domenica 21 luglio 2013

Conchiglie sulle montagne

In un freddo giorno di marzo del 1659, un giovanotto magro con la faccia pallida e gli occhi scuri uscì di casa e guardò il cielo.
Aveva sempre impressionato i suoi contemporanei con la sua grande capacità di osservazione, e quel giorno cominciò a guardare i primi fiocchi di neve che scendevano dal cielo.
Rimase ad osservarli mentre ondeggiavano sospinti dal vento, esaminando ogni minuscolo cristallo che si posava sulla manica della sua giacca.
Estrasse un pezzo di carta dalla tasca e cominciò a disegnare la loro forma.
"Belle sono le cose che si vedono, ancor più belle quelle che si conoscono, bellissime quelle che si ignorano", sarebbe stata una delle sue celebri frasi.
Da illustre anatomista, aveva già sbalordito la comunità scientifica dimostrando che il cuore è un muscolo e non la fonte del calore, ma il successo più significativo lo ottenne scrivendo un libricino di settantotto pagine nel quale tracciò i principi fondanti la ricerca geologica.
Risolse un enigma che aveva attanagliato gli uomini per secoli: perché si trovano conchiglie sulle montagne? Dimostrò che la terra ha una storia, raccontata dalle rocce. Considerato tra i maggiori scienziati degli ultimi secoli, al pari di Galileo, Keplero, Pascal e Newton, a lui è attribuita la nascita della paleontologia, della stratigrafia e della cristallografia.
Morì in Germania il 25 novembre del 1686, povero e quasi dimenticato, dopo essersi convertito al cattolicesimo ed essere diventato sacerdote.
Nato e cresciuto in una famiglia luterana, raccontò agli amici che la sua conversione fu stimolata da un evento casuale, mentre percorreva una strada di Firenze il giorno di Ognissanti del 1667: "ascoltai una donna che mi chiamava dalla finestra dicendomi 'Signore, non procedete oltre su quel lato, andate sull'altro'; mi stava indicando la casa di un amico sul lato opposto della strada. Ma quella voce mi colpì, perché in quel momento stavo meditando proprio sulla mia conversione".
Oggi i suoi resti mortali sono deposti nella chiesa di San Lorenzo a Firenze: i pellegrini lo venerano come un santo, ma la maggioranza dei turisti che affollano la città non l'ha mai sentito nominare.
Quel giovanotto che in una fredda giornata di marzo osservava i cristalli di neve era uno studente dell'Università di Copenaghen: si chiamava Niels Stensen, anche se la tradizione accademica aveva latinizzato il suo nome in Nicolai Stenonis.

4 commenti:

  1. Una historia muy interesante y el video muy bonito.
    Te dejo un abrazo, bella jornada!

    http://perfumederosas-cristina.blogspot.com/

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    1. grazias Cristina!!!
      Encantado por tu sensibilidad
      Besos

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  2. Gracias por tu encantadora vista y comentario, buena jornada!

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  3. ... ed io sono fra quelli che non lo conoscevano e che ora lo conoscono. Grazie a te :)

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