sabato 23 febbraio 2013

di nicchie, di loculi e di altre oscurità

Ebbene si, lo ammetto: sono un blogger di nicchia.
La Treccani insegna che il termine nicchia può avere varie accezioni: 
a. Incavo nello spessore di un muro; deposito di materiali o ricovero di persone;

b. estens. Piccolo ripostiglio, o anche piccolo vano che, in appartamentini tipici dell’edilizia attuale, è usato come cucinetta.

c. fig. Incarico o impiego non faticoso, scarsamente impegnativo, e stabile: ha trovato la sua nicchia.

Nel linguaggio economico, invece, si parla di nicchia di mercato, segmento del mercato di un bene o di un servizio rappresentato da un gruppo fortemente caratterizzato di consumatori, cui si rivolge un numero limitato di produttori; prodotto di nicchia, bene o servizio che, per determinate caratteristiche tipologiche, economiche e funzionali, è indirizzato a una nicchia di mercato.

In effetti ricordo che sin da bambino talvolta mi nascondevo negli anfratti più reconditi per non essere trovato da nessuno. Provavo allora il desiderio di confondermi con il mondo circostante e passare inavvertito; scomparire in uno spazio infinitamente piccolo e da lì stare ad osservare l’universo: non per paura di affrontare il mondo, semplicemente per gustare il fascino del sentirsi invisibili.

Dalle mie parti nicchia è sinonimo di loculo: quando passo per il cimitero del paesello, infatti, mia mamma mi deve ricordare sempre dove hanno spostato le "nicchie" dei nonni.

Questa accezione del termine nicchia sembra nota anche ai gestori di blogger, dato che ormai mi considerano quasi morto, tanto da non comparire più nelle bacheche di alcuni cari amici, i quali per leggere i miei ormai sempre più spenti post mi devono mettere tra i "preferiti".

Un po' è anche colpa mia, lo riconosco: la mia frequenza di scrittura non sembra dare molta soddisfazione a chi è tanto interessato alle statistiche ed al numero di contatti.

Scrivo ormai ad ogni morte di Papa: nel caso presente, perciò, mi toccava tornare a scrivere, perchè, anche se il Papa è ancora vivo, ormai è destinato anche lui a ritirarsi in quei segmenti di nicchia che tanto mi appassionano.

Stiano tranquilli, però, i miei amici più fedeli: sarò anche un blogger di nicchia ma non smetterò mai di far sentire la mia voce, seppur dovesse diventare flebile come un delicato soffio di vento.

Questo mio appena percettibile alito di vita non cesserà mai di soffiare.


 

venerdì 1 febbraio 2013

acqua viva di una fonte antica

Notte fredda e inquieta di un umido inverno.
Ho sofferto molto nell'anima per tutta l'interminabile giornata, fuori d'ogni tempo e d'ogni speranza.
Poi mi sono offerto nuovamente all'Eterno e adesso mi ritrovo acceso di rinnovato stupore nella piccola città che m'era estranea, indifferente alla sua invadente bellezza.
Lampi nel cuore punteggiano ancora l'aria notturna, ma adesso non ho più paura: l'anima è svuotata di ogni sofferenza e come addormentata in questo stupore attonito.
Allora sono arrivato nella piazzetta. La luna l'aveva divisa in due con un taglio netto, diagonale: bianco e nero.
Il dolore è cessato e ho sentito cantare la fontana: da secoli non cantava così.
Era di vecchio marmo dilavato e slabbrato dal tempo, di vecchio marmo biondo, come se vi si fosse imprigionato, nel blandirla, un pò di sole d'un tramonto antico.
Ma l'acqua era nuova ed eterna, semplice ed eterna, limpida ed eterna.
E cantava; oh!, nella notte la sua voce era così alta, così piena di pace tranquilla, così soave! Solo nella notte, quando l'enorme e vano brusio degli uomini tace, le fontane possono cantare così.
Il dolore era cessato e questa poteva sembrare una notte qualunque, e gli uomini potevano amarsi ed essere fratelli, ancora, come in una notte qualunque, e come non hanno saputo essere mai.
La fontana cantava e mi lavava dall'anima tracce di rimpianto e la colmava, la dissetava.
Bisogna ascoltarla di notte, però, quando fanno silenzio le passioni degli uomini.
Infinite onde di vita sono venute ad infrangersi sulla tranquilla voce dell'acqua in questa piazza. Passioni brucianti, ansie disperate, rimorsi paurosi ed il rompersi d'ogni frangente è stato un dissolversi di dolori, scoraggiamenti e rimpianti: un miracoloso loro comporsi nella pace del cuore.
Non attingere quest'acqua con ingordigia, anima mia, perchè contiene molta luce che ti farebbe male, sino a renderti cieca: attingi, invece, da questa dolce fontana, poca acqua per volta.
Ma ricorda: in te dev'essere umile buio e silenzio, poichè la voce delle fontane soltanto in certe notti si fa chiara.