sabato 25 ottobre 2014

il pennello della libertà

L'anima è spirito: i suoi atti sono spirituali;
le sue scelte, le sue aspirazioni, i suoi amori, le sue preferenze, le sue ripulse sono decisioni spirituali; non sono eventi che passano (come l'acqua che cade sulla pietra, come il vento che attraversa la valle) ma sono eventi che restano, perché l'anima si forma attraverso i suoi atti.
L'anima dipinge se stessa, forma se stessa, si configura attraverso gli atti d'amore e di scelta.
Essa stessa forma se stessa: ed è proprio dello spirito di diventare spirito, della libertà di diventare libertà, dell'amore di diventare amore.
E' come se ciascuno di noi prendendo il dito della libertà dipingesse col pennello di questa libertà, con i colori di questo pennello la propria fisionomia.
E' una cosa tragica e infinitamente beatificante.

(Cornelio Fabbro)

L'agire modifica l'essere
Ogni volta che compiamo una buona azione diventiamo più buoni e anche più felici.
Ogni volta che assecondiamo il nostro egoismo diventiamo più cattivi e anche più tristi.

La scelta diventa allora il mio io, essa non mi accompagna come un'ombra ma mi precede come una luce: essa è davanti al mio volto, davanti ai miei occhi perché è dentro gli occhi, è dentro, è la mia spiritualità; ecco cosa significa la libertà, la scelta della libertà.





martedì 7 ottobre 2014

sentinelle (omosessuali) in piedi

Questo ragazzo ha il dono (raro) della chiarezza:

Che cos’è un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo. (Giulietta in “Romeo e Giulietta” di William Shakespeare: atto II, scena II)

Cos’è un nome? Sebastiano Ridolfi di Verona, 32 anni, il suo nome ha il coraggio di metterlo.
Su "L'Arena” del 12 agosto ecco pubblicato uno stralcio della sua lettera a seguito del clamore mediatico suscitato dal consigliere comunale Alberto Zelger, il quale ha chiesto e ottenuto dal Consiglio comunale di Verona di monitorare l’educazione dei bambini nelle scuole per difenderla dall’ideologia del gender.

Io invece mi faccio chiamare Eliseo Del Deserto. Ho un blog che nell’ultimo anno ha ricevuto numerose visualizzazioni.
Sono omosessuale.
Anch’io potrei raccontarvi di centinaia di ragazzi in tutta Italia, felici come me di poter sperare in un superamento delle proprie pulsioni omosessuali.

Perché uso uno pseudonimo? Sicuramente perché nel blog racconto delle cose molto personali, ma soprattutto perché devo difendermi da coloro che si ritraggono come vittime ed invece sono carnefici. Devo difendere la mia identità e la mia carriera da quelli che per avere pari diritti, li vorrebbero togliere agli altri. Un esempio per tutti: ricordate il caso Barilla? Questa è la militanza gay.


La mia omosessualità non mi rende una persona appagata, ma sono convinto che l’orientamento sessuale si possa plasmare.
Non definisco l’omosessualità come una malattia, ma come un ingranaggio che si è inceppato nell’infanzia e fa girare a vuoto il processo che porta alla maturazione completa dell’identità e dell’affettività. Tutto questo non lo posso dire con il mio nome: ma cos’è un nome?

Quando Sebastiano Ridolfi parla di giovani “ridotti a cessare di vivere la propria vita in favore di un presunto modello religioso e sociale che a loro non appartiene”; giovani che vivono nell’ombra, incapaci di accettare la loro condizione, mi sento biasimato, e trovo che le sue parole siano piene di presunzione.
Io non mi sento ridotto a seguire il modello di vita che la mia fede mi propone.
La mia fede riesce a consolarmi dallo squallore di una vita sottomessa ad un ideale effimero di amore romantico e ad una pulsione sessuale che nulla ha a che vedere con l’amore vero.

Quando dico questo, alcuni mi dicono che il mio problema non è l’omosessualità, ma come vivo la sessualità. Sono ipocriti.
Il mondo omosessuale è intriso di sesso sregolato, pornografia e narcisismo. Tutti i gay lo sanno bene, anche coloro che oggi hanno raggiunto un equilibrio sofferto e negano quel mondo. Guardiamo quali sono i riferimenti del mondo gay, i rappresentanti, gli ambienti e le manifestazioni. Inoltre considerate la violenza che usa la militanza per affermare i suoi presunti diritti “legittimi”.

L’omosessualità è una differennza, e come tutte le differenze è segno dell’unicità che ciascuno porta in sè.
Non siamo tutti uguali, ma tutti differenti.
Ogni differenza è una risorsa, ma anche una fragilità da non calpestare, con dei limiti che bisogna accettare anche se può essere doloroso.
C’è un diritto naturale che va rispettato.
La famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna che si amano è l’unica cellula del tessuto sociale che consente e garantisce una crescita della società in armonia con la natura e con l’uomo che ne è responsabile.

A tutti voi politici: finché la politica, l’economia, l’educazione, la religione non promuoveranno e non tuteleranno la famiglia naturale e la vita, non usciremo da nessuna crisi, e costruiremo solo società fondate su ciò che è destinato a svanire.


Al sindaco Tosi e al Comune di Verona: pensare di fare politica lasciando da parte le questioni etiche è un paradosso. O la politica ha il fine di creare una società più giusta, e quindi più umana, o stiamo inseguendo delle chimere. Qual è la verità? Qual è il bene comune? Cos’è giusto? Cos’è umano?
Non stiamo parlando degli interessi di una categoria di persone, ma dell’umanità intera. Non è questione di cattolici o di omosessuali.
Sono domande a cui dobbiamo dare una risposta, affinché la rosa non perda il suo profumo insieme al nome.

Ringrazio il Consiglio Comunale di Verona ed il consigliere Alberto Zelger per il coraggio con il quale hanno affrontato la questione della famiglia e dell’educazione dei bambini nella città di Verona.


Cordiali saluti.                         Eliseo del Deserto

fonte:  http://eliseodeldeserto.blogspot.it/2014/08/tornado-zelger-su-verona.html