia nella propria fede. Se i leader o le istituzioni che rappresentano la fede falliscono, molti potrebbero abbandonarla del tutto.
7. Divisione e conflittoincoraggiare l’odio e la divisione, anche tra i credenti, potrebbe portare le persone ad allontanarsi dalla fede. La religione che viene presentata come fonte di pace è minata da conflitti interni o da guerre in suo nome.»

«Questi metodi sarebbero indiretti e sottili, facendo sembrare l’allontanamento dalla fede una conseguenza “naturale” delle circostanze, piuttosto che un’ovvia manipolazione. Cosa ne pensi di questa idea?»

martedì 30 luglio 2024

il santo che fermò le bombe

“Vari piloti dell’aviazione angloamericana di varie nazionalità (inglesi, americani, polacchi, palestinesi) e di diverse religioni (cattolici, ortodossi, musulmani, protestanti, ebrei) che durante la seconda guerra mondiale, dopo l’8 settembre del 1943, si trovavano nella zona di Bari per compiere missioni in territorio italiano furono testimoni di un fatto clamoroso. Ogni volta che nel compimento delle loro mansioni militari si avvicinavano alla zone del Gargano, vicino a San Giovanni Rotondo, vedevano in cielo un frate che proibiva loro di sganciare lì le bombe.

Il generale Rosini raccontò che tra di loro parlavano di questo frate che appariva in cielo e faceva sì che gli aerei tornassero indietro. Tutti ridevano increduli ascoltando quei racconti. Ma poiché l’episodio si ripeteva, e con piloti sempre diversi, il generale comandante decise di intervenire di persona. Prese il comando di una squadriglia di bombardieri per andare a distruggere un deposito di materiale bellico tedesco che era stato segnalato proprio a San Giovanni Rotondo.

Eravamo tutti curiosi di conoscere il risultato di quell’operazione. Quando la squadriglia rientrò andammo subito a chiedere informazioni. Il generale americano era sconvolto. Raccontò che, appena giunti nei pressi del bersaglio, lui e i suoi piloti avevano visto ergersi nel cielo la figura di un frate con le mani alzate. Le bombe si erano sganciate da sole, cadendo nei boschi, e gli aerei avevano fatto un’inversione di rotta, senza alcun intervento dei piloti.

Tutti si chiedevano chi fosse quel fantasma cui gli aerei avevano misteriosamente obbedito. Qualcuno disse al generale comandante che a San Giovanni Rotondo viveva un frate con le stigmate, da tutti considerato un santo e che forse poteva essere proprio lui il dirottatore. Il generale era incredulo ma disse che, appena gli fosse stato possibile, voleva andare a controllare. Dopo la guerra, il generale, accompagnato da alcuni piloti, si recò nel convento dei Cappuccini. Appena varcata la soglia della sacrestia, si trovò di fronte a vari frati, tra i quali riconobbe immediatamente quello che aveva fermato i suoi aerei.

Padre Pio gli si fece incontro e, mettendogli una mano sulla spalla, gli disse: “Dunque sei tu quello che voleva farci fuori tutti”. Il generale si inginocchiò davanti a lui. Padre Pio aveva parlato, come al solito, in dialetto beneventano, ma il generale era convinto che il frate avesse parlato in inglese. I due divennero amici. Il generale, che era protestante, si convertì al cattolicesimo”.

testimonianza al processo di canonizzazione di San Pio; Positio III / 1, pagg. 689-690

martedì 25 giugno 2024

Il mistero di uno sguardo

Ciascuno ha l’amore che lo riguarda. Ogni volta che vado a Milano faccio una tappa alla Pinacoteca di Brera. Entro gratis, aureo privilegio concesso al giornalista. Conosco la Pinacoteca a memoria. Corro. Entro soltanto per un quadro. Sta nella sala più nobile, insieme a quadri ben più onorati: lo Sposalizio della Vergine di Raffaello e la ‘Pala Montefeltro’ di Piero della Francesca. Al confronto – lo dico da idiota, va da sé – con il ‘mio’ quadro, gli altri mi sembrano esercizi d’estasi estetica.

Cristo alla colonna di Bramante, assegnato al genio di Donato Bramante, commissione dell’Abbazia di Chiaravalle alla fine del Quattrocento – in Brera dicono che sia stato realizzato tra il 1487 e il 1490 – è l’opera più bella della pittura italiana e occidentale. Appena scritto, ammetto di aver scritto una cretinata – ma io, si sa, sono l’idiota che raccoglie le pietre intuendo la natura stellare, pigliandole per stelle. Non esistono classifiche nel genio. Diciamo che ognuno ha la propria indifendibile passione. Ecco, io amo il Cristo alla colonna di Bramante.

Davide Brullo, Pangea.news


venerdì 7 giugno 2024

il senso del dolore

Se Io con la mia potenza distruggessi il male, quale che sia, voi giungereste a credervi autori del Bene che in realtà sarebbe mio dono e non vi ricordereste mai più di Me. Mai più.

Avete bisogno, poveri figli, del dolore per ricordarvi che avete un Padre. Come il figliol prodigo si ricordò di averlo quando ebbe fame.

Perciò, due sono le necessità dell'uomo: l'amore e il dolore. L'amore che vi impedisce di commettere il male e il dolore che ripara il male.

Questa è la scienza da apprendere: saper amare e saper soffrire. Io sono venuto a santificare il dolore, soffrendo il Dolore per voi e fondendo i vostri dolori relativi al Mio dolore infinito. Dando così merito al dolore.

La via del dolore è la via del cielo. Seguitela con pace e avrete il mio Regno. Non c'è altra via al di fuori della rassegnazione alla volontà di Dio, della generosità, della carità verso tutti. Ce ne fosse stata un'altra Io ve l'avrei indicata. Sono passato Io per questa perché è la via giusta.

Rivelazione a Maria Valtorta, tratta dai diari.


martedì 23 aprile 2024

Tela d'autore

"Sono perfettamente consapevole di sembrare strana a tanti, non posso certo dar loro torto anzi, per amor di precisione puntualizzo... sono stata "montata" al contrario. Ma che cosa posso farci se in questo essere alla rovescia io mi trovo tanto bene?! È come se riuscissi a guardare ciò che è con lenti nuove, la vista migliora e vedo quello che molti non vedono. Per dirla tutta, la Vita come tela d'autore, ecco! E quanto meglio sarebbe se ci fosse meno cornice e più colori nel dipinto della Vita... Intanto per me è quest'ultimo quarto di vita come un dipinto astratto in corso d'opera, qualche ritocco ogni tanto, senza cornice. È cercare di dar luce ad un dipinto con pennellate di colore mai pensato prima. Un po' di giallo come il sole, rosso come il papavero nella stagione, tanto verde... tutto è speranza che non si perde. Una tela nuova che non ha bisogno di cornice, risulta bella così com'è, nasce dall'animo con un minimo di ispirazione. È Vivere con arte, e non è sempre facile però è anche saper rielaborare i ricordi, farne insegnamento per un'esistenza migliore. A occhi chiusi vederne i particolari e riprovare vecchie emozioni, incomprensibili per estranei a "questo mondo". Un mondo a parte, privilegiato alla rovescia, che non si può rifiutare, perché è vita uguale". 

dal blog: mary-continuarea.blogspot.com