Com'è possibile che un poeta "pagano" abbia potuto profetizzare la nascita e la missione di Cristo?
Nella IV egloga delle Bucoliche, infatti, il poeta latino Virgilio (70-19 a.c.) compone dei versi che la tradizione cristiana ha indicato come profetici.
Riprendendo un oracolo pronunciato dalla Sibilla di Cuma, Virgilio cita una vergine e descrive la nascita "dal cielo di una nuova progenie": un bambino "cara prole degli dei" che instaura un periodo di pace per il mondo, e sotto la sua guida scompaiono "le tracce della nostra colpa".
Qual'è allora la chiave del mistero?
Cominciamo col dire che Virgilio ebbe una fortuna immensa: nessun autore latino ha goduto della sua notorietà: non a caso Dante lo sceglie come guida nella Divina Commedia.
Il sommo poeta scopre, infatti, nell'Eneide una sintesi mirabile tra i valori dell'umanesimo classico e quelli del cristianesimo a lui tanto cari.
La raffigurazione di Enea che fugge da Ilio in fiamme verso una nuova patria con il vecchio padre Anchise in spalla e il figlio Ascanio, esprime un valore nuovo nel panorama letterario classico, quello della "Pietas", qualcosa di sorprendentemente cristiano: "omnia vincit amor" (Ecl. 10,79).
Per questo Virgilio ha affascinato moltissimi poeti moderni, da Petrarca a Boccaccio, da Ariosto ad Eliot, che hanno alimentato la fama di profeta che già circondava la sua tomba, a Napoli, di infinite leggende, tanto che un altro grande poeta, Leopardi, volle essere sepolto accanto a lui.
Com'è possibile, dunque, che un pagano abbia potuto profetizzare l'avvento dell'era cristiana?
Sembra che la risposta stia nella condotta di vita di Virgilio, consacrata unicamente alla ricerca della "Sapienza"; il poeta infatti conduceva una vita sobria e modesta, amava la solitudine ed evitava accuratamente orge e gozzoviglie, tanto di moda all'epoca.
Amava tanto una vita tranquilla e senza eccessi che quando Ottaviano Augusto gli offrì i beni di un uomo condannato all'esilio, egli li rifiutò.
Virgilio fu realmente, quindi, quello che oggi chiameremmo un santo, seppur precristiano, e perciò possedette tutti i carismi dell'uomo di Dio, anche quello della profezia.
Bellissimo ed interessante articolo
RispondiEliminaUn caro saluto
Giorgio
grazie Giorgio: sai che mi è venuta voglia di leggere l'Eneide adesso?
EliminaA scuola me l'hanno fatta apprezzare così poco!!!
È solo un’interpretazione, ma anche forzata, perché, poi, in molti hanno visto in queste parole l’annuncio della nascita di altre personalità, i figli di Asinio Pollione o anche il figlio di Marcantonio. Virgilio era un epicureo... Certo, il pensiero è affascinante, alla luce delle parole usate, che per un cristiano hanno un che di molto suggestivo.
RispondiEliminasecondo me è decisiva l'ultima frase perché va direttamente al cuore del mistero cristiano!!!
EliminaSenza dubbio interessante, Luigi, ma sono d'accordo con Marina. È solo un'interpretazione che ha avuto fortuna perché è suggestiva, ma in realtà il riferimento è ad altri personaggi. E un periodo di pace è giustamente invocato dopo le varie guerre civili del I secolo a.C.
RispondiEliminaBuona serata!!!
il riferimento alle colpe che vengono cancellate però non si comprende al di fuori del cristianesimo!!!
EliminaUn sorriso
Articolo interessante.Grazie di seguirmi,buon pomeriggio.
RispondiEliminagrazie a te!!!
EliminaA presto
Ho da qualche parte ancora un libretto di Virgiglio comperato in un mercatino ..andro' a cercarlo ...sara'senzaltro molto interessante ..come d'altronde il tuo articolo ..
RispondiEliminaun caro saluto ...
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RispondiEliminaScusa Luigi avevo fatto un errore ..e non sono stata capace di togliere il commento ...mi dispiace ..un abbraccio ..
RispondiEliminaTi abbraccio anch'io carissima Bianca!!!
EliminaE' sempre una gioia risentirti
A presto