giovedì 1 febbraio 2024

La libertà dei figli

Genitori che affollate le partite dei vostri figli, sappiate che papà e mamma Sinner non c’erano alla finale in Australia.

Alla premiazione dopo la vittoria Sinner ha ringraziato sua madre e suo padre per la libertà che gli hanno concesso. E poi nelle interviste ha sviluppato il concetto.

Li ha ringraziati ma era anche una specie di risarcimento il suo, che sottolinea il valore di essere lasciati soli a badare alla propria vita, soli ma ovviamente seguiti da lontano.

È anche così che non si smarrisce il filo della partita della vita perché sei stato abituato a cavartela da solo: in fondo il successo di Sinner e le sue dichiarazioni potrebbero trasformarsi in un memorandum divulgativo per i genitori che affollano le competizioni dei loro figli. 

Potrebbe essere la volta buona per aumentare il divertimento dei bambini e dei ragazzi e offrire loro la possibilità di cavarsela da soli, nel bene e nel male. Spegnere quell’occhio di bue perennemente acceso che quasi sempre crea danni.

Se Sinner riuscisse nell’impresa di sfrondare l’oppressiva presenza di mamma e papà alle varie competizioni sportive, andrebbe nominato precocemente senatore a vita.

Alla cerimonia chiameremmo Paolino Pulici, ex bandiera del Torino anni Settanta, a lungo impegnato in scuole calcio, che partorì la celebre frase: «Mi dispiace dirlo ma il bambino che preferisco è il bambino orfano».

Massimiliano Gallo, il Napolista

lunedì 22 gennaio 2024

voglio un funerale jazz

Ho avuto modo di partecipare ad alcuni funerali in queste settimane. Si trattava di persone anziane per le quali il trapasso era atteso quasi come una liberazione e perciò il clima era abbastanza sereno e pacato.

La cosa che mi trasmette sempre una grande tristezza, invece, è il modo che abbiamo di realizzare il corteo funebre. Sarà perché una delle esperienze più tristi che ricordo è stato partecipare al corteo funebre di mio padre qualche anno fa.

Nei piccoli paesini del meridione, infatti, si è soliti formare un corteo funebre che accompagni il feretro dalla casa del defunto alla chiesa del paese, e ricordo questo corteo che attraversa in silenzio le strade del paese seguendo la vettura che trasportava la salma di mio padre: una tristezza senza paragoni.

Molto più entusiasmanti i cortei funebri che si svolgono in certe aree geografiche americane caratterizzate da una profonda cultura musicale jazz o blues, dove il motto che si segue è "cry when you are born e rejoice when you die": piangi quando nasci e gioisci quando muori.

Mi sono andato a cercare, allora, su youtube alcuni di questi cortei funebri musicali e ne ho trovati alcuni che sono un vero spettacolo.

C'è quello della signora Dolores Marsalis, per esempio (madre dei famosi fratelli Winton, Branford e Delfeayo, rispettivamente trombettista, sassofonista e trombonista jazz) svoltosi a New Orleans qualche anno fa, con una nipotina che balla al ritmo dei fiati!!!

Oppure il corteo funebre del re del blues B.B. King celebrato il 27 maggio del 2015 a Memphis con la voce di Barbara Blue che intona il canto di commiato: assolutamente da vedere!!!

Tutto questo per dire cosa?

Ma per dire che al mio funerale morirò dalla voglia (letteralmente) di avere un corteo jazz, con musica, canti e balli!!!

Chiedo troppo???


lunedì 20 novembre 2023

L'idolatria dell'amore umano

Guai alle persone per le quali un amore umano diventa l'unica ragione della vita: non esiste errore più pericoloso ed ineluttabile.

I femminicidi non c'entrano nulla con la violenza di genere o il maschilismo patriarcale, pertanto è assolutamente inutile fare delle leggi che tengano gli uomini lontani dalle donne.

L'istinto ad uccidere del maschio nasce dall'idolatria dell'amore senza Dio, che fa precipitare gli uomini in un inferno istintuale.

