Capita raramente di ascoltare un disco così bello.
Quelle poche volte che succede, allora, nasce in maniera naturale l'esigenza di farlo conoscere alle persone che ti stanno a cuore, circostanza che mi induce a scrivere una vera e propria recensione; la prima della mia vita.
Il disco si chiama "Bestiari(o) familiar(e)" e ne è autore Alessio Arena, l'uomo con la finestra in petto di cui vi avevo già parlato qui.
Napoletano, classe 1984, da anni trasferitosi più o meno stabilmente a Barcellona, Alessio è figlio d'arte: suo padre è Gianni Lamagna, virtuoso della Nuova Compagnia di Canto Popolare, gruppo che, insieme a pochi altri, ha contribuito in maniera determinante a reinterpretare la tradizione musicale napoletana, schiudendole orizzonti di sconfinata modernità.
Vissuto per alcuni anni nel quartiere Sanità (dove ha insegnato musica in una scuola), Alessio si è laureato in letteratura Ispanoamericana con una tesi sullo scrittore cubano Reinaldo Arenas.
“Bestiari(o) familiar(e)” è il suo primo album plurilingue, (come quelli di Lhasa de Sela, alla memoria della quale è dedicato l’intero lavoro) registrato tra Barcellona (con gli arrangiamenti e la produzione della pianista Clara Peya e del batterista Toni Pagès) e Napoli (sotto l’egida della Nuova Compagnia di Canto Popolare) e prodotto da diMusicaInMusica.
Tutto il disco è illuminato da una sintesi mirabile tra cultura ispanica e tradizione mediterranea, espressione di due metropoli simbolo: Barcellona e Napoli: «così lontane, così vicine. Ci sono i suoni del mio presente, ovvero Barcellona, dove provo a sbarcare il lunario nutrendo la mia musica e la mia scrittura. E ci sono i suoni del mio passato: Napoli, con un eterno ritorno a casa».
Il primo singolo estratto, Tutto quello che so dei satelliti di Urano, gli ha fatto vincere il festival della canzone d’autore italiana.
Alessio nasce però come scrittore: ha già pubblicato quattro libri; lui stesso racconta come a sei anni sua madre sia andata a vivere in un altra città e perciò ha cominciato a scriverle lettere interminabili in cui le raccontava vicende della vita quotidiana più o meno verosimili.
Ma libri e dischi sono frutti diversi della stessa fantasia creativa: «La concisione della canzone mi proietta nell’autobiografia, mi spinge a mettere a fuoco sentimenti e storie e persone della mia vita attuale e passata, meravigliose “bestie” a cui consegno un lavoro discografico che ha un po’ il senso di un testamento».
Ed effettivamente un testamento sembra voglia essere questo disco, espressione di una maturità compositiva e letteraria sorprendente; frutto di un lavoro profondo e paziente che lo rendono un autentico capolavoro. Sarebbe superfluo, pertanto, sottolineare l'importanza di un brano rispetto agli altri; ogni composizione appare risplendere di una luce di ineffabile bellezza, contribuendo a realizzare un'opera di originalissima integrità e suggestione.
Ci limitiamo a dire soltanto che il disco si divide in due parti che fanno riferimento la prima all’attualità («Avui»), caratterizzata da brani cantati in lingua catalana e castigliana; la seconda al passato («Ajere»), cantata in italiano e napoletano,
In ogni singola nota risplende tutta la gioia e la sofferenza di trent'anni di vita trascorsa a cercare la bellezza delle cose quotidiane più semplici, capaci di acquistare ciascuna un senso insospettato, e contribuendo a fare della vita "una geometria divina" che esige il caricarsi "l'anima in spalla" e volare via lontano da se'.
Il disco è acquistabile sulle piattaforme digitali più comuni, non avendo purtroppo ancora trovato in Italia un'etichetta che avesse il coraggio di investire sull'enorme talento di questo ragazzo.
E' questa la cosa che dispiace di più, poiché è davvero desolante constatare come uno dei dischi più belli degli ultimi anni non possa trovare adeguata diffusione nel nostro paese.
Il disco è acquistabile sulle piattaforme digitali più comuni, non avendo purtroppo ancora trovato in Italia un'etichetta che avesse il coraggio di investire sull'enorme talento di questo ragazzo.
E' questa la cosa che dispiace di più, poiché è davvero desolante constatare come uno dei dischi più belli degli ultimi anni non possa trovare adeguata diffusione nel nostro paese.
Ciao Luigi, molto interessante!!! Adesso sono in fissa con il Liga e Biagio Antonacci...e va beh. Un abbraccio.
RispondiEliminanon devi assolutamente farti sfuggire questo disco Laura!!!
EliminaUn sorriso
Bellissimo! La sua voce trasparente mi rasserena il cuore!
RispondiEliminaBuon fine settimana
grazie per l'ascolto Titti: credo però che sia ancora prematuro un tour in Giappone per il nostro Alessio!!!
EliminaDavvero splendida questa musica e quella voce che canta parole semplici legate insieme da una sofferta armonia.
RispondiEliminaDel resto la tua recensione così ricca di sfumature e di dettagli ha reso in pieno la bellezza di questo disco.
Credo emerga dall'ascolto del disco proprio un equilibrio costruito sulla consapevolezza che occorre cominciare e ricominciare ogni giorno, con grande pazienza verso le proprie miserie: "non si vende il cuore chi si arrende solo per un momento".
EliminaBuona serata Ambra
tutto quello che so dei satelliti di urano è proprio bella!
RispondiEliminasenz'altro è quella col video più divertente!!!
EliminaA presto Fede
Ma che bello questo video ..Luigi... una combinazione di suoni...... .una.tenera nostalgica.dolcezza ..e la sua voce così particolare ,tremolante ti entra nel cuore ........come un vento che ti avvolge ...
RispondiEliminaMi é sempre piaciuta la musica napoletana ...soprattutto le canzoni di altri tempi ...ma sempre attuali, Intendo Caruso ,Beniamino Gigli ed altri che non mi sovvengono ...
Ciao Luigi ...un caro abbraccio ...
sono lieto di questa tua passione per la musica partenopea Bianca: spero che un giorno Alessio possa passare anche in Svizzera per un suo concerto!!!
EliminaRicambio l'abbraccio con molto affetto
A presto