domenica 20 ottobre 2013

Salvata da una lacrima

La storia di Angèle, 57 anni, operaia, inizia il 13 luglio 2009.
Comincia a sentire una forte emicrania. Si reca all’ospedale di Strasburgo, ne discute con i medici che «non capiscono nulla».
Non si sente bene, inizia a parlare con difficoltà, fatica a respirare, perde conoscenza.
Una diagnosi sciagurata porta i dottori a decidere di intubarla e lasciarla cadere in coma farmacologico dal quale, apparentemente, Angèle non si risveglierà mai più.
La donna è ormai un vegetale, per la disperazione dei parenti, il marito Ray e la figlia Cathy, già madre di due bambine.

Ma questo è solo ciò che si vede.
In realtà, Angèle sente tutto, sebbene – come racconta oggi – non riesca a vedere nulla.
Intorno a lei è solo nero. È solo buio.
Raccontando quei giorni, in cui attorno al suo capezzale si riuniscono i cari e i medici, scrive: «Devo sentire tutto per capire cosa succede». Capisce di essere attaccata a una macchina, intuisce di essere alimentata da un sondino.
Soprattutto comprende che i medici la danno per spacciata.

Dopo tre giorni di coma in cui il suo corpo subisce continui peggioramenti, il 17 luglio un medico – che lei ironicamente soprannomina “dottor Sensibilità” – consiglia al marito di prenotarle un posto al camposanto e di iniziare a contattare le pompe funebri. È meglio intendersi per tempo sulle misure della bara.
Angèla sente tutto. Cerca di urlare, ma la sua è una voce muta.
Si accorge che il marito le tiene la mano, ma non ha forza per fare alcun cenno.
Si accorge e prova dolore quando i dottori le pinzano un seno, ma non può farlo intendere a chi “sta fuori”.
Dirà poi: «Quello che provo non corrisponde a ciò che trasmetto».
I medici si fanno sempre più insistenti col marito. Ormai la situazione è disperata, “occorre staccare la spina”. Un consiglio cui Ray si oppone («non accetteremo mai»), mentre Angèle recita il Padre Nostro.
Il 25 luglio, anniversario del suo matrimonio, entra nella sua stanza Cathy che le rivela di aspettare il terzo figlio e che desidererebbe tanto che la nonna potesse almeno vederlo.
È a quel punto che accade l’inaspettato.
Dagli occhi di Angèle sgorga una lacrima.
Una sola lacrima che consente alla figlia di avvertire i dottori. Poi il movimento di un mignolo. In quel corpo imbalsamato c’è vita.
Da quel momento, Angèle “rinasce”.
Studi più approfonditi su quel corpo, che fino a pochi istanti prima appariva solo come un cadavere, rivelano che soffre della sindrome di Bickerstaff. La rieducazione, il periodo che la porta fino alla completa guarigione, è lungo e faticoso.

Il marito la assiste con costanza, annotando su un quaderno i progressi. Intanto lei impara lentamente a far comprendere i suoi sentimenti; una pallina regalatale dal coniuge l’aiuta a riacquistare la mobilità degli arti.
Il 14 agosto, per la prima volta, esce dal letto.
Lenti progressi le consentono di diventare sempre più indipendente dai macchinari: reimpara a parlare, a deglutire, a relazionarsi con gli altri.
Il 30 gennaio 2010 è a casa.
Il 20 marzo, primo giorno di primavera, esce all’aria aperta.

Oggi, grazie all’aiuto del giornalista Hervé de Chalendar, ha raccontato la sua storia che può essere letta anche nel volume di fresca pubblicazione Una lacrima mi ha salvato (San Paolo, 168 pagine, 14,90 euro).

Un libro nel quale Angèle, parlando della sua «piccola esperienza», mette in guardia coloro che spesso troppo frettolosamente vedono in certi malati solo “vegetali” e non “esseri umani”: «Una persona può essere perfettamente cosciente anche se all’apparenza sembra in coma irreversibile».
La sua vicenda le ha insegnato che «bisogna saper superare le proprie sofferenze e avere fiducia nella vita. Se oggi mi sento più fragile del solito, domani posso avere la fede di riuscire a superare le montagne».
Ha solo un rimpianto: non avere potuto trattenere “quella” lacrima: «Avrei voluto poterla tenere per sempre, conservarla in una scatola come un gioiello e poterla ammirare di tanto in tanto».

             fonte: Tempi.it

14 commenti:

  1. Post di ampio respiro...quando c'è bisogno di respirare...grazie

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  2. grazie a te Laura, perché hai una speciale sensibilità per l'ossigeno!!!

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    1. sono io che ringrazio te Costantino, per la discreta fedeltà con cui mi segui.
      Buona settimana

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  4. Una storia incredibile e commovente, ma anche terribile. Come è successo ad Angèle, può essere successo anche ad altri che non hanno avuto la fortuna di una lacrima. E' spaventoso pensare che la leggerezza di un medico possa provocare la morte e prima di quella una sofferenza inaudita.

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    1. è proprio quello che ho pensato anch'io Ambra: chissà a quanta gente nelle stesse condizioni hanno staccato la spina, e come dev'essere terribile vedere gente che decide della tua vita senza che tu abbia alcuna possibilità di far sentire la tua voce !!!

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  5. La storia di vita di Angèle mi ha un pò sconvolta . Ho dovuto pensare molto a questa donna , il suo dolore, la sua malattia , la sua forza e la sua grande fede ! Ed infine una lacrima di gioia per una vita che si preannunciava . !
    La sua salvezza !
    Luigi ,quanta " luce e fede sepolta " , c'era,e c'é nella sua anima e nel suo cuore , ed io dico anche sensibilità ed amore !
    Grazie ,per questi momenti, i quali ci fanno capire quanto la nostra vita sia importante ed in un certo senso anche bella, quando la nostra anima possiede la fede che da forza di sopportare le pene ,e poi di gioire !
    Ti saluto con un abbraccio ,e ti auguro una buona notte . Bianca

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    1. grazie a te Bianca per la squisita sensibilità che sempre dimostri nei tuoi commenti!!!
      Un abbraccio forte

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  6. Ciao Luigi, i tuoi post sono sempre una meraviglia. E' vero che parlando con mia moglie, alle volte, le dico che, piuttosto di restare un legume, preferirei passare dall'altra parte dello specchio. Ma lei insiste e mi ha promesso che mi terrà la mano anche se non darò più segni di vita. Chissà, forse potrebbe riportarmi di qua. Buona domenica.

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    1. Spero per te che esperienze del genere ti siano risparmiate caro Elio!!!
      Buona giornata

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  7. Che bello, quanta emozione in questa storia... ed è doppiamente commovente, perché sembra una favola, ma invece è tutto vero. Una lacrima può salvare la vita, è proprio così!

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    1. ha colpito molto anche me Vele: ci si potrebbe scrivere un romanzo!!!

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