Una mattina di alcuni anni fa l'arcivescovo di New York Edward Egan
andò in visita nella scuola elementare della parrocchia di Saint Mark a
Harlem, in una zona molto povera del quartiere abitata da afroamericani.
In un salone gremito all'inverosimile da genitori e parenti, finita la recita dei bambini, Egan cerca di guadagnare faticosamente l'uscita, ma tra la folla che si accalca per salutarlo c'è un vecchio negro dall'aria sofferente, in carrozzella, che gli allunga la mano, e quando riesce a stringere quella del cardinale lo attira a sé - come uno che debba confidare a bassa voce un segreto.
Infatti all'orecchio dell'arcivescovo il vecchio sussurra con la poca voce che ha in corpo: «Madre Katharine mi pagò le lezioni di pianoforte!» Egan, capendo a stento nella calca ciò che l'uomo gli sta dicendo, non trova di meglio che esclamare: «Come è stata gentile, madre Katharine!». E poi: «E lei, signore, come si chiama?» «Mi chiamo Lionel Hampton», risponde l'anziano invalido.
Lionel Hampton è una leggenda del jazz, uno dei più grandi musicisti di tutti i tempi.
In un salone gremito all'inverosimile da genitori e parenti, finita la recita dei bambini, Egan cerca di guadagnare faticosamente l'uscita, ma tra la folla che si accalca per salutarlo c'è un vecchio negro dall'aria sofferente, in carrozzella, che gli allunga la mano, e quando riesce a stringere quella del cardinale lo attira a sé - come uno che debba confidare a bassa voce un segreto.
Infatti all'orecchio dell'arcivescovo il vecchio sussurra con la poca voce che ha in corpo: «Madre Katharine mi pagò le lezioni di pianoforte!» Egan, capendo a stento nella calca ciò che l'uomo gli sta dicendo, non trova di meglio che esclamare: «Come è stata gentile, madre Katharine!». E poi: «E lei, signore, come si chiama?» «Mi chiamo Lionel Hampton», risponde l'anziano invalido.
Lionel Hampton è una leggenda del jazz, uno dei più grandi musicisti di tutti i tempi.
Ed era quell'uomo in carrozzella che
stava davanti ad Edward Egan nella scuola di una parrocchia di Harlem in una mattina di
primavera del 2002, all'età di novantaquattro anni.
Pochi mesi dopo
Hampton sarebbe morto, ma da molti è ricordato, oltre che per la sua
straordinaria musica, per le centinaia di case costruite per le famiglie
povere a New York.
Parrocchiano della chiesa di Saint Mark, a novantaquattro anni, malato, non aveva voluto mancare alla festa dei ragazzini della scuola; il cardinale Egan racconterà poi l'episodio al convegno sull'educazione svoltosi tempo dopo all'Unesco a Parigi.
Ma, si è chiesto davanti all'auditorio, e quella madre Katharine, che pagò le prime lezioni di pianoforte a un bambino nero, chi era?
Parrocchiano della chiesa di Saint Mark, a novantaquattro anni, malato, non aveva voluto mancare alla festa dei ragazzini della scuola; il cardinale Egan racconterà poi l'episodio al convegno sull'educazione svoltosi tempo dopo all'Unesco a Parigi.
Ma, si è chiesto davanti all'auditorio, e quella madre Katharine, che pagò le prime lezioni di pianoforte a un bambino nero, chi era?
Era Katharine Drexel, nata nel 1858, una ricca ereditiera fattasi
suora che fondò scuole cattoliche in tutti gli Stati Uniti per educare i
figli dei più poveri, proclamata santa da Giovanni Paolo II nel 2000.
Alla morte del padre ereditò una immensa fortuna, ma nel 1891 decise di prendere il velo e fondare una congregazione religiosa che si prendesse cura dei negri e degli indiani, le due razze più emarginate emiserabili degli Stati Uniti. Nacquero così le Suore del SS. Sacramento.
Fondò, tra mille ostacoli e minaccie, l’Università di Xavier a New Orleans, in Louisiana, perché nessuna università del Sud accettava studenti negri. Seguirono un centro missionario e più di sessanta scuole per negri e indiani.
Le suore di madre Katherine si diffusero per tutta l’America, soprattutto nel West e nel Sud.
Lei diede praticamente fondo a tutto il suo patrimonio e restituì al Cielo, moltiplicato, quel che per nascita aveva ricevuto.
«Madre Katharine mi pagò le lezioni di pianoforte», racconta a novant'anni il grande artista, e sembra una fiaba.
La santa e il genio, lei che lo incontra e lo riconosce quando è solo un bambino orfano di padre, su cui nessuno scommetterebbe una lira.
Ma non è una fiaba, come spiega con serena certezza il cardinale di New York.
Alla morte del padre ereditò una immensa fortuna, ma nel 1891 decise di prendere il velo e fondare una congregazione religiosa che si prendesse cura dei negri e degli indiani, le due razze più emarginate emiserabili degli Stati Uniti. Nacquero così le Suore del SS. Sacramento.
Fondò, tra mille ostacoli e minaccie, l’Università di Xavier a New Orleans, in Louisiana, perché nessuna università del Sud accettava studenti negri. Seguirono un centro missionario e più di sessanta scuole per negri e indiani.
Le suore di madre Katherine si diffusero per tutta l’America, soprattutto nel West e nel Sud.
Lei diede praticamente fondo a tutto il suo patrimonio e restituì al Cielo, moltiplicato, quel che per nascita aveva ricevuto.
«Madre Katharine mi pagò le lezioni di pianoforte», racconta a novant'anni il grande artista, e sembra una fiaba.
La santa e il genio, lei che lo incontra e lo riconosce quando è solo un bambino orfano di padre, su cui nessuno scommetterebbe una lira.
Ma non è una fiaba, come spiega con serena certezza il cardinale di New York.
Semplicemente la suora che
comprese che quel bambino "doveva" prendere lezioni di pianoforte era
una vera educatrice.
Una che non aveva solo in mente come dare a quel ragazzo le "competenze" necessarie a dargli un mestiere, ma, avendo intravisto in lui il bagliore di un singolare talento - come la luce ancora offuscata di un diamante grezzo - sapeva di doverlo coltivare.
Chissà, forse qualche saggio avrà detto che quella suora era matta, e che quel bambino aveva più urgente bisogno di imparare un mestiere sicuro.
Una che non aveva solo in mente come dare a quel ragazzo le "competenze" necessarie a dargli un mestiere, ma, avendo intravisto in lui il bagliore di un singolare talento - come la luce ancora offuscata di un diamante grezzo - sapeva di doverlo coltivare.
Chissà, forse qualche saggio avrà detto che quella suora era matta, e che quel bambino aveva più urgente bisogno di imparare un mestiere sicuro.
Ma
lei era certa del talento di Lionel. Forse perché aveva osservato come quel ragazzino
guardava le dita di un pianista, durante una festa a scuola.
Forse perché aveva visto come istintivamente quelle mani di bambino si muovevano sulla tastiera, come se Dio le avesse messe al mondo apposta.
Forse perché aveva visto come istintivamente quelle mani di bambino si muovevano sulla tastiera, come se Dio le avesse messe al mondo apposta.
Educare è anche riconoscere nel seme, la pianta; nel segno,
la vocazione.
La santa che riconobbe in un bambino il genio, e gli pagò le lezioni di musica, è anche la storia della generosità e del talento educativo di chi lascia tutto e mette il suo immenso patrimonio a servizio dei più poveri.
La santa che riconobbe in un bambino il genio, e gli pagò le lezioni di musica, è anche la storia della generosità e del talento educativo di chi lascia tutto e mette il suo immenso patrimonio a servizio dei più poveri.
E' qualcosa che accade molto molto raramente.
RispondiEliminaChe bellissima storia...
RispondiEliminaUn esempio, da insegnare ai bambini e da ricordare agli adulti, in questi tempi di "homo homini lupus".
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