lunedì 15 aprile 2013

She got love

Un autoritratto essenziale realizzato in terra, fango, piume, fiori, foglie, cenere, polvere, rami, alberi, conchiglie, erba, ghiaccio, roccia, cera, corteccia, muschio, sabbia, sangue, acqua, fuoco, che esprime la volontà dell'artista di ricongiungimento a un’eterna e universale energia cosmica dove l’elemento umano, quello naturale e quello divino convivono.
L'artista si chiama Ana Mendieta ed in questi giorni possiamo conoscere da vicino le sue opere al Museo d’Arte Moderna nel magnifico Castello di Rivoli (Torino) fino al 16 giugno 2013.
Vi segnalo lo stralcio di una bella recensione della mostra scritta da Francesca Lanzarotti (l'articolo completo lo trovate qui).
"Ogni granello è un dolore, sempre più intenso e profondo ed è nelle viscere di questo abisso, nel buio più profondo che per un attimo, forse, improvvisamente e per un istante si riescono a scorgere acque limpide e azzurre che avvolgono secolari tronchi di un mondo altro, di un mondo-Dio".
Per palati forti...

4 commenti:

  1. Caro Luigi, grazie infinite come sempre! Si, è vero, sono opere d'arte contemporanea difficili da digerire e per palati forti! Una cosa che può aiutare è scegliere il momento e lo stato d'animo giusto per fruirle, altrimenti si rischia(a me è successo)di infastidirsi invece di addentrarsi e cercare di capire!
    P.s.:ho notato ora la tua bella immagine con la colomba(è una colomba?)fatta di cielo e nuvole...è di Magritte vero? Al laboratorio d'arte per la mostra finale tra i tanti dipinti ne abbiamo scelto uno raffigurante una colomba come la tua che vola vicino al suo nido...è molto bella e trasmette serenità e libertà!
    Un abbraccio grande

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    1. effettivamente anch'io all'inizio ho provato una sensazione di rigetto; poi ho cercato di comprenderne il messaggio, attraverso il vissuto dell'autrice.
      La colomba del mio account è proprio di Magritte e mi ha sempre trasmesso un senso di libertà e bellezza.
      Un bacione

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  2. Non conoscevo l' arte della Mendieta e della mostra a Rivoli.

    Grazie, Luigi.

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