Quando il cielo si svuota di Dio, la terra si riempie di idoli, allora ognuno si crea il proprio dio, come fine ultimo della propria vita, e questo dio, che spesso viene identificato con un "amore" umano, che sia un uomo o una donna o un figlio, finisce per renderlo schiavo, creando una dipendenza simile a quella che genera l'uso di droghe: allora la crisi di astinenza rende persino capaci di uccidere pur di procurarsi una dose di quell' "amore" su cui si è investita l'intera esistenza.

Abbiamo creato un mondo in cui l'amore è basato unicamente sul sentimentalismo più banale e sulla "prestazione" che si è in grado di fornire, un rapporto a tempo determinato che dura fino a quando qualche prestazione si è capaci di fornirla: un amore perciò che non ha nulla a che vedere con l'amore autentico che invece richiede di amare l'altro per ciò che è non per quello che riesce a darmi.

La società contemporanea, avendo perso Dio, è per questo soffocata dall'idolatria, come rilevava acutamente anche un pensatore laico come Pasolini: "Come polli d’allevamento, gli italiani hanno subito assorbito la nuova ideologia irreligiosa del potere: tale è la forza di attrazione e di convinzione della nuova qualità di vita che il potere promette, e tale è, insieme, la forza degli strumenti di comunicazione (specie la televisione) di cui il potere dispone. Come polli d’allevamento, gli italiani hanno accettato la nuova sacralità, non nominata, della merce e del suo consumo. In questo contesto, i nostri vecchi argomenti di laici, illuministi, razionalisti, non solo sono spuntati e inutili, ma, anzi, fanno il gioco del potere. Dire che la vita non è sacra è fare un immenso favore ai potenti".

Questa desacralizzazione della vita, iniziata con la legittimazione dell'aborto, che ha condotto all'utero in affitto e presto condurrà all'eutanasia, arriva a sacralizzare qualunque cosa mi arrechi un minimo di benessere, necessariamente fugace e futile: così anche l'amore viene ridotto a merce da consumare.

Il problema, pertanto, non si risolverà mai con delle leggi restrittive della libertà personale, ma soltanto restituendo all'amore e alla vita il valore sacro che meritano. 

martedì 3 ottobre 2023

L'eleganza del riccio

Qualche giorno fa osservavo in controluce l'interno del guscio di un riccio di mare: non assomiglia alla cupola di una cattedrale gotica?

Qualcuno mi ha fatto notare che piuttosto la cupola della cattedrale somiglia al guscio del riccio: ed è vero; spesso gli artisti non fanno altro che imitare le meraviglie della natura.


martedì 19 settembre 2023

la stella del mattino

Chi si sveglia all'alba in questi giorni di settembre ha il privilegio di ammirare uno degli spettacoli più suggestivi del cielo preautunnale: la stella del mattino. 

La si può contemplare ad oriente piuttosto bassa sull'orizzonte prima del sorgere del sole e questo è il motivo per il quale Stella del mattino è anche uno dei nomi con cui viene chiamata la Madonna, perché con la sua luce dolce e tenue precede e prepara il sole di giustizia che è Cristo.

In realtà non si tratta di una stella ma del pianeta Venere che, grazie alle notti gradualmente più lunghe, fa in tempo a staccarsi dall'orizzonte di diversi gradi prima che il sole sorga, e in virtù del suo splendore crescente (restituisce il 70% della luce del sole che riceve) si può ammirare anche al crepuscolo nel cielo di dicembre, mentre sarà vicinissima ad una sottile luna calante la mattina del 25 settembre a partire dalle ore 5.

Il 22 settembre, infatti, finisce ufficialmente l'estate con l'equinozio d'autunno: le notti tornano ad essere più lunghe del giorno; mentre ad inizio del mese il sole sorge alle 6,35 e tramonta alle 19,44, il 30 settembre sorgerà alle 7,06 e tramonterà alle 18,54, per cui la durata del giorno diminuirà di circa un'ora e 20.

La luce più splendente nel cielo, dunque, sarà proprio quella di Venere all'alba, la quale, appunto in virtù del suo grande fascino, fu identificata con la dea della bellezza e riconosciuta come divinità da molti popoli antichi.

Non perdetevi questo spettacolo, allora, perché è tra i più sorprendenti che la natura ci offre.


mercoledì 26 luglio 2023

cosa ti manca per essere felice?

Mi sono imbattuto "per caso" nel libro d'esordio di Simona Atzori: "Cosa ti manca per essere felice?" e sono rimasto folgorato.

Conoscevo Simona per averla vista qualche volta in televisione ma non avevo idea del percorso che aveva affrontato per diventare quella meravigliosa espressione della grazia che è.

"Perché ci identifichiamo sempre con quello che non abbiamo, invece di guardare quello che c'è?" è la domanda chiave della sua vita.

Ed è la stessa domanda che mi sono fatto io spesso anche in questo luogo.

Le braccia di questa ragazza sono rimaste in cielo, come ha scritto un grande giornalista, eppure lei si è sempre sentita completa così com'è.

"Io sono stata disegnata così", aggiunge Simona, ed è proprio con i suoi apparenti limiti che è diventata ballerina, pittrice e sensibilissima autrice di best sellers.

Un coreografo famoso ha detto che Simona è una grande danzatrice perché non si concentra su ciò che non ha, ma le interessa ciò che ha.

"Io non c'ero una volta. Io ci sono adesso e la mia non è una favola, è uno spettacolo di vita. Non c'è nulla che non possa essere fatto, basta trovare il modo giusto per farlo. Se avessi avuto paura sarei andata all'indietro. Se mi fossi preoccupata mi sarei bloccata, non mi sarei buttata, avrei immaginato foschi scenari e mi sarei ritirata. Invece ho immaginato. Adesso sono felice, smodatamente, spudoratamente felice. Ed è una gioia raccontarla questa mia felicità".

Aggiungerei che è una felicità contagiosa, perché stimola chiunque entri in contatto con lei a non lamentarsi di fronte ai piccoli o grandi limiti che apparentemente ci impediscono di crescere.

"Ringrazio Dio non solo per la vita in generale, ma per avermi 'disegnata' esattamente così. Il mio ringraziamento quotidiano è tentare di rendere questa mia esistenza un capolavoro".

Per coloro che non l'avessero mai vista all'opera allego un video di un suo intervento al TedX di Verona qualche anno fa, di una forza straordinaria, che si guadagnò, come spesso accade con lei, la standing ovation da parte del pubblico presente.


mercoledì 14 giugno 2023

Antonia

Qualche settimana fa abbiamo avuto l'onore di avere ospite a cena una protagonista assoluta della letteratura italiana contemporanea: Antonia Arslan.

Il suo romanzo più famoso è senza dubbio "La masseria delle allodole", pubblicato nel 2004 dando voce ai ricordi del nonno sul genocidio del popolo armeno ad opera dei turchi.

Il libro ha riscosso un tale successo che è stato tradotto in tutto il mondo e ne è stato tratto un film girato dai fratelli Taviani.

Il pregio maggiore dell'opera letteraria di questa scrittrice consiste, a mio parere, nella capacità di esprimere in un linguaggio teneramente poetico eventi particolarmente drammatici come quelli che hanno caratterizzato le vicende del popolo armeno.

Nell'accoglierla in casa le ho confidato di essere un suo grande ammiratore e le ho mostrato una foto che conservavo gelosamente da alcuni anni: la ritrae in uno dei momenti più belli della sua vita, quello del matrimonio.

L'avevo ritagliata da un giornale sul quale era comparsa in occasione del transito al cielo del marito di Antonia; le ho rivelato allora che il suo sguardo in quella immagine mi aveva colpito molto per la sua intensità, al punto da indurmi a ritagliarla e conservarla.

Ha apprezzato molto la sorpresa e mi ha ringraziato con affetto sincero e quasi commosso